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GIACOMO LEOPARDI, OPERE - Coggle Diagram
GIACOMO LEOPARDI
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Nel 1819 Giacomo tenta di fuggire, ma venne scoperto dal padre che dopo questo evento lo tenne più d'occhio in modo rigido e controllato.
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Nel 1822 ottenne il permesso di recarsi a Roma, ma non fu come se lo aspettava, dopo questa delusione della città se ne tornò ala sua città d'origine.
Legato soprattutto con la sorella e il fratello, invece, il rapporto con i genitori distante.
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Nel 1825 L'editore Stella gli propone di curare un edizione dei maggiori autori classici italiani e latini. Si trasferisce a Milano, ma è in continuo spostamento tra Bologna, Firenze e Pisa.
Non fece tanti amici a causa della sua intelligenza e il suo carattere che nella maggior parte delle volte contrastano con la mentalità dominante.
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Effetti negativi: indebolimento della vista e deformargli in modo irreversibile la colonna vertebrale.
Nel 1829 la sua salute peggiora impedendogli di lavorare, torna a Recanati, in cui trascorre un anno e mezzo scrivendo nella sua disperata amarezza.
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Nel 1833 si trasferisce a Napoli col nuovo amico pensando che il clima possa aiutare alla sua salute, ma continuava a peggiorare fino ad diventare cieco e immobilizzato.
Nel 1830 si trasferisce a Firenze dove si innamora , della gentildonna Fanny Targioni Tozzetti, non corrisposto, e diventa amico di un esule napoletano Antonio Ranieri.
Con l'amico si ritira a Torre del Greco in una villa alle pendici del Vesuvio, dove muore nel 1837.
OPERE
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Grandi Idilli: tra il 1828 - 1830, composti da sei lunghi componimenti.
Denominati Canti, in base l'ampiezza e al periodo dei testi, essi vengono suddivisi in Piccoli Idilli e Grandi Idilli.
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Sperimenta una struttura metrica nuova (canzone libera o leopardiana), costituita da un numero variabile di strofe, i versi endecasillabi e settenari non seguono uno schema prestabilito ma si alternano in relazione allo sviluppo del suo ragionamento.
Lo Zibaldone, un diario nel quale scrive le sue riflessioni su argomenti personali, letterari e politici tra il 1817 il 1832.
Tutti gli uomini vengono al mondo con desideri innati, impossibili da realizzare, questo causa sofferenza umana a cui la Natura, creatrice di ogni forma vivente si mostra differente.
Tra 1833- 1835 scrive il Ciclo di Aspasia, dedicata a Fanny.
La civilizzazione secondo lui ha progressivamente allontanato l'uomo dallo stato di natura nel quale era felice, condannandolo al dolore.
Opera in prosa più importante è costituita dalle Operette morali, dialoghi scritti tra il 1824 - 1827 in cui il poeta esprime la propria concezione della vita e dell'uomo.
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Poiché in questo caso l'infelicità non ha inizio in una determinata fase storica, ma riguarda tutti gli uomini, sempre.
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