La lingua è dunque un mezzo che direttamente esprime valori positivi, legati al prestigio e al potere sociale o negativi, legati alla marginalità o inferiorità sociale. Essa funziona direttamente da simbolo in cui gli appartenenti a una stessa comunità si riconoscono. Come espone Durkheim, parlare uno stesso linguaggio, per lo stesso modo di abbigliarsi, di pettinarsi, di ascoltare la musica alcuni casi difende, mantiene e afferma l’identità di una cultura specifica.
Unificazione culturale e linguistica - Anche se non come determinazione causale, tra linguaggio e cultura esiste un rapporto perché la storia della lingua e la storia della cultura scorrono parallelamente. Le nazioni moderne con l’età del nazionalismo sviluppano culture superiori unificate che vanno di pari passo con l’unificazione linguistica e la diffusione nella popolazione di una varietà formale standard della lingua.
La storia dell’Italia contemporanea, infatti, sviluppa una pratica italofona che comincia con l’unità politica del paese, ma procede molto lentamente nel periodo che va dall’unità al secondo dopo guerra. Accelera vistosamente con gli anni 50 del 900 quando si è avuta una diffusione dell’italiano di entità simile a quella realizzata nel corso dei 100 anni precedenti.
Questo momento è legato a due importanti fattori di unificazione culturale: l’educazione generalizzata e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. L’acquisizione di una lingua standard va di pari passo con l’unificazione culturale dell’Italia, senza che ciò significhi annullamento delle differenze linguistiche e l’abitudine all’uso del dialetto, anche se quest’ultimo diventa una varietà colloquiale usata nella conversazione quotidiana. A volte è proprio l’unificazione a stimolare la rinascita e la difesa delle culture locali e delle minoranze linguistiche.