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La fine della Repubblica. - Coggle Diagram
La fine della Repubblica.
Il 15 marzo del 44 a.C. un gruppo di
congiurati, tra cui il figlio adottivo Marco
Giunio Bruto, lo assassinarono in Senato a Cesare.
Nel suo testamento, Cesare lasciava 300 sesterzi a
ciascun legionario e proletario urbano, e indicava come
erede il suo pronipote Caio Ottaviano
Contrasto tra Antonio e
Ottaviano; Ottaviano pagò plebe e legionari attingendo ai propri beni personali ed ottenne il favore dei conservatori più moderati.
Nel 43 a.C. Antonio ebbe il proconsolato della Macedonia ma cercò di ottenere quello della
Gallia.
Ottaviano, Antonio e Marco Emilio Lepido, altro
luogotenente di Cesare, costituirono a Bologna un
secondo triumvirato (43 a.C.)
L’esercito dei cesaricidi, guidato da Bruto
e Cassio, fu sconfitto dai Cesariani (seguaci
un tempo di Cesare) a Filippi, in
Macedonia, nel 42 a.C.
Ottaviano si incaricò degli espropri per
l’assegnazione di terre ai veterani
A differenza del primo, non
era un accordo privato ma
una magistratura
straordinaria della durata
di cinque anni
Antonio
Stabilì la base per le sue
deludenti operazioni contro i
Parti ad Alessandria d’Egitto, dove
si legò con la regina Cleopatra,
già amante di Cesare
Nel 36 a.C. eliminò Lepido dalla
scena politica e, forte anche dei
successi su Sesto Pompeo,
divenne padrone dell’occidente
Ottaviano
Facendo leva sui deludenti risultati militari ottenuti dall’avversario e sull’immagine di
sovrano orientale, dispotico e vizioso, che questi aveva contribuito a creare di sé
(propaganda di Ottaviano contro Antonio),
Ottaviano presentò Antonio come un traditore e se stesso come difensore dello Stato romano