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ONB ordine-nazionale-dei-biologi-italia-logo-4164019300-seeklogo.com_,…

- - - - Titolo III (rapporti esterni)
        
        descrivono i rapporti tra il biologo e i clienti, di natura
        fiduciaria e basato sulla massima lealtà e correttezza e si pone altresì l’accento sui rapporti
        con le istituzioni, sottolineando che il biologo deve astenersi dall’assumere incarichi
        professionali che possano sfociare in situazioni di conflitto di interessi.
        
        Rapporti con Istituzioni e terzi. Conflitti di interesse
        
        Titolo IV riguarda il rapporto con i colleghi biologi.
        
        ART DA 19-22
        
        ART 21 RAPPORTI CON DIPENDENTI DEVE DARE UNA GUIDA TECNICO ORGANIZZATIVA NEL PIENO RISPETTO
        
        ART22 RAPP CON TIROCINANTI IL BIOLOGO DEVE INSEGNARE IN MODO DISINTERESSATO
        
        Il rapporto tra colleghi deve essere sempre improntato a correttezza e lealta VEDI DENUNCE, ATTI DENIGRATORI ECC ART 19
- - - - ART 6 INDIPENDENZA, ART 7 RISERVATEZZA, ART 8 COMPETENZA E DILIGENZA ART 9 AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PROFESSIONALE LEGGE 502 DEL 92E VERITà
      - ART 5 LEALTà E CORRETEZZA COSA COST ILLECITO
      - ART 4 OBBLIGHI NEI CONFRONTI DELLA PROFESSIONE
      - Nel Titolo I sono indicati i criteri con cui deve svilupparsi l’attività professionale, ovvero
        sotto un profilo di lealtà, correttezza, indipendenza, riservatezza, competenza e diligenza.
      - Doveri generali e professionalità specifica. Il Biologo è tenuto a svolgere la propria attività professionale nel rispetto della legge e dell’interesse della collettività. Il Biologo nell’espletamento delle proprie attività professionali è tenuto a non assumere discriminazioni basate SU..Il Biologo nell’espletamento delle proprie attività professionali è tenuto ad agire nel rispetto dell’integrità.Il Biologo deve conformare la sua attivita. al principio di professionalita. specifica...
      - ART 3 (RAPP. ESTERNI E PRIVATI ) DECORO, DIGNITà, CORRETTO ESERCIZIO DELLAPROFESSIONE. NEI RAPPORTI CON TERZI ADOTTARE COMPORTAMENTI MISURATI Riconosce, quale suo obbligo primario, quello di aiutare il pubblico o gli utenti a sviluppare giudizi, opinioni e scelte con cognizione di causa
- - - - L’adozione delle misure preventive necessarie permette di ridurre il rischio di contatto con
        patogeni, maè sempre possibile che si verifichi un’accidentale contaminazione
        dell’operatore e in questo caso si devono conoscere le misure mitigative da mettere in atto
        per cercare di arginare la contaminazione.
        
        RISCHIO BIOLOGICO IN AMBIENTE NON SANITARIO DISTINGUIAMO Un rischio biologico specifico
        Un rischio biologico generico
        -
- - - - maggiore è la magnitudo di un evento, minore sarà la probabilità che accada.Il concetto di rischio e la sua valutazione, nonché la sua gestione, sono alla base di tutte le moderne strategie di controllo degli eventi indesiderati che possono verificarsi
- - - - Questi temi sono affrontati nel Testo Unico sulla Sicurezza del
        2008, dove si pone l’attenzione sul rischio derivante dall’esposizione ad agenti chimici e
        biologici.Vengono qui definiti:
        Rischio chimico = esposizione a sostanze chimiche dannose per l’individuo
        Rischio biologico = esposizione a microrganismi patogeni capaci di provocare condizioni
        patologiche.Il datore di lavoro è inoltre obbligato a redigere un documento di valutazione del rischio
        in cui il rischio viene quantificato e vengono descritte tutte le misure da adottare necessarie
        per minimizzarlo.
- - - - Un vaccino ideale deve essere:
        Innocuo, ovvero non deve arrecare danno all’individuo
        .
        Efficace, deve proteggere effettivamente dalla malattia
        .
        Ben tollerato, non deve dar luogo a effetti collaterali
        .
        Deve trattarsi di un preparato a basso costo, in modo da permettere l’impiego su larga scala
        -Monodose
        -Possibilmente orale
        .
        
        Attraverso la giusta strategia vaccinale, una malattia infettiva all’interno di una popolazione
        può essere contenuta, con la riduzione nel tempo di nuovi casi, o eliminata. Per
        raggiungere questi obbiettivi, esistono diverse strategie vaccinali:
        
        Vaccinazione di massa
        
        Vaccinazione di gruppi a rischio
        
        Vaccinazione di individui di una fascia di età.
        
        È necessario perciò calcolare il tasso critico di copertura, il numero di individui che
        bisogna vaccinare per interrompere il contagio e proteggere l’intera popolazione
        
        Esiste poi un effetto secondario alla vaccinazione, noto come gregge, immunità di che porta l’eliminazione dello stato di portatore con la conseguente salvaguardia degli individui non vaccinati.
- - - - La manifestazione di una malattia infettiva comprende diverse fasi:
        1) La (patogeno), in cui contaminazione esposizione all’agente PASSA PRIME DIFESE CUTE ECC
        2)La penetrazione, in cui l’agente patogeno supera le prime barriere difensive dell’individuo.
        3) La localizzazione, in cui il patogeno raggiunge il suo organo bersaglio nel quale
        trova le condizioni favorevoli al suo sviluppo.
        4)L’infezione, nel quale il patogeno e l’individuo interagiscono, compaiono i segni e i
        sintomi della patologia e, in tempi più o meno brevi si giunge all’esito
- - - - LA TRASMISSIONE Può ESSERE : VERTICALE,ORIZZONTALE, DIRETTA, SEMIDIRETTA, INDIRETTA,
- - - - CARBOIDRATI
        
        Il loro nome deriva dal fatto che nella loro formula presentano atomi di idrogeno ed
        ossigeno nello stesso rapporto in cui si trovano nella molecola di acqua. Quelli che non
        possono essere trasformati per idrolisi in carboidrati più semplici sono detti
        MONOSACCARIDI, costituiti cioè da un solo monomero; quelli più complessi sono detti
        DISACCARIDI, trisaccaridi o POLISACCARIDI. Il legame che unisce le diverse unità
        monomeriche è il legame glicosidico.
        
        I carboidrati vengono classificati in base al prodotto che si ottiene dall’idrolisi acida (che
        scinde i legami glicosidici):
        ❖ ZUCCHERI - MONOSACCARIDI - DISACCARIDI - OLIGOSACCARIDI
        ❖ POLISACCARIDI - OMOPOLISACCARIDI - ETEROPOLISACCARIDI
        
        I monosaccaridi sono carboidrati che per idrolisi non formano composti più semplici e sono
        chimicamente poliidrossialdeidi (o aldosi) o poliidrossichetoni (o chetosi). Sono
        monosaccaridi il ribosio, il desoddiribosio, il glucosio, il fruttosio, il galattosio ed il
        mannosio. Tutti i carboidrati più complessi dei monosaccaridi sono formati da molecole di
        monosaccaridi in forma ciclica legate da legami glicosidici (legami covalenti ottenuti per
        disidratazione)
        
        I disaccaridi sono costituiti da due unità di monosaccaridi e ne sono esempi
        il saccarosio (glucosio e fruttosio), maltosio (due molecole di glucosio) ed il lattosio
        (galattosio e glucosio).
        
        Gli zuccheri sono carboidrati solubili in acqua in quanto polari. Nella molecola sono
        presenti anche gruppi ossidrilici in grado di formare legami idrogeno con le molecole di
        acqua. Si dividono in monosaccaridi, disaccaridi e oligosaccaridi.
        
        Gli oligosaccaridi sono zuccheri che per idrolisi formano da tre a
        dieci molecole di monosaccaridi.
        
        I polisaccaridi sono polimeri costituiti da un numero elevato di monomeri. Sono insolubili
        in acqua ma alcuni di essi possono formare dispersioni colloidali. Si dividono a loro volta
        in omopolisaccaridi o eteropolisaccaridi a seconda che siano composti dall’unione di
        monosaccaridi uguali o meno. Sono omopolisaccaridi l’amido (polisaccaride di riserva dei
        vegetali), la cellulosa (polisaccaride strutturale dei vegetali) ed il glicogeno (polisaccaride di
        riserva degli animali, uomo compreso).
        
        AMMINOACIDI E PROTEINE
        
        Gli amminoacidi sono composti organici contenenti un gruppo carbossilico COOH ed un
        gruppo amminico NH3 o NHR presenti in forma ionizzata. Gli amminoacidi che
        compongono le proteine sono alfa-amminoacidi, perchè i due gruppi funzionali
        (carbossilato COO- e ammonico NH3+ sono legati allo stesso carbonio. Tutti gli alfaamminoacidi
        avranno una porzione uguale (estremità amminoacidica) e si differenziano
        per un residuo R. Ad eccezione del più semplice amminoacido (la glicina) in cui il gruppo
        R è un atomo di idrogeno, in tutti gli altri alfa-amminoacidi il carbonio alfa è ibridato sp3
        ed è legato a quattro gruppi diversi.􀀂Dal punto di vista nutrizionale gli amminoacidi si
        distinguono in essenziali e non essenziali. Quelli essenziali sono quelli che devono essere
        necessariamente introdotti con la dieta in quanto non sintetizzato dall’organismo o in
        maniera non sufficiente. Dei 23 amminoacidi principali che compongono le proteine umane,
        10 sono quelli essenziali nei bambini e 8 negli adulti.
        
        I peptidi e le proteine sono formati da molecole di L-alfa-amminoacidi legati tra loro da
        legami peptidici (legami di tipo ammidico, ottenuto per eliminazione di una molecola di
        acqua fra il gruppo carbossilico di un amminoacido ed il gruppo amminico di un altro
        amminoacido). A seconda delle unità amminoacidiche che li compongono, si distinguono:
        
        oligopeptidi (da 2 a 20 amminoacidi); 􀀂
        
        peptidi (da 20 a 100 amminoacidi); 􀀂
        
        polipeptidi o proteine (da 100 fino a diverse migliaia di amminoacidi). 􀀂
        
        La struttura primaria di una proteina è costituita da una successione di amminoacidi che
        formano la catena polipeptidica. Viene definito N-terminale quello che possiede il gruppo
        amminico libero e C-terminale quello che possiede il gruppo carbossilico libero. Si considera
        come primo amminoacido della catena quello N-terminale
        
        La struttura secondaria è costituita dalla disposizione tridimensionale del filamento
        polipeptidico in seguito alla formazione di soli legami idrogeno. Le strutture più comuni
        sono quella alfa-elica e quella a foglietto beta
        
        La struttura terziaria è costituita dalla
        disposizione tridimensionale del filamento dovuta alla formazione di legami tra i residui R
        degli amminoacidi che lo compongono. I legami possono essere ponti a idrogeno,
        interazioni idrofobiche, legami ionici o covalenti (come ponti disolfuro), interazioni dipolo-dipolo a seconda dei gruppi funzionali presenti.
        
        La struttura quaternaria è presente solo nelle proteine formate da più di una catena e
        rappresenta la disposizione tridimensionale delle subunità l’una sull’altra.
        
        Le proteine sono una classe di composti molto versatile e hanno diverse funzioni:
        
        enzimatica (polimerasi); 􀀂
        
        strutturale (collagene, elastina, cheratina) fornendo supporto meccanico a cellule e 􀀂tessuti;
        
        contrattile (actina e miosina); 􀀂
        
        di deposito, come riserva di nutrienti; 􀀂
        
        di trasporto (emoglobina); 􀀂
        
        di segnale (ormoni); 􀀂
        
        di regolazione (controllo dell’espressione genica); 􀀂
        
        di recettore; 􀀂
        
        di difesa (anticorpi). 􀀂
        
        Gli enzimi sono dei veri e propri catalizzatori biologici.Un enzima agisce formando un complesso
        enzima-substrato che successivamente si romperà rilasciando il prodotto della reazione. La
        rezione avviene in corrispondenza del sito attivo dell’enzima, il quale non viene nè alterato
        nè consumato dalla reazione e può essere riutilizzato. Inoltre, è necessario in quantità molto
        piccole.
        Molti enzimi, per funzionare correttamente, necessitano di un cofattore. Inoltre essi sono
        molto specifici sia per quanto riguarda il tipo di reazione catalizzata (specificità di reazione)
        che per quanto riguarda il substrato (specificità di substrato).
- - - - Gli acidi ribonucleici si dividono in:
        
        rRNA (o RNA ribosomiale) che costituisce i ribosomi, organuli che
        permettono la 􀀂sintesi delle proteine; 􀀂
        
        mRNA (o RNA messaggero) che trasporta l’informazione genetica per
        la sintesi 􀀂delle proteine dal DNA ai ribosomi; 􀀂
        
        tRNA (o RNA transfer) che lega in maniera specifica i vari
        amminoacidi trasportati 􀀂ai ribosomi, dove vengono riconosciuti ed inseriti
        nella giusta posizione della 􀀂catena polipetdica in formazione.
        
        La composizione chimica dell’RNA differisce da quella del DNA per il diverso zucchero
        presente nella struttura (ribosio invece che desossiribosio) e per la base azotata uracile al
        posto della timina. Dal punto di vista strutturale, il DNA è costituito da una doppia elica
        formata dall’avvolgimento di due catene polinucleotidiche appaiate mediante legami
        idrogeno fra le basi puriniche e pirimidiniche dei nucleotidi, mentre l’RNA è formato da
        filamenti singoli. 􀀂
- - - - Dal punto di vista strutturale, fatta eccezione per i lipidi, sono tutte macromolecole formate
        dall’unione mediante legami covalenti, di un elevato numero di unità monomeriche uguali
        o diverse tra loro.
- - - - LIPIDI COMPLESSI - FOSFOLIPIDI - SFINGOLIPIDI
      - FRAZIONE INSAPONIFICABILE DEI LIPIDI (steroidi, terpeni
      - LIPIDI SEMPLICI - TRIGLICERIDI - CERE
- - - - I mitocondri sono gli organuli all’interno dei quali avviene la respirazione aerobica; hanno un
        diametro di circa 0,5 um e presentano varie forme e lunghezze; sono organuli semiautonomi e
        contengono DNA mitocondriale, RNA e ribosomi simili a quelli dei procarioti, necessari per la
        sintesi di alcune delle loro proteine. I mitocondri giocano anche un ruolo fondamentale per
        l’induzione dell’apoptosi nelle cellule.
        
        I cloroplasti sono caratteristici esclusivamente delle cellule vegetali, dove sono importantissimi
        per la fotosintesi cloro lliana: essi trasformano l’energia luminosa in energia chimica e
        contengono cloro lla sotto forma di pigmenti.
        
        Sia i mitocondri che i cloroplasti si accrescono e si riproducono autonomamente all’interno
        della cellula e contengono piccole quantità di materiale genetico e ribosomi simili a quelli dei procarioti: queste e altre considerazioni sono alla base della teoria endosimbiotica, secondo la
        quale questi due organuli si sono evoluti a partire da procarioti, stabilitisi dapprima all’interno
        di cellule più grandi e che hanno perso in seguito la loro capacità di sopravvivere come
        organismi autonomi
- - - - Le dimensioni di una cellula eucariotica variano da circa 10 um (che corrispondono al diametro
        di un globulo rosso) a poche centinaia di micrometri, tuttavia nel regno animale esistono cellule
        uovo le cui dimensioni raggiungono diversi centimetri.
- - - - I corpi di Golgi (o dittiosomi) sono pile di sacchi appiattiti che costituiscono l’apparato di Golgi.
        Questo è un sistema polarizzato di membrane e in una cellula possono essere presenti più
        apparati, in base a quanto è attiva la sintesi proteica. Infatti, l’apparato di Golgi ha la funzione di
        rielaborare, selezionare ed esportare i prodotti sintetizzati dal RE, funzionando un po’ come un
        “centro di smistamento” cellulare. Nelle cellule animali, il Golgi ha anche funzione di
        organizzare i lisosomi primari
        
        I lisosomi sono sacculi contenenti enzimi litici, attivi a un pH di circa 5. Costituiscono “l’apparato
        digerente” della cellula, avendo il compito di digerire e degradare organuli cellulari danneggiati
        e anche batteri o altre sostanze di scarto ingerite dalla cellula. Nella cellula vegetale, i vacuoli
        svolgono lo stesso compito dei lisosomi: digeriscono le sostanze di scarto e inoltre
        immagazzinano acqua e sono responsabili del turgore cellulare.
        I perossisomi sono organuli rivestiti da membrana e contenenti enzimi (circa 50 tipi, tra cui le
        catalasi) in grado di catalizzare diverse reazioni incluse quelle che portano alla generazione e
        distruzione del perossido di idrogeno. Sono presenti in gran quantità in cellule che sintetizzano,
        immagazzinano o degradano i lipidi.
- - - - Un vaccino ideale deve essere:
        Innocuo, ovvero non deve arrecare danno all’individuo
        .
        Efficace, deve proteggere effettivamente dalla malattia
        .
        Ben tollerato, non deve dar luogo a effetti collaterali
        .
        Deve trattarsi di un preparato a basso costo, in modo da permettere l’impiego su larga scala
        -Monodose
        -Possibilmente orale
        .
        
        Attraverso la giusta strategia vaccinale, una malattia infettiva all’interno di una popolazione
        può essere contenuta, con la riduzione nel tempo di nuovi casi, o eliminata. Per
        raggiungere questi obbiettivi, esistono diverse strategie vaccinali:
        
        Vaccinazione di massa
        
        Vaccinazione di gruppi a rischio
        
        Vaccinazione di individui di una fascia di età.
        
        È necessario perciò calcolare il tasso critico di copertura, il numero di individui che
        bisogna vaccinare per interrompere il contagio e proteggere l’intera popolazione
        
        Esiste poi un effetto secondario alla vaccinazione, noto come gregge, immunità di che porta l’eliminazione dello stato di portatore con la conseguente salvaguardia degli individui non vaccinati.
- - - - La manifestazione di una malattia infettiva comprende diverse fasi:
        1) La (patogeno), in cui contaminazione esposizione all’agente PASSA PRIME DIFESE CUTE ECC
        2)La penetrazione, in cui l’agente patogeno supera le prime barriere difensive dell’individuo.
        3) La localizzazione, in cui il patogeno raggiunge il suo organo bersaglio nel quale
        trova le condizioni favorevoli al suo sviluppo.
        4)L’infezione, nel quale il patogeno e l’individuo interagiscono, compaiono i segni e i
        sintomi della patologia e, in tempi più o meno brevi si giunge all’esito
- - - - LA TRASMISSIONE Può ESSERE : VERTICALE,ORIZZONTALE, DIRETTA, SEMIDIRETTA, INDIRETTA,
- - - - Escherichia coli
      - Salmonella sp.
      - Aflatossina B1
      - S. aureus
- - - - Deve essere messo in atto un elevato livello di tutela della salute umana;
        Si devono salvaguardare gli interessi dei consumatoriRegolamento CE n. 1935/2004
        
        A QUALI ALIMENTI SI APPLICA E A QUALI NON SI APPLICA RIVESTIMENTI. ART 3 GMP, l’etichettatura, la pubblicità e la presentazione di un materiale o oggetto non deve
        fuorviare i consumatori.
        
        MATERIALI
        
        MATERIALI INTELLIGENTI: controllano le condizioni del prodotto alimentare imballato o del suo ambiente.
        
        MATERIALI ATTIVI: destinati a prolungare la conservabilità o mantenere o migliorare le condizioni
        dei prodotti alimentari imballati
        
        Sanzione amministrativa pecuniaria
- - - - determinazione della carica microbica totale:
        
        ricerca di generi e specie che possano fungere da attendibili indicatori di un’eventuale
        contaminazione da parte di patogeni. In tal senso, i requisiti per essere un affidabile
        
        indicatore di contaminazione sono:
        
        la presenza, in condizioni normali ed in concentrazione non trascurabile, nei
        liquami di derivazione umana e animale; 􀀁
        
        capacità di sopravvivenza almeno discreta in condizioni ambientali sfavorevoli; 􀀁
        
        disponibilità, per la loro ricerca, di metodi di analisi di facile applicazione a livello
        􀀁di controlli routinari. 􀀁
        
        Le cariche microbiche totali vengono determinate in corrispondenza delle due temperature
        di incubazione di 22°C e di 37°C rispettivamente per le specie a prevalente distribuzione
        
        Data la maggiore significatività
        della carica microbica a 37°C (indice di una contaminazione di presumibile origine umana
        o animale), il limite fissato [20 UFC per millilitro di acqua] e. decisamente minore a quello
        della carica microbica a 22°C [100 UFC per millilitro].
        
        Escherichia coli, principale indicatore di contaminazione di origine umana;
        • Clostridium perfrigens, microrganismo sporigeno in grado di sopravvivere a lungo come
        spora;
        • coliformi totali;
        • enterococchi, indicatori di probabile contaminazione di origine animale
- - - - se l’acqua entra in contatto con un alimento al punto da
        diventarne un ingrediente, deve essere soggetta alle procedure che regolano l’intero
        processo produttivo e distributivo degli alimenti PRINCIPIO HCCP
- - - - PULIZIA: AZIONE MECCANICA. DISINFEZIONE: procedure volte ad inattivare le forme vegetative STERILIZZAZIONE: procedure volte ad eliminare anche le forme sporigene
- - - - AGENTE BIOLOGICO agente biologico
        qualsiasi microrganismo, anche à se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni; e di microrganismo
        qualsiasi entità à
        microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico.
        
        la presenza, in condizioni normali ed in concentrazione non trascurabile, nei
        liquami di derivazione umana e animale; 􀀁
        
        capacità di sopravvivenza almeno discreta in condizioni ambientali sfavorevoli; 􀀁
        
        disponibilità, per la loro ricerca, di metodi di analisi di facile applicazione a livello
        􀀁di controlli routinari. 􀀁
- - - - Regolamento UE n. 425/2016
        DPI (Dispositivi di protezione individuale).
        DPI
        
        Il Gruppo di Lavoro “Agenti biologici” di UNICHIM NEL 2009 linea guida
        riguardante la problematica “rischio biologico” in ambiente indoor. In questa guida troviamo
        una suddivisione degli ambienti di lavoro ingli agenti biologici rappresentano l’oggetto delle attività.
        ciò che è oggetto di attività può costituire serbatoio o veicolo di
        agenti biologici.non vi è alcuna relazione tra quanto è oggetto di attività e gli agenti
        biologici
        
        1)tipologie di microrganismi solitamente presenti in qualunque ambiente, 2) CASO PARTICOLARE Legionella pneumophila, Essa costituisce un
        pericolo concreto per l’uomo: si diffonde per via aerea soprattutto attraverso aerosol ed è in
        grado di indurre nell’organismo umano due patologie: la febbre di Pontiac e la ben più
        grave legionellosi, a cui è associato un tasso di mortalità. 3) Germi “non naturalmente” presenti negli ambienti di lavoro, derivanti da apporto umano. 4)Germi “non naturalmente” presenti negli ambienti di lavoro derivanti da apporto umano ed indici di contaminazione organica
        
        La pericolosità
        della Legionella ha fornito un contributo primario alla presa di coscienza del reale
        significato di “rischio biologico”.
        
        Attraverso procedure di controllo, come il campionamento dell’aria e delle superfici ed
        attrezzature, è possibile la prevenzione della diffusione di agenti patogeni.
        
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- - - - Per le malattie trasmissibili (sia infettive che infestazioni), la cui causa principale è la
        presenza dell’agente eziologico, si possono individuare dei determinanti come sesso, età,
        stile di vita e altre determinanti strettamente legate al patogeno, come virulenza, numero di
        organismi, tropismo, e all’ambiente, come il freddo, il caldo, lo stato igienico dei luoghi,
        delle matrici alimentari e acque
        
        Per le malattie non infettive si possono determinare le stesse tipologie di determinanti e in
        più i determinanti primari e i determinanti secondari. I determinanti primari hanno un ruolo importante nella comparsa della malattia e
        possono essere suddivisi in: endogeni (genetica, metabolismo, comportamento) ed
        esogeni (parassiti, traumi, carenze alimentari, allergeni) all’ospite. I determinanti secondari sono fattori capaci di influire sulla probabilità che la malattia si
        manifesti, non sono fondamentali per la comparsa della patologia e sono definiti anche
        predisponenti o cofattori.
        
        Nello studio della popolazione possiamo distinguere la frazione di popolazione sensibile,
        ovvero quella che può manifestare la patologia, e la frazione di popolazione esposta al fattore
        di
        rischio. Quando si sovrappongono
        individui
        esposti
        e
        suscettibili,
        essi
        costituiscono la popolazione a rischio.
- - - - Nel cercare una relazione tra fattore di esposizione e insorgenza di una malattia, bisogna
        tenere in considerazione che:L’esposizione al fattore deve avvenire prima del manifestarsi della patologia
        
        Il fattore deve essere associato alla patologia in maniera costante nel tempo e in
        luoghi diversi.L’incidenza della patologia deve diminuire eliminando l’esposizione al fattore.
        
        La grandezza che permette di quantizzare le associazioni tra causa ed effetto è il rischio
        relativo (RR
        
        Molto spesso non è possibile utilizzare la popolazione intera per lo studio, ma bisogna
        limitarsi allo studio di un numero ridotto di osservazioni che possono essere effettuate su
        un campione, un insieme di elementi estratti dalla popolazione e che la
        rappresentano. Esistono diversi metodi di campionamento
        
        Più è AMBIO UN CAMPIONE Più I RISULTATI SONO ATTENDIBILI
        
        Per studiare una patologia si possono utilizzare studi prospettivi e studi retrospettivi
        
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