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GIACOMO LEOPARDI (1798-1837) - Coggle Diagram
GIACOMO LEOPARDI
(1798-1837)
Vita
Nasce nel 1798 a Recanati, nelle Marche
È legato molto al fratello e alla sorella, mentre con i genitori ha un rapporto solo formale
Conduce, quindi, una vita solitaria
Trova sfogo nelle letture e nello studio, addirittura impara da solo il greco antico e l’ebraico
Però, uno studio “matto e disperatissimo”gli reca delle conseguenze negative sulla salute
indebolimento della vista
deformazione irreversibile della colonna vertebrale.
Diventa maggiorenne nel 1819
Nel 1822 si reca a Roma, ma la delusione per la città lo riporta in famiglia
Nel 1825 cura un’edizione dei maggiori autori classici latini e italiani
Si trasferisce quindi a Milano e successivamente a Bologna, a Firenze e a Pisa
Nel 1829 torna a Recanati perché le condizioni di salute gli impediscono di lavorare
Nel 1830 va a Firenze grazie all’aoiuto economico dei suoi amici dove si innamora di Fanny Targioni Tozzetti e incontra Antonio Ranieri
Nel 1833 si trasferisce con lui a Napoli e, ormai cieco e ridotto all’immobilità, va a Torre del Greco dove muore nel 1837
Viene definito una persona misantropa , cioè che non ama la novità ma si lega di più alla tradizione
Opere
Poesie
composte tra il 1818 e il 1830
Canti
Piccoli idilli
Grandi idilli*
composti tra il 1828 e il 1830.
Struttura metrica nuova detta
canzone libera o leopardiana
Numero variabile di strofe e versi endecasillabi e settenari
Non seguono una schema prestabilito perchè limitano la creatività
Ciclo di Aspasia
: scritto tra il 1833 e il 1835
La ginestra
: scritta nel 1836
Prosa
Operette morali
: dialoghi scritti tra il 1828 e il 1827
Lo Zibaldone
: scritto tra il 1817 e il 1832.
Sono appunti e riflessioni (personali, letterari e politici).
Il pessimismo leopardiano
Pessimismo storico
: la civilizzazione ha allontanato l’uomo dalla felicità condannandolo al dolore.
Pessimismo cosmico
: l’infelicità è una condizione eterna e immutabile.
Riguarda tutti gli uomini i quali nascono con desideri innati, impossibili da realizzare che portano alla sofferenza.