Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
LA POLITICA ESTERA E LA FINE DELL'ETA' GIOLITTIANA - Coggle Diagram
LA POLITICA ESTERA E LA FINE DELL'ETA' GIOLITTIANA
LA POLITICA ESTERA DI GIOLITTI
Giolitti diresse la politica estera secondo tre linee: la riconferma della Triplice Alleanza, l'avvicinamento alla Francia e l'attenzione alla situazione balcanica
La Triplice Alleanza, firmata nel 1882 con l'Austria e la Germania, prevedeva che i tre Paesi si aiutassero militarmente nel caso in cui uno fosse oggetto di aggressione
Giolitti aveva intensificato le relazioni diplomatiche con la Francia e la Gran Bretagna, nemiche della Triplice Alleanza, in vista di progetti di espansione italiana nel Mediterraneo.
Di conseguenza, l'atteggiamento dell'Italia in politica estera così ambiguo, era guardato con sospetto sia dagli alleati che da Francia e Gran Bretagna
Anche sul fronte dei Balcani il governo italiano coltivava progetti di espansione, che erano in netto contrasto con gli interessi austro-tedeschi
LA CONQUISTA COLONIALE DELLA LIBIA
Giolitti non era sostenitore dell'imperialismo, ma le pressioni a cui era sottoposto lo convinsero a riprendere l'espansione coloniale
L'unica terra "libera" nell'area del Mediterraneo era la Libia, che faceva parte dell'Impero ottomano, ormai fortemente indebolito.
Favorevoli all'avvio di una nuova campagna coloniale erano i nazionalisti che rivendicavano per l'Italia il diritto di possedere colonie come le altre potenze mondiali, la grande industria che vedeva possibilità di guadagni con le forniture militari, e alcune banche, che avevano investito capitali in Libia
Inoltre, spingevano per un intervento armato anche i militari, i liberali conservatori e l'ala riformista dei socialisti
Contrari erano i socialisti massimalisti e le minoranze democratiche cattoliche e liberali
L'Italia nel 1911 dichiarò guerra alla Turchia e invase la Libia. Dopo i primi successi, che portarono le truppe italiane fino a Tripoli, il conflitto risultò molto più difficile e lungo del previsto
I soldati italiani incontrarono una forte resistenza e si resero colpevoli dell'uccisione di molti civili, di repressioni feroci e della distruzione di interi villaggi. Per prevalere, le truppe dovettero essere portati a quasi 100000, rispetto alle 35000 iniziali
La conquista della Libia, nel 1912 delle isole di Rodi e del Dodecaneso, produsse risultati deludenti
LE PRIME ELEZIONI A SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE
Nel 1912 Giolitti concesse il suffragio universale maschile. I cittadini italiani che godevano del diritto di voto passarono da 3 a quasi 9 milioni
Questo cambiamento lasciava perdere un notevole rafforzamento dei socialisti e la rottura degli equilibri politici tradizioni. Per non uscire sconfitto dalle elezioni del 1913, Giolitti firmò con i cattolici il "patto Gentiloni", per far votare ai cattolici i candidati giolittiani in cambio di leggi favorevoli alla Chiesa
Il 26 ottobre 1913 si tennero le prime elezioni a suffragio universale maschile. Votarono oltre 5 milioni di italiani. I liberali di Giolitti ottennero la maggioranza, ma tra gli elettori c'erano posizioni politiche varie, che non sarebbe stato facile coordinare attorno a un unico programma
Nel 1914 Giolitti presentò le dimissioni, per ottenere nuove elezione dalle quali sperava di uscire rafforzato. Ma i tempi erano cambiati: caduto il governo di Giolitti, si insediò il conservatore Antonio Salandra, che si allontanò dalle posizioni del suo predecessore
Riesplosero allora le tensioni sociali, in scioperi e rivolte, alle quali il governo Salandra rispose inviando i soldati contro i manifestanti