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CAPITOLO 2ter: L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e la…
CAPITOLO 2ter: L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e la multidimensionalità del concetto di sviluppo sostenibile
Oltre alle riflessioni ora sviluppate, che a ben vedere ruotano tutte attorno alla necessità di chiarire se e in che modo sia possibile procedere a una misurazione della sostenibilità “complessiva” dei prodotti agro-alimentari,
ve ne sono, però, anche altre che viene spontaneo formulare in merito all’opportunità di demandare alla
comunicazione business to consumer nel mercato agro-alimentare il compito di indurre i consumatori a modificare i loro modelli di consumo.
In primo luogo, ci si chiede se sia realistico confidare nel fatto che la comunicazione business to consumer nel mercato agro-alimentare riesca a responsabilizzare i consumatori
verso l’impatto che le loro scelte di acquisto possono avere, oltre che sulla loro sfera personale, anche in termini ambientali, economici e sociali:
è risaputo che l’immissione sul mercato di prodotti “più sostenibili”, così come, del resto, l’ampliamento degli obblighi informativi,
comporti (anche) per gli operatori del settore alimentare oneri economici superiori, che finiscono con il ripercuotersi, inevitabilmente, sul prezzo finale del prodotto.
Viene spontaneo domandarsi, allora, quanti consumatori tra quelli che nei sondaggi si dichiarano disposti a pagare di più pur di contribuire attraverso le loro scelte di acquisto al perseguimento di obiettivi ambientali e sociali,
mantengano poi fede alle loro dichiarazioni o siano, più semplicemente, nelle condizioni di poterlo fare.
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A tal proposito, peraltro, pare possibile cogliere un elemento di contraddittorietà nelle logiche sottese al sistema agro-alimentare europeo:
molto spesso a frenare la revisione dei modelli di produzione è la consapevolezza che ciò comporterebbe un aumento dei costi a carico degli operatori del settore,
costi che finirebbero inevitabilmente con il ripercuotersi sul prezzo finale dei prodotti agro-alimentari.
Il che, com’è facilmente intuibile, presenterebbe dei profili di problematicità in relazione al disposto dell’art 169 TFUE,
che impone di perseguire la protezione dei consumatori assicurando un’adeguata tutela anche ai loro interessi economici.
Se, però, la soluzione verso la quale ci si sta orientando è quella di ampliare il novero degli obblighi informativi,
è di tutta evidenza che agli operatori del settore alimentare verrebbero comunque imposti ulteriori oneri di spesa che ricadrebbero sui consumatori.
Con l’aggravante che, laddove non si riuscisse a comunicare correttamente la sostenibilità dei prodotti agro-alimentari,
si incorrerebbe nel rischio di confondere il consumatore proprio in relazione al concetto di sviluppo sostenibile,
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