Partiamo innanzitutto dal termine mafia: secondo le ipotesi più accreditate potrebbe derivare dalla parola araba "màhafal" ovvero assemblea di molte persone o da "mu'afàh" che significa tutela, protezione. L'ipotesi appare valida se si pensa che quel popolo ha dominato per molti secoli la Sicilia e molte delle sue parole si sono amalgamate a quella italiana anche per via dei traffici commerciali.
La stessa tradizione per le donne di indossare gli scialli neri deriva da una rigida imposizione dei costumi voluta dagli Arabi... !
STORIA
La mafia nasce durante il periodo normanno, siamo intorno all'anno Mille, sono loro che impongono il sistema feudale, mentre i nobili vivono in città, nelle campagne i grandi appezzamenti di terreno vengono amministrati da un gabellotto con l'aiuto dei campieri. Sono la società aristocratica, il clero, i gabellotti il vero e proprio Stato in Sicilia, senza il loro consenso nessuna potenza europea potrebbe davvero dominare, è così che conquistano il consenso del popolo, costoro si ergono a difensori dei deboli contro quanti attentano all'indipendenza del Paese, ma solo per ottenere vantaggi economici e territoriali mettendosi dalla parte di quelli disposti a concedere di più: nasce il mito della mafia "buona"
Il Risorgimento potrebbe essere un momento di riscatto per la Sicilia, il modo per liberarsi una volta per tutte dei Borboni e avviare un processo di democratizzazione e legalità nel Paese e invece...ancora una volta sono i baroni ad avere l'idea vincente, salire sul carro del vincitore, adeguarsi alle logiche del nuovo Stato, farsi eleggere in Parlamento e continuare ad amministrare la Sicilia come fosse un feudo...vi siete mai chiesti come fece una banda di pochi uomini, male armati e impreparati, i famosi Mille di Garibaldi, a sconfiggere l'esercito dei Borboni? Semplice con l'aiuto dei baroni che grazie al loro grande ascendente sui contadini li spinse a combattere per la causa indipendentistica: lo Stato italiano ha ora un debito di riconoscenza con i mafiosi.
"La parola d'ordine in fondo è per tutti uguale: mettersi in prima linea, correre a combattere prima che la marmaglia così disperata dei "picciotti" che si uniscono ai garibaldini si rivolti contro i nobili...insomma fare subito in modo che tutto cambi per niente cambiare!".
Anche durante la I guerra mondiale la mafia sa come consolidare i suoi successi economici, contrabbanda la carne, per ovviare all'aumento dei prezzi, dalla campagna quindi cerca di spostasi pian piano in città!
IL PRIMO E IL SECONDO DOPOGUERRA
Il Fascismo dà un duro colpo al fenomeno mafioso, non può accettare infatti che all'interno dello Stato ci siano due organizzazioni dedite alla violenza e alla sopraffazione in perenne conflitto tra loro, benchè un uomo potente come Don Calogero Vizzini, un notabile siciliano, mandi una grossa somma di denaro per finanziare la marcia su Roma di Mussolini, per tutta risposta si vede arrivare in Sicilia il commissario Mori, un poliziotto di Pavia che aveva contrastato il banditismo e che adesso viene chiamato a sconfiggere la mafia: la sua strategia? sobillare le vittime contro i propri sfruttatori, andava per i campi e per le montagne a denigrare i mafiosi e a risvegliare le coscienze degli uomini. Fu con l'aiuto di Mori che si giunge al famoso art 416 che condanna al carcere chi si macchia del reato di associazione a delinquere.
La mafia rialza la testa con gli Americani che, nel 1943, chiedono a mafiosi famosi l'aiuto necessario per sbarcare sull'isola e dopo la fine della guerra acconsentono a far gestire le amministrazioni delle città e dei paesi a uomini d'onore. Da questo nuovo potere nascerà il movimento per l'indipendenza della Sicilia per diventare la 49° stella degli Usa: lo scopo era quello di favorire i propri loschi traffici con maggiore facilità, ma non era dello stesso parere l'America che non appoggiò affatto l'idea poichè l'Italia aveva deciso proprio allora di entrare in guerra contro la Germania e le avrebbe fatto torto. L'Italia invece per mettere a tacere il movimento concesse ai mafiosi lo Statuto speciale, meglio loro che il pericolo della marea rossa (socialista) dei cui valori si faceva portavoce l movimento e la perdita dei propri averi!
Lo Stato infatti teme, dopo la fine della Seconda guerra mondiale che il potere venga assunto dai Comunisti e per evitarlo non esita ad accordarsi con la mafia: il bandito Giuliano viene assoldato per compiere la stage di Ginestra della Portella, il primo di maggio del '47. In Sicilia il Partito Comunista era divenuto troppo forte e lo Stato non poteva permetterlo: fu probabilmente usato Giuliano per fare pressioni sulle zone della Sicilia a maggior rischio...! Ancora una volta lo Stato aveva un debito di riconoscenza verso i mafiosi!
Nel 1950 la Democrazia Cristina, un partito politico uscito vincitore nelle elezioni del dopoguerra è costretta ad allearsi con la mafia per ottenere i finanziamenti degli Americani (Piano Marshall), in Sicilia il Partito Comunista era maggioritario e l'America non si fidava, così per mettere a tacere i Comunisti furono perpetrati diversi delitti, fu anche approvata una legge agraria per frenare le rivolte dei contadini e conquistarne il consenso e i mafiosi riuscirono ad infiltrarsi negli Enti preposti alle spartizioni.
LE GUERRE DI MAFIA
NEGLI ANNI '50-'60 si assiste alla I guerra di mafia per via di un cambio generazionali, i giovani Liggio, Greco, Badalamenti, Riina e Provenzano vogliono sostiuirsi ai vecchi baroni del latifondo e avviare un commercio più remunerativo rispetto a quello della macellazione clandestina, loro vogliono commerciare la droga, inserendosi nei traffici americani, è dal patto tra le due mafie che nasce Cosa Nostra. Non tutti però sono d'accordo ed ecco le stragi! Ciaculli del '67.
Dopo la strage di Ciaculli a capo di Cosa Nostra c'è un vuoto di potere, ma la mafia riesce a rialzare la testa infiltrandosi nel nuovo business dell'edilizia, grazie a politici accondiscendenti questi gruppi riescono ad ottenere appalti per opere pubbliche e costruzioni. Presto a capo dell'organizzazione si forma un triumvirato con Riina, Badalamenti e Bontade e poichè gli interessi economici diventano sempre più importanti, mercato ortofrutticolo ed edilizio, i mafiosi entrano in contatto con i cosiddetti servizi segreti deviati ovvero organizzazioni che dovrebbero proteggere lo Stato da eventuali rivolte, ma finiscono per diventare collusi con la mafia.
Rientrano in questo contesto di correlazioni Stato-mafia la Strage di Piazza Fontana a Milano, la bomba sul treno Italicus, la strage alla stazione di Bologna di matrice di destra per intimorire e mettere in crisi la democrazia: lo Stato aveva contro i movimenti di Destra rappresentati dalla Loggia massonica P2 (Gelli), la mafia e le Brigate Rosse, un gruppo armato di matrice comunista. Furono anni, il decennio 1960-1970, costellati da crisi economica e rivendicazioni che furono messe a tacere con la violenza.
Negli anni 1980- 1983 scoppia la II guerra di mafia, Riina vuole diventare il capo dei capi e inizia una resa dei conti che porterà alla morte di poliziotti, famiglie mafiose, giudici, il Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il capo della Procura di Palermo...
Lo Stato decide di affidarsi così al generale Dalla Chiesa, che privo di reali poteri fu ucciso tre mesi dopo il suo arrivo a Palermo perché aveva iniziato a fare indagini sulle attività delle banche.
IL MAXIPROCESSO
"Ancora morti all'infinito. E diventa sempre più potente la linea dei Corleonesi, il cui capo indiscusso e Riina...Si dice sia lui a volere la linea del terrore, a far mettere bombe dappertutto, persino dietro il museo di Firenze, e davanti alle Chiese". Vengono uccisi politici che hanno fatto promesse alla mafia che poi non sono state mantenute. Grazie al lavoro encomiabile di un pool antimafia però si riesce finalmente a imbastire un processo alla mafia: "e in quel processo ci sono pentiti eccellenti come Buscetta, che fa il quadro generale della cupola, dice com'è la struttura interna, i legami internazionali...Insomma mai si ebbe idea così completa della mafia".
Le condanne, l'indefesso lavoro compiuto dal giudice Falcone è troppo per la mafia che decide di toglierlo di mezzo: "viene ammazzato perché è l'esponente di spicco dell'aggressivo pool antimafia di Palermo. I mafiosi inoltre sanno che Falcone non mollerà finchè non li avrà fatti uscire allo scoperto. E la sua tecnica di indagine è la peggiore: indaga sui conti, cerca nelle banche di mezzo mondo e infine usa i pentiti per metterli gli uni contro gli atri".
Dopo la morte di Falcone e Borsellino sono i palermitani a non poterne più e a rivendicare una rivolta civile, Toto Riina viene arrestato nel '93, mentre Provenzano continua i loschi traffici in silenzio, il denaro guadagnato illecitamente viene riciclato in società partner di altre società ed è così che giunge alle banche dove il denaro viene ripulito e rientra in circolo, formando una concorrenza sleale con el società sane: "quella che andiamo a fare non è più la lotta agli uomini della mafia, ma la lotta per un mercato pulito, per la nostra libertà e democrazia".