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La Crisi del III secolo d.C. - Coggle Diagram
La Crisi del III secolo d.C.
La dinastia dei severi
La storia politica del III secolo d.C. fu caratterizzata da un’ accentuata instabilità
Nel 192 d.C. Commodo, figlio e successore di Marco Aurelio era caduto vittima di una congiura
Alla sua morte venne proclamato imperatore Elvio Pertinace, prefetto di Roma
Alla fine prevalse il comandante dell’esercito stanziato sul Danubio, Settimio Severo, che nel 193 d.C. occupò Roma dando vita ad una nuova dinastia, quella dei severi (193-235 d.C.)
Settimio Severo (193-211 d.C.)
Le preoccupazioni di Settimio furono rivolte anzitutto a rafforzare l’apparato bellico e a favorire l’elemento militare con donativi e privilegi, a scapito dell’aristocrazia senatoria
Settimio era nato a Leptis Magna, in Tripolitania quindi veniva da un ambiente provinciale
La dinastia fondata da Settimio Severo perseguì l’obbiettivo politico di favorire le province a scapito dell’ Italia
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Caracalla (211-217 d.C.)
Dopo la morte di Settimio, nel 211 d.C. furono proclamati imperatori i figli, Caracalla e Geta
Geta fu assassinato dai pretoriani
Quindi il potere si concentra nelle mani di Caracalla
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Alessandro severo (222-235 d.C.)
Il trono fu consegnato ad Alessandro Severo, che nel 222 d.C. aveva appena tredici anni
Il potere era in realtà detenuto dalla nonna e dalla madre dell’imperatore, che cercarono di instaurare buoni rapporti con il Senato per ridurre l’invadenza dei militari negli affari di Stato
I soldati non erano disposti a riconsegnare il potere ai civili, ossia al Senato
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Eliogabalo (218-222 d.C.)
Macrino infatti fu deposto e ucciso dai militari, che portarono al trono Marco Aurelio Antonino, detto Eliogabalo: il quattordicenne nipote di Caracalla
Egli era gestito dalle donne della famiglia imperiale, la nonna Giulia Mesa, la madre Giulia Soemia e la zia Giulia Mamea
I costumi di Eliogabalo destarono irritazione e scandalo:
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Le origini della crisi
Il III secolo d.C. segnò una situazione di crisi e di instabilità che portò a profondi cambiamenti politici e sociali
In questo periodo la campagna assorbiva il lavoro di gran parte della popolazione, ma partecipava solo marginalmente allo sviluppo civile, che era un fenomeno essenzialmente urbano
uno dei motivi fondamentali del crollo del mondo antico fu proprio questo:
le città non furono più capaci di integrarsi con la campagna e, anzi, contribuirono a impoverirla e opprimerla a causa delle pesanti tassazioni imposte ai contadini
La maggioranza dei campi era ormai nelle mani dell’aristocrazia cittadina
Gli abitanti della campagna avevano quindi buoni motivi per nutrire risentimento nei confronti della città
Nel corso del III secolo d.C. furono proprio i soldati reclutati nelle campagne e provenienti dai bassi ceti contadini delle regioni di confine (come l’Illiria o i Balcani) a giocare un ruolo di primo piano nella difesa dell’impero
L’esercito era ormai prevalentemente composto di provinciali semibarbari o di Germani arruolati oltre i confini
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In questo periodo aumenta il divario tra città e campagna
Gli imperatori “barbari”
Il periodo della “anarchia” militare (238-284 d.C.)
Alla morte di Massimino il Trace non emerse alcuna personalità capace di risolvere una situazione che diveniva sempre più seria e incerta
Il problema di questo periodo fu che i due poteri fondamentali dello Stato (il ceto senatorio e i militari) non riuscirono a trovare un equilibrio
Si susseguirono quindi ammutinamenti e rivolte militari: tra il 238 e il 284 d.C., il titolo imperiale passò di mano in mano
Questa situazione di incertezza ebbe effetti devastanti sulla vita economico e civile dell’epoca
Questo cinquantennio di gravissima crisi è noto agli storici come “periodo dell’ anarchia militare”
Il potere veniva assunto da chi aveva la forza e i mezzi per imporsi: cioè i soli militari
Intanto alle frontiere del Reno e del Danubio premevano grandi masse di Germani, le quali a loro volta venivano sospinte dalle migrazioni di altre popolazioni del centro dell’Europa: i Goti
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Da Filippo l’Arabo a Gallieno (244-268 d.C.)
La pace con i Parti fu conclusa da un generale arabo romanizzato, Filippo “l’Arabo”, che fu acclamato imperatore (244-249 d.C.)
Filippo l’Arabo fu assassinato in un’ennesima rivolta militare, che portò al potere uno dei più abili generali dell’esercito, Decio (249-251 d.C.)
Il regno di questo imperatore viene ricordato soprattutto per l’avvio di una sistematica e spietata persecuzione contro i cristiani
Negli anni successivi alla morte di Decio, caduto in combattimento contro i Goti, furono acclamati imperatori vari generali
Nel 253 d.C. salì al trono un anziano esponente del ceto senatorio, Valeriano, che fu il primo a instaurare una divisione dell’impero, affidando al figlio Gallieno il governo della parte occidentale
A Gallieno si deve un’importante innovazione: egli escluse i senatori dal comando delle formazioni militari:
Per sancire definitivamente la divisione fra carriera civile, riservata ai senatori e la carriera militare che era sempre più destinata a figure di origine barbara
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Massimino il Trace (235-238 d.C.)
L’esercito ribelle proclamò imperatore Massimino, soprannominato “il Trace” perchè proveniva da un villaggio della Tracia, cioè una delle regioni più arretrate dell’impero
Egli, nato da genitori barbari, da ragazzo era stato pastore
Questa fu senza dubbio un’altra importante svolta storica perchè Massimino proveniva dalle classi sociali più basse
Egli viene considerato il primo imperatore barbaro
Ed era completamente estraneo alla mentalità romana
Massimino era un uomo privo di cultura, ma dotato di una vigoria fisica eccezionale
Non giudicando necessario recarsi a Roma per ricevere formalmente il titolo di imperatore, si procurò l’ostilità del Senato
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Aureliano (270-275 d.C.)
Nonostante questa situazione di instabilità generale a poco a poco l’impero era riuscito a ricomporsi
I Germani furono sconfitti in una serie di grandi battaglie
A guidare la riscossa furono due comandanti militari di origine balcanica
Claudio II (imperatore dal 268 al 270 d.C.) e Aureliano (imperatore dal 270 al 275 d.C.)
Per difendere Roma dalle incursioni barbariche che sembravano minacciarla, Aureliano nel 271 d.C. aveva dato inizio alla costruzione di una nuova cinta muraria, le cosiddette “mura aureliane”
Aureliano fu ucciso in una congiura nel 275 d.C.
Tra i suoi successori vi furono Tacito (un discendente del grande storico) e Probo
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