Per gli antichi Maya, l'arte della medicina, era un complesso miscuglio di mente, corpo, religione, rituali e scienza. Importante per tutta la popolazione, essa comunque era praticata solo da pochi eletti, che in genere ereditavano la pratica dopo aver ricevuto un'ampia formazione. Questi sciamani agivano come un mezzo tra il mondo fisico e il mondo spirituale, tuttavia, oltre a seguire pratiche religiose essi disponevano anche di una certa tecnica. È infatti noto che i Maya sapessero suturare le ferite con i capelli umani, ridurre le fratture, trattare ematomi ed erano abili dentisti che realizzarono protesi di giada e turchese e riempiendo i denti cariati con pirite di ferro.
I Maya equiparavano la malattia con la prigionia della propria anima da parte di esseri soprannaturali, indignati per alcuni comportamenti scorretti compiuti. Per questo motivo, la cura di una malattia coinvolgeva una serie di pratiche, come rituali, purificazioni e rimedi a base di erbe; diversi testi maya sono dedicati al trattamento dei sintomi, basandosi su osservazioni oggettive degli effetti di alcune piante sul sistema umano. Particolari piante venivano ingerite, fumate, ispirate, strofinate sulla pelle e utilizzati anche sotto forma di clisteri. Le tecniche di purificazione comprendevano il digiuno, la sudorazione e salassi.