Si tratta di una storia ambientata in un'ignota località della riviera ligure, non menzionata dal testo, nella quale Quinto Anfossi, un giovane intellettuale che lavora in una grande città del Nord Italia, personaggio che Calvino definisce semiautobiografico, fa ritorno.
Siamo nel mezzo degli anni cinquanta, in un'epoca di bassa marea morale e Quinto, in una crisi di pensiero dovuta ai cambiamenti e al malessere sociale e intellettuale da essi causato, si trova a reagire attraverso la repressione delle sue naturali inclinazioni: mettendo in secondo piano il suo impegno intellettuale, si mette in affari, per sentirsi al passo coi tempi; così diventa socio di un impresario di cattiva fama dedito alla speculazione edilizia, collaborando ad ingrigire lo spettacolo paesaggistico della riviera ligure.
Questa vicenda è definita dall'autore storia d'un fallimento: Quinto attua un processo di mimesi dello spirito dei tempi corrotti, spinto quasi da un desiderio di fallimento, perché in questo gioco sono sempre i peggiori che vincono.