Geloso della propria indipendenza, e appoggiato dalla Cina, il regime di Pol Pot costituiva però un ostacolo per i piani del Vietnam, che intendeva ridurre l’intera Indocina sotto la sua influenza (e lo stava già facendo col Laos). Nel dicembre 1978, 200 mila soldati vietnamiti, assieme a gruppi di esuli cambogiani, invadevano il paese e vi installavano un governo “amico” rovesciando quello dei khmer rossi, i quali, col sostegno della Cina, avrebbero continuato per parecchi anni a dar vita a un’ostinata guerriglia. Poche settimane dopo (febbraio ’79), i cinesi effettuarono una spedizione punitiva nel Vietnam del Nord, infliggendo notevoli danni al paese, senza però raggiungere lo scopo di costringere il governo vietnamita a ritirare le truppe di occupazione dalla Cambogia. Solo nel 1988, grazie alla mediazione dell’Onu, le forze vietnamite cominciarono a ritirarsi. E solo nel ’91 si giunse a un accordo fra tutte le fazioni in lotta, che avrebbe portato, due anni dopo, alla restaurazione della monarchia e alla convocazione di libere elezioni