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CAPITOLO 1:Concetto di organizzazione e azienda
ATTIVITA' ECONOMICA: E' quella svolta dall’uomo per soddisfare i propri bisogni illimitati pur avendo a disposizione dei beni limitati economici
CONSUMO: E' la principale di tutte le attività economiche. Consiste nell’utilizzare risorse (beni e servizi) per soddisfare i propri bisogni ed è il “motore” del sistema economico
RISPARMIO: Si ha risparmio quando si decide di non utilizzare alcune risorse al momento presente per utilizzarle in futuro
PRODUZIONE: Consiste nel combinare tra loro diversi fattori produttivi per ottenere nuovi beni e/o servizi oppure per accrescere l’utilità di beni già esistenti
INVESTIMENTO: E' l’impiego a scopi produttivi di quanto precedentemente risparmiato
AZIENDA: Per azienda si intende un insieme di elementi che collaborano per raggiungere un fine economico che, altrimenti senza la partecipazione di tutti, non potrebbe essere conseguito
AZIENDA COME ISTITUTO ECONOMICO: L’azienda è un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione, o il procacciamento e il consumo della ricchezza. E considerata come un soggetto autonomo, dotato di vita propria e propri obiettivi e l'attività economica è rilevante
AZIENDA COME ORDINE ECONOMICO DELL'ISTITUTO: L’azienda è una categoria concettuale astratta che identifica il profilo economico dell’istituto, inoltre, a differenza della prima definizione, tutti gli istituti sono osservabili come aziende anche se l’attività economica non è rilevante
ORGANIZZAZIONE: L’organizzazione è un insieme di elementi che condividono una finalità comune. In un’organizzazione ogni elemento ha un proprio ruolo grazie ad una precisa suddivisione del lavoro che rende necessaria la coordinazione tra le persone e la gestione delle interdipendenze che esistono tra quelle persone
CAPITOLO 2:Caratteri di aziendalità e possibili classificazioni delle aziende
CARATTERI DI AZIENDALITA'
ECONOMICITA': Implica la necessità che l’intera attività economica dell’organizzazione sia ispirata alla logica dell’efficacia strategica e dell’efficienza operativa (suoi principi di fondo)
AUTONOMIA: E' il potere di decidere il proprio destino, ossia come autonomia progettuale che implica libertà di decisione a livello strategico e consente ai centri di produzione e di sviluppo di realizzare le proprie idee anche in presenza di condizionamenti esterni
COORDINAZIONE SISTEMICA: Implica che tutte le risorse (lavoratori, materie prime, strumenti, mezzi, fondi etc.) debbano essere coordinati in modo sistemico, essere sinergici e co-finalizzati
CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE
In base al SOGGETTO GIURIDICO
AZIENDE PUBBLICHE
AZIENDE PRIVATE
In base allo SCOPO
AZIENDE NO PROFIT: Il profitto derivato dalla vendita dei prodotti viene reinvestito interamente nell'azienda
AZIENDE FOR PROFIT: I titolari si appropriano del profitto derivato dalla vendita dei prodotti
In base a OGGETTO E DESTINAZIONE DELLA PRODUZIONE
AZIENDE DI PRODUZIONE: Producono beni e servizi che collocano sul mercato e che vendono sulla base di un prezzo remunerativo
AZIENDE DI EROGAZIONE: Il loro output viene erogato nel mercato: al bene o al servizio viene fissata una tariffa imposta da enti esterni
In base alla DIMENSIONE
PICCOLA-IMPRESA: 50 persone, fatturato totale di bilancio annuo < 10 milioni di euro
MEDIA-IMPRESA: 250 persone, fatturato totale di bilancio annuo compreso tra i 43 ed i 50 milioni di euro
MICRO-IMPRESA: 10 persone, fatturato totale di bilancio annuo < 2 milioni di euro
CAPITOLO 3: Efficienza, efficacia ed economicità
CONCETTI DI EFFICIENZA, EFFICACIA ED ECONOMICITA'
EFFICIENZA: L'azienda si dice efficiente quando utilizza in maniera economica le risorse a propria disposizione ed è quindi la capacità di conseguire un dato risultato con il minimo consumo di fattori
EFFICIENZA GESTIONALE-ALLOCATIVA-ESTERNA: Ha a che fare con la relazione che l’azienda sviluppa con l’esterno
EFFICIENZA TECNICA-PRODUTTIVA-INTERNA: Riguarda il modo in cui le risorse, che chiamiamo fattori produttivi, vengono impiegati nel processo produttivo ed indica la capacità dell’azienda di produrre più unità fisiche di output dato un certo ammontare di input ed una certa tecnologia
EFFICACIA: L'azienda si dice efficace quando ha raggiunto gli obiettivi prefissati
EFFICACIA INTERNA-GESTIONALE: Capacità di raggiungere un certo obiettivo
EFFICACIA ESTERNA-SOCIALE: Capacità dell’azienda di soddisfare i bisogni, si riferisce al livello di gradimento dell’output da parte dei consumatori
ECONOMICITA': L’economicità è la capacità dell’azienda di raggiungere gli obiettivi prefissati con l’utilizzo razionale delle risorse e comprende i concetti di efficienza ed efficacia
PRINCIPALI INDICATORI DI EFFICIENZA ED EFFICACIA
EFFICIENZA TECNICA-PRODUTTIVA
Misurata in base alla PRODUTTIVITA' DEL LAVORO
Misurata in base alla PRODUTTIVITA' DEGLI IMPIANTI
EFFICIENZA GESTIONALE-ALLOCATIVA
Misurata in base all'economicità del fattore lavoro (prezzo pagato per fattore/ore lavoro)
EFFICACIA
Misurata in base al confronto tra il risultato ottenuto (valutazione ex post) e l’obiettivo prefissato (pianificazione ex ante)
Misurata in base al FFEDBACK cioè un metodo per stimolare i lavoratori ad essere più produttivi e quindi raggiungere l'obiettivo prefissato
CAPITOLO 4: Approccio studio azienda e progettazione organizzativa
POSIZIONAMENTO VERTICALE: Per spiegare il concetto di integrazione verticale è opportuno parlare di filiera produttiva cioè il flusso produttivo che partendo dai materiali grezzi, passando attraverso varie fasi, arriva al prodotto finito e poi alla sua vendita. Maggiore è il numero di fasi della filiera produttiva incorporate nell’impresa, maggiore sarà il suo grado di integrazione verticale
INTEGRAZIONE PURA/TOTALE: Tutte le attività vengono svolte all’interno dell’azienda
QUASI INTEGRAZIONE O INTEGRAZIONE A MONTE: Si creano delle collaborazioni a lungo termine con i fornitori e quindi esercito un potere
POSIZIONAMENTO ORIZZONTALE: Riguarda i rapporti tra l’impresa ed i suoi concorrenti
STRATEGIA DI LEADERSHIP DI COSTO: L’azienda presenta sul mercato il prodotto ad un prezzo più basso, quindi, inferiore rispetto a quello dei concorrenti
STRATEGIA DI DIVERSIFICAZIONE: Implica l’aggiunta di una o più linee di prodotti, rispetto a quelle già presenti nell’impresa, con il conseguente avvio dell’attività in nuovi business
CORRELATA: Vengono prodotti più output che hanno, però, qualcosa in comune
NON CORRELATA: Mercati totalmente diversi
STRATEGIA DI DIFFERENZIAZIONE: Consiste nel produrre beni o servizi che i clienti percepiscono come differenti, rispetto a quelli della concorrenza, aumentando la loro disponibilità a pagare
FORME DI INTERDIPENDENZA: Le interdipendenze sono generate dalla divisione del lavoro e necessitano di essere governate dai meccanismi di coordinamento
TRANSAZIONALI COMPLESSE (RECIPROCHE): La transazione è bidirezionale
ASSOCIATIVE SEMPLICI (RISORSE COMUNI): Implicano una collaborazione per il raggiungimento di un unico scopo
TRANSAZIONALI SEMPLICI (SEQUENZIALI): La transazione implica un passaggio di risorsa monodirezionale
ASSOCIATIVE COMPLESSE (DA AZIONE COMUNE): Le aziende collaborano perché decidono di svolgere insieme delle attività
PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA: La progettazione organizzativa è un processo che in base alle scelte relative al campo dell’azione organizzativa, è finalizzato alla definizione della forma organizzativa. La progettazione organizzativa non si riduce ad una singola decisione ma si articola in una serie di fasi, di attività volte a garantire o a migliorare la capacità dell’azienda nella realizzazione dei suoi obiettivi, pur avendo una razionalità limitata e dovendo raggiungere dei risultati sempre coerenti
MESO: Riguardo al coordinamento
MACRO: Riguardo la forma organizzativa
MICRO: Riguardo alla mansione
CAPITOLO 5: La progettazione della mesostruttura e la specializzazione orizzontale
CRITERI DI SPECIALIZZAZIONE
SPECIALIZZAZIONE IN BASE AGLI INPUT O TECNICA: Considerando le risorse, il processo di lavoro o il tipo di attività
SPECIALIZZAZIONE IN BASE ALLE FUNZIONI E ATTIVITA' SVOLTE: Dipende dal tipo di attività o dal tipo di trasformazione realizzato o dalla funzione cui le attività rispondono nell’azienda
SPECIALIZZAZIONE IN BASE ALLE CONOSCENZE E ALLE CAPACITA': Sono le conoscenze e le capacità specialistiche possedute dalle persone a determinare il raggruppamento
SPECIALIZZAZIONE IN BASE AGLI OUTPUT: Si basa appunto sull'output fornito
SPECIALIZZAZIONE IN BASE ALL'AREA GEOGRAFICA: Viene preso come riferimento l’ambito geografico in cui l’azienda opera
SPECIALIZZAZIONE IN BASE AL CLIENTE: Prende come punto di riferimento il tipo di cliente servito
SPECIALIZZAZIONE IN BASE AL PRODOTTO/SERVIZIO: Le unità comprendono tutte le attività/funzioni richieste dal prodotto/servizio
SPECIALIZZAZIONE IN BASE AI PROCESSI: Raggruppa attività e risorse diverse
LA DIMENSIONE DELLE UNITA' ORGANIZZATIVE: La dimensione delle unità organizzative è il numero delle attività incluse all’interno di essa. A seconda della dimensione si ottengono vantaggi come maggiore supervisione e svantaggi come di conseguenza maggior coinvolgimento del capo
SPECIALIZZAZIONE ORIZZONTALE: La specializzazione orizzontale riguarda la creazione delle unità organizzative attraverso il progressivo raggruppamento delle mansioni
CREAZIONE UNITA' ORGANIZZATIVE
BOTTOM-UP: Raggruppamento delle mansioni
TOP-DOWN: Scomposizione del task complessivo in sub-task e assegnazione ad unità organizzative
CAPITOLO 6: La progettazione della mesostruttura e la specializzazione verticale
LE CINQUE PARTI DELL'ORGANIZZAZIONE: Queste 5 parti sono racchiuse in due grandi gruppi
ORGANI DI LINEA
LINEA INTERMEDIA: E' costituita dai responsabili delle diverse unità organizzative
NUCLEO OPERATIVO: Coloro che svolgono le operazioni lavorative
VERTICE STRATEGICO: Colui che prende le decisioni strategiche in azienda e fissa gli obiettivi
ORGANI DI STAFF
STAFF DI SUPPORTO: Servizio che supporta lo svolgimento del processo dell’attività economica fondamentale dell’azienda
TECNOSTRUTTURA: Comprende gli uffici che hanno il compito di emanare regole e gestire il corretto funzionamento dell’azienda
GRADO DI ACCENTRAMENTO E DECENTRAMENTO: Nelle strutture accentrate il potere decisionale è al vertice, cioè concentrato nelle mani di pochissimi; mentre, in quelle decentrate, troviamo la distribuzione del potere decisionale
DECISIONI DA PRENDERE IN AZIENDA
DECISIONI DIREZIONALI: Scomposizione dell’obiettivo di lungo periodo in sub-obiettivi
ATTIVITA' OPERATIVE: Svolte dal personale esecutivo
STRATEGIE DI LUNGO PERIODO: Competono al vertice
LA LINEA GERARCHICA: indica il numero di livelli gerarchici dell'azienda
STRUTTURE VERTICALI O TALL: Costituite da molti livelli
VANTAGGI
Effetti positivi sui processi di elaborazione delle informazioni
I percorsi verticali di carriera sono più articolati
SVANTAGGI
Elevati costi di struttura
Confusione riguardo la differenza tra i livelli
STRUTTURE ORIZZONTALI O FLAT: Costituite da pochi livelli
CAPITOLO 7: I meccanismi di coordinamento P1
I MECCANISMI DI COORDINAMENTO: Sono strumenti di cui l’azienda dispone per poter organizzare al meglio le interdipendenze
STANDARDIZZAZIONE: Riguarda la creazione di procedure e regole da rispettare per poter coordinare il lavoro delle persone
REGOLE FORMALI
REGOLE INFORMALI
MECCANISMI DI COORDINAMENTO LATERALI: Gruppo/Team
ORIZZONTALI: Si occupano di coordinare e far collaborare unità che si coniugano sullo stesso livello gerarchico
TRASVERSALI : Comunicazione tra unità con livelli gerarchici differenti
SUPERVISIONE DIRETTA: Implica che qualcuno diriga gli altri, comunichi che cosa deve essere fatto, ne controlli le azioni e i comportamenti mentre essi vengono attuati
INCENTIVI: Vengono offerti degli incentivi ai lavoratori per motivarli e promuovere la loro disponibilità
LE FORME DI STANDARDIZZAZIONE: La standardizzazione è un meccanismo di coordinamento ex ante che viene formulato ab origine e che riduce, quindi, la necessità di una continua comunicazione: si decide tutto apriori
STANDARDIZZAZIONE DEGLI OUTPUT: Indica le caratteristiche del risultato che deve essere raggiunto
STANDARDIZZAZIONE DELLE CAPACITA' E CONOSCENZE: Avviene intervenendo sull’individuo che deve possedere specifiche caratteristiche collegate ad un percorso di formazione e di addestramento che si sviluppa sia nell’ambito del sistema educativo, sia con il tirocinio
STANDARDIZZAZIONE DEI PROCESSI DI LAVORO: Specifica i comportamenti per ogni situazione e prevede anche l’esistenza di divieti e dell’obbligo di chiedere l’autorizzazione prima di intraprendere una certa azione
STANDARDIZZAZIONE DELLE NORME CULTURALI: La cultura organizzativa implica un modo analogo di percepire i problemi, di attribuire i significati, di valutare il positivo ed il negativo, e di definire i comportamenti corretti e non corretti
CAPITOLO 8: Meccanismi di coordinamento P2
CULTURA ORGANIZZATIVA: La cultura organizzativa prevede lo stesso modo di pensare ed agire per tutti i lavoratori. E’ fortemente influenzata da quella nazionale e realizza l’obiettivo del vertice di trasferire ai lavoratori la propria cultura
MECCANISMI DI COORDINAMENTO LATERALI: I meccanismi di coordinamento laterali sono degli organi che vengono creati tra le unità organizzative per favorire la gestione delle interdipendenze tra le unità
PERMANENTI: Durano per sempre
TEMPORANEI: Creati in un particolare momento, hanno un inizio ed una fine
TRASVERSALI: Comunicazione tra unità con livelli gerarchici differenti
INDIVIDUALI: Formati da una sola persona
ORIZZONTALI: Si occupano di coordinare e far collaborare unità che si coniugano sullo stesso livello gerarchico
COLLETTIVI: Formati da più persone
MECCANISMI INFORMALI/VOLONTARI: Insieme di persone che comunicano in modo informale
RIUNIONI: Gruppi creati per favorire la comunicazione
TEAM: Gruppo di lavoro permanente
TASK-FORCE: Gruppo di lavoro temporaneo
CAPITOLO 9: Meccanismi di coordinamento P3
CONDIZIONI DI EFFICACIA DEL GRUPPO
PARITA' DI CONDIZIONE E CAPACITA' DI INFLUENZA EQUILIBRATA: ogni componente del gruppo svolge lo stesso ruolo ed ha, quindi, la stessa importanza all’interno di ogni discussione
ASSENZA DI CONFLITTO DI INTERESSI: Avendo ognuno lo stesso ruolo, non c’è la possibilità che qualcuno possa desiderare il ruolo di un altro
RETE DI COMUNICAZIONE TOTALE: ogni individuo svolge un ruolo fondamentale in ogni singola decisione ed è necessaria la collaborazione per giungere ad una scelta unanime
DIVERSITA' DI STILI COGNITIVI: L’individuo ha una propria conoscenza e delle competenze che lo caratterizzano e che quindi apportano un contributo diverso in ogni decisione
PATOLOGIE DEL GRUPPO: A volte far parte di un gruppo può portare a sviluppare delle patologie
GROUP-THINK: il gruppo tende a prendere decisioni rischiose tanto poi la responsabilità viene ripartita tra tutti i membri
PRODUZIONE DI SQUADRA: Alcuni membri non danno alcun contributo poiché, ad essere valutato sarà l’output globale
OMOLOGAZIONE: Avviene quando qualcuno che la pensa diversamente dalla massa si uniforma e tende quindi ad omologarsi agli altri componenti: l’individuo è restìo ad esporre la propria opinione
POLARIZZAZIONE: All’interno del gruppo ogni individuo non è libero di esprimere la propria opinione perché influenzato da qualcuno che ritiene superiore o comunque dominante
CARATTERISTICHE DEL GRUPPO: Il gruppo è uno dei meccanismi di coordinamento utilizzati in azienda: è un insieme di due o più individui che interagiscono e dipendono gli uni dagli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune
CAPITOLO 10: Forme Organizzative P1
FORME FUNZIONALI: La forma funzionale è quella adottata dalle medie imprese che, tipicamente, sono mono-prodotto in mono-mercato. In questa forma organizzativa viene prediletto il criterio di specializzazione fondato su gli input
FORMA FUNZIONALE BUROCRATICA: La forma funzionale burocratica è la soluzione organizzativa che si è affermata a seguito dell’adozione di strategie di integrazione verticale. Ad essa si accompagna la separazione tra proprietà e controllo
FORME SEMPLICI: Le forme che definiamo semplici o elementari sono caratterizzate da un’organizzazione poco articolata in livelli ed organi e dall’impiego di meccanismi relativamente semplici e poco numerosi di integrazione
FORMA FUNZIONALE PROFESSIONALE: La forma funzionale professionale è basata su una burocrazia professionale. Il nucleo operativo che la caratterizza è costituito da professionisti e specialisti in un determinato settore che condividono la stessa formazione di base
CAPITOLO 11: Forme organizzative P2
FORME DIVISIONALI: La forma divisionale si basa su unità organizzative dette divisioni; ogni divisione può essere considerata una quasi-azienda in quanto presenta propri organi decisionali, un’autonomia rispetto alle attività ad essa interne, ha quindi autonomia economica ma non autonomia giuridica
DIVISIONALE BUROCRATICA: i mercati diversi sono ancora più correlati rispetto alla tipologia precedente poiché fanno parte della stessa filiera produttiva trattandone diverse fasi, si affermano interdipendenze sequenziali tra le diverse attività svolte in ciascuna divisione
MULTI DIVISIONALE/M-FORM: è la divisionale pura, le interdipendenze presenti sono poco complesse tra le divisioni, è presente il decentramento e la separazione massima di diritti di decisione
DIVISIONALE INTEGRATA: Possibilità di collaborazione e di centralizzare la gestione di un’attività o risorsa, si creano interdipendenze ed è la più economica poiché consente di accentrare la risorsa
HOLDING/H FORM: è la forma più estrema della divisionale a cui si ricorre quando uno dei marchi sta andando male (le divisioni acquistano personalità giuridica); le aziende sono separate dal punto di vista giuridico e collegate le une alle altre da relazioni di controllo del proprietario
FORMA A MATRICE : La forma a matrice è una via di mezzo tra la forma funzionale e la divisionale poiché utilizza sia la specializzazione per conoscenze e competenze sia quella del prodotto e per questo è una forma adottata da aziende di settori merceologici.
CAPITOLO 12: Il circuito della produzione
COS'E' IL CIRCUITO DELLA PRODUZIONE DELLE IMPRESE: Il circuito della produzione è un complesso di azioni coordinate che consentono la trasformazione di fattori produttivi in prodotti da collocare sui mercati di sbocco a prezzi remunerativi ed è formato da tre fasi
L’UTILIZZAZIONE di tali fattori produttivi per dare vita alla combinazione produttiva e trasformare i fattori in prodotti
LA VENDITA, sui mercati di collocamento, a prezzi adeguati dei prodotti ottenuti dalla combinazione produttiva
L’ACQUISIZIONE SUI MERCATI di approvvigionamenti dei fattori produttivi, dei beni o servizi, che sono necessari per attivare la combinazione produttiva per l’ottenimento del prodotto
LE OPERAZIONI AZIENDALI
COMBINAZIONE PRODUTTIVA: Trasformazione di fattori produttivi infiniti attraverso varie fasi. E’ un atto di gestione interna
VENDITA: Collocamento dei prodotti finiti sul mercato di sbocco; si ha quando l’azienda mette sul mercato prodotti finiti ad un prezzo remunerativo che permette di recuperare gli investimenti iniziali
RICAVO
ISTANTANEO
ASPETTO MONETARIO
CONTESTUALE: L’azienda richiede il pagamento in contanti
SUCCESSIVO: L’azienda concede ai suoi clienti una dilatazione del pagamento
APPROVVIGIONAMENTO: L’azienda va sul mercato di approvvigionamento e compra il fattore produttivo
CAPITOLO 13: Fattori produttivi e obsolescenza
LE MODALITA' DI RECUPERO DELLA RICCHEZZA INVESTITA NELL'ACQUISTO DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI FATTORI PRODUTTIVI: L’azienda definisce un piano di recupero ogni qual volta compra un fattore produttivo a fecondità ripetuta. Il rischio di mancata remunerazione dipende da
VARIABILITA' DELL'AMBIENTE
RIGIDITA' D'IMPIEGO DEL FATTORE PRODUTTIVO
AMPIEZZA TEMPORALE DI UTILIZZO
DURATA ECONOMICA: In relazione alla manifestazione dell’obsolescenza
DURATA GIURIDICA: La casa produttiva garantisce che quel prodotto durerà un tot di anni e si è coperti da garanzia
DURATA FISICA: I costi di manutenzione diventano maggiori dei ricavi
IL FENOMENO DELL'OBSOLESCENZA: Limita la capacità del fattore produttivo di partecipare in modo economicamente valido allo svolgimento del processo produttivo
PUO' COLPIRE
STRUTTURE OPERATIVE: Avviene il gap tecnologico quando il processo tecnologico ha reso possibile progettare e realizzare sistemi produttivi di qualità superiore consentendo di ottenere, nella medesima unità di tempo, un maggiore numero di prodotti di migliore qualità, a costi unitari più contenuti e quando le imprese concorrenti hanno acquisito e messo in funzione tali tecnologie progredite
PRODOTTI: Perdita dell’attrattività sui mercati di sbocco e all’aumentare del tasso di innovazione diminuisce la vita utile dei prodotti
STRUTTURE ORGANIZZATIVE: Divenute inidonee in relazione al mutato rapporto con l’ambiente ed al grado di complessità da gestire
PUO' ESSERE
INTERNA O TECNICA
ESTERNA O TECNOLOGICA
I FATTORI DELLA PRODUZIONE, CARATTERISTICHE E CLASSIFICAZIONI
IN BASE ALLA MODALITA' DI PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DI PRODUZIONE
FATTORI GENERICI O POTENZIALI
FATTORI SPECIFICI O EFFETTIVI
IN BASE ALLA TANGIBILITA'
FATTORI MATERIALI O SERVIZI
FATTORI IMMATERIALI O INTANGIBILI
IN BASE ALL'UTILITA' ECONOMICA
FATTORI A FECONDITA' SEMPLICE: Esauriscono la loro utilità economica in un unico ciclo produttivo, in un unico atto di trasformazione; il recupero della ricchezza investita in essi avviene attraverso i ricavi della vendita dei prodotti ottenuti con la loro utilizzazione
FATTORI A FECONDITA' RIPETUTA: Sono in grado di cedere la loro utilità in più processi produttivi. Il recupero è “richiesto” all’insieme dei ricavi provenienti dalla vendita di tutti i beni prodotti nell’arco di tempo nel quale il fattore cede la sua utilità
IN BASE ALLA PROVENIENZA
INTERNA
ESTERNA
CAPITOLO 14: Fonti di finanziamento interne ed esterne
ANDAMENTO DEL CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: Il circuito dei finanziamenti indica da dove l’azienda prende i soldi che poi investe nei fattori produttivi necessari allo svolgimento dell’attività di impresa
FONTI DI FINANZIAMENTO INTERNE: Quando derivano dall’attività caratteristica dell’azienda: l’azienda trasforma i fattori produttivi in prodotti finiti, li colloca sul mercato ad un prezzo remunerativo e quello che guadagna lo reinveste nell’azienda; è il caso in cui l’azienda si autorigenera e per questo si parla di autofinanziamento
FONTI DI FINANZIAMENTO ESTERNE: Vengono distinte in base al vincolo di restituzione, alla scadenza, ai soggetti finanziatori e a rischio/remunerazione
PROPRIETARIO/SOCI AZIENDA: Prende il nome di capitale proprio
FINANZIAMENTO DI CREDITO: Deriva ad esempio da una banca e da luogo ad un debito
ANDAMENTO DEL CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI CONCESSI : I finanziamenti concessi come prestito a terzi nascono quando l’azienda concede un prestito, un credito a terzi: nella cassa aziendale si ha l’uscita da cui si avrà, successivamente, un provento. Si tratta sempre di investimenti a rischio che si basano su delle garanzie e che vengono caratterizzati da una durata e da una modalità di restituzione.
CAPITOLO 15: Analisi dei valori: gli aspetti monetario, numerario, finanziario ed economico della gestione
RAPPRESENTAZIONDE DELL'ATTIVITA' DELL'AZIENDA
ASPETTO NUMERARIO/ORIGINARIO: Misura l’aspetto economico e quindi include le entrate e le uscite di denaro e le movimentazioni dei debiti e crediti di funzionamento
Per quanto riguarda le entrate, provoca più denaro, più crediti di funzionamento, meno debiti di funzionamento, mentre per le uscite meno denaro, più debiti di funzionamento e meno crediti di funzionamento
ASPETTO ECONOMICO/DERIVATO: Attiene alla formazione della ricchezza e quindi include l’osservazione della dotazione di capitale assegnata all’azienda e delle variazioni che tale capitale subisce in termini di costi e ricavi
Per le variazioni positive, comporta più ricavi e più capitale netto, mentre per le variazioni negative provoca più costi, per estensioni di debito di finanziamento, per accensione del credito di finanziamento
COME SI POSSONO SCHEMATIZZARE, MISURARE E INTERPRETARE LE OPERAZIONI: Per comprendere i meccanismi di funzionamento dell’impresa, le modalità di formazione del reddito, la dinamica finanziaria in rapporto a quella economica distinguiamo
OPERAZIONE DI RESTITUZIONE DI CAPITALE DI PROPRIETA': Variazioni finanziarie negative che misurano la diminuzione di capitali di proprietà
OPERAZIONE DI ACQUISIZIONE DI FINANZIAMENTI DA TERZI: Variazioni finanziarie positive che misurano le variazioni finanziarie negative
OPERAZIONI DI RACCOLTA DI CAPITALE DI PROPRIETA': Le variazioni finanziarie positive che misurano gli aumenti di capitale di proprietà
OPERAZIONE DI CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI A TERZI: Variazioni finanziari negative che misurano le variazioni finanziarie positive
OPERAZIONI DI VENDITA DEI PRODOTTI: Le variazioni finanziarie positive che misurano i ricavi di vendita dei prodotti
OPERAZIONE DI REGOLAMENTO DI DEBITI E CREDITI DI FUNZIONAMENTO E FINANZIAMENTO: Le variazioni finanziare positive si compensano con le variazioni finanziarie negative
OPERAZIONI DI ACQUISTO FATTORI PRODUTTIVI: Le variazioni finanziarie negative che misurano i costi d’acquisto dei fattori produttivi
CAPITOLO 17: Capitale e reddito
PRINCIPIO DI COMPETENZA ECONOMICA: Il principio di competenza economica comprende i costi ed i ricavi relativi ad un determinato periodo amministrativo e ci permette di calcolare il reddito di periodo. Per determinare quali valori dobbiamo considerare utilizziamo due logiche
PROCESSI PRODUTTIVI CONCLUSI con il ricavo di cui è terminato il processo di svolgimento ed è avvenuto il titolo di proprietà
PROCESSI PRODUTTIVI NON CONCLUSI E IN SVOLGIMENTO: logica che tratta, quindi, costi e ricavi rinviati al futuro
COSA SONO GLI ESERCIZI AMMINISTRATIVI
PERIODO AMMINISTRATIVO: E' un intervallo di tempo al termine del quale si procede alla misurazione del reddito di esercizio e del patrimonio
ESERCIZIO: E' il sistema di valori attribuiti a ogni singolo periodo
CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: Il capitale di funzionamento è quello che crea valore nel tempo ed è costituito dalle attività e dalle passività che sono ancora in corso di svolgimento alla fine di un determinato periodo. E’ importante distinguere il capitale di funzionamento da quello economico e dal capitale di liquidazione
COMPONENTI ATTIVI
IMPIEGHI
COMPONENTI PASSIVI
FONTI
CAPITOLO 18/20: Movimenti finanziari e competenza economica
COSTI E RICAVI CHE PARTECIPANO E NON ALLA DETERMINAZIONE DEL REDDITO D'ESERCIZIO
NEGATIVI
COSTI: Si dicono costi le spese monetarie sostenute per l'acquisizione dei fattori di produzione, ossia beni e servizi necessari per il perseguimento delle finalità proprie di ciascuna impresa
CLASSIFICAZIONE DEI COSTI
In base alla funzione aziendale cui ineriscono
In base al tempo necessario per l'esaurimento dell'utilità nell'ambito dei processi produttivi
In base alla natura economica della spesa
In base alla correlazione con il volume della produzione
POSITIVI E NEGATIVI
PROVENTI FINANZIARI
ONERI FINANZIARI
POSITIVI
RICAVI: Il ricavo rappresenta un componente positivo di reddito, che viene iscritto nel conto economico dell'esercizio in cui si manifesta la sua competenza
RATEI ATTIVI: Ricavi futuri che sono maturati ma non si sono ancora manifestati in modo numerario
RISCONTI PASSIVI: Ricavi sospesi e rinviati all'esercizio successivo
CAPITOLO 21: Principio di competenza: ratei e risconti
RATEI: Operazioni con manifestazione finanziaria posticipata
ATTIVI cioè i ricavi di integrazione
PASSIVI cioè i costi di integrazione. La formula che ci serve per calcolare il rateo passivo è questa: (importo del contratto/durata del contratto) x periodo di competenza
RISCONTI: Operazioni con manifestazione finanziaria anticipata
ATTIVI cioè i costi di rettifica. La formula che ci serve per calcolare il risconto attivo è questa: (importo del contratto/durata del contratto) x (durata del contratto-periodo di competenza)
PASSIVI cioè i ricavi di rettifica
REGOLE
I costi generano dei ratei passivi o dei risconti attivi
I ricavi generano dei ratei attivi o dei risconti passivi
CAPITOLO 22: Principio di prudenza, costi e perdite future presunte
COSTI FUTURI PRESUNTI: I costi futuri presunti sono presumibili costi da affrontare in futuro e vanno valutati nei costi d'integrazione riferendosi sia dal punto di vista temporale che di rischio
PERDITE FUTURE PRESUNTE: Esse sono riferite a perdite che potranno presentarsi nel tempo futuro per particolari rischi che possono avvenire
PRINCIPIO DI PRUDENZA: Il principio di prudenza prevede che i valori da assegnare alle attività siano definiti scegliendo i più bassi tra quelli ragionevoli poiché valutazioni a valori superiori anticiperebbero a vantaggio del periodo utili futuri presunti, mentre valutazioni a valori più bassi anticiperebbero a carico del periodo perdite future presunte