Senza più sapere se esistesse il tempo, se quella visione fosse durata un secondo o un secolo, senza più sapere se esistessero un Siddhartha, un Gotama, un Io e un Tu, ferito nel più profondo dell'animo come da una saetta divina, la cui ferita fosse tutta dolcezza, preso per incanto e sciolto nell'intimo suo, Govinda rimase ancora per poco chinato sul tranquillo volto di Siddhartha, che aveva giust'appunto baciato, che era stato giust'appunto teatro di tutte quelle immagini, di tutto quel divenire, di tutto quell'essere. [...] ed egli sorrideva tranquillo, sorrideva dolce e sommesso, forse molto benignamente, forse molto schernevole, proprio come aveva sorriso Lui, il Sublime.
''Senza più sapere se esistesse il tempo, se quella visione fosse durata un secondo o un secolo, senza più sapere se esistessero un Siddhartha, un Gotama, un Io e un Tu''
Litote + Enumerazione - Codeste due figure retoriche permettono al lettore di immergersi nell'atmosfera creata nel quale tempo e concetti tangibili non esistono più. È così che i due si ritrovano, lasciandosi dietro il passato e vivendo il presente in maniera diversa e più matura, date le esperienze collezionate nel tempo in cui non si sono visti
''ed egli sorrideva tranquillo, sorrideva dolce e sommesso, forse molto benignamente, forse molto schernevole, proprio come aveva sorriso Lui, il Sublime.''
Figura etimologica + ripetizione + enumerazione - La citazione descrive la sensazione provata da Siddhartha in seguito alla riconciliazione col suo amico d'infanzia Gotama. Attraverso la figura etimologica e la ripetizione del verbo 'sorridere', la serenitá e gioia travolgente sono messe in evidenzia, rendendo cosí noto ai lettori il legame industruttibile che ha legato i due nel tempo