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LE RIVOLTE E I GRACCHI, MARIO, SILLA E LA GUERRA SOCIALE, CESARE IL…
LE RIVOLTE E I GRACCHI
I plebei, invece si ritrovarono più poveri. Avevano perso la loro unica fonte di guadagno; molti plebei disoccupati si riversarono in città. La plebe scontenta provocava continui disordini. Tiberio e Gaio Gracco provarono a cambiare la situazione. Tiberio, che era stato eletto come tribuno della plebe, riuscì a far approvare una riforma agraria, con cui i latifondi venivano ridotti e ai plebei erano assegnati piccoli terreni. I patrizi non approvarono questa legge, per cui Tiberio fu ucciso.
10 Anni dopo anche Gaio Gracco divenne tribuno e ripropose la riforma.
Anche questa volta Gaio per sottrarsi agli oppositori si fece uccidere da uno schiavo.
Dopo le 3 guerre di conquista, i patrizi si erano arricchiti. Avevano formato latifondi.
MARIO, SILLA E LA GUERRA SOCIALE
Gaio Mario era un plebeo diventato console dopo una brillante carriera militare, riformò l'esercito rendendo l'arruolamento volontario e dando a tutti i soldati una paga e un'armatura.
La situazione a Roma rimaneva difficile. Si erano formate due frazioni opposte:
- GLI OTTIMATI
erano i senatori patrizi
- I POPOLARI erano i plebei
Grazie a Mario molti plebei disoccupati si arruolarono, attirati dallo stipendio e dai bottini di guerra.
I socii italici scatenarono una guerra contro Roma: chiedevano la cittadinanza, che avrebbe permesso loro di partecipare al governo.
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Si schierò anche contro Mario: in un clima di guerra civile marciò su Roma con le sue truppe e lo cacciò.
Silla si fece nominare dal Senato dittatore a vita, poi compilò liste di nemici, chiunque poteva uccidere e depredare delle ricchezze.
Per Roma furono anni bui.
CESARE IL DITTATORE
Si preoccupò anche dei plebei più poveri: ridusse le distribuzioni gratuite di grano, ma avviò grandi lavori pubblici.
Il Senato proibì a Cesare di entrare a Roma armato, ma Cesare non ubbidì. Attraversò invece il fiume Rubicone con le sue truppe e diede inizio a una guerra civile tra il suo esercito e quello di Pompeo. La guerra si spostò prima in Spagna, poi in Grecia, dove Cesare vinse la battaglia di Farsalo.
Nonostante queste riforme avessero reso migliore la vita di molte persone, i senatori avevano paura che Cesare volesse trasformare la Repubblica in una monarchia. Ma nel 44 a. C. organizzarono una congiura per ucciderlo.
Il grande successo di Cesare in Gallia intimoriva il Senato, che chiese protezione a Pompeo.
Tornato a Roma, Cesare si fece nominare dittatore a vita e concentrò nelle sue mani tutti i poteri. Concesse la cittadinanza romana ai Galli.
IL SECONDO TRIUMVIRATO
Alla morte di Cesare, a Roma scoppiò il caos. Marco Antonio, un generale delle truppe di Cesare, si fece nominare console.
Antonio si stabilisce in Egitto con Cleopatra; mentre Lepido si faceva da parte, il Senato dichiarò Antonio "nemico della patria" e Ottaviano lo affrontò nel 31 a. C. nella battaglia navale di Azio, una città greca sul Mar adriatico. Ottaviano vinse e tornò vittorioso a Roma: il potere era nelle sue mani.
Dopo aver sconfitto Bruto e Cassio, che avevano fatto uccidere Cesare, i triumviri decisero di dividersi il governo delle province di Roma:
- ad Antonio spettavano le province orientali;
- a Ottaviano Roma e le province occidentali;
- a Lepido le province africane.
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CESARE, LA GALLIA E IL TRIUMVIRATO
Dopo Silla Roma tornò alla normalità. La situazione fuori da Roma era molto turbolenta. Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso erano due comandanti.
Grazie alle loro imprese, Crasso e Pompeo divennero consoli.
Cesare fu eletto console: mantenne le promesse e distribuì terreni ai plebei più poveri Cesare si fece nominare proconsole delle Gallie ovvero nord Italia e sud della Francia.
Cesare, Crasso e Pompeo strinsero un accordo privato, formando il primo triumvirato:
- Crasso e Pompeo avrebbero appoggiato la candidatura di Cesare al consolato;
- Cesare avrebbe concesso terre ai veterani di Pompeo e avrebbe fatto leggi favorevoli ai pubblicani delle province, rappresentanti da Crasso