L’Italia ha un potenziale di energia geotermica estraibile e sfruttabile che si stima valga tra i 500 milioni e i 10 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente. Vale a dire, tra i 5.800 e i 116mila terawattora di energia, a fronte di un fabbisogno annuo di poco superiore ai 300 terawattora. Insomma, basterebbe estrarre una piccola frazione di quell’energia per soddisfare interamente tutta la domanda interna. Anche perché questi dati si limitano alla fascia superficiale, entro i primi 5 chilometri di profondità.
Rinnovabile, pulita e di fatto inesauribile, l’energia sprigionata sotto forma di calore della Terra occupa invece un ruolo ancora relativamente marginale nel paniere italiano dell’energia, fermandosi a qualche punto percentuale appena. Nonostante questo, l’Italia si colloca tra i principali produttori di energia geotermica a livello europeo, oltre che nel contesto mondiale. A fare da volano è la naturale ricchezza di risorse geotermiche, perché in diversi punti della penisola si concentrano molte sorgenti naturali di acqua calda, pronte per essere sfruttate come elementi chiave della transizione energetica nazionale verso le fonti green.