Diario lirico di un’estate vissuta in compagnia di Ermione (Eleonora Duse) tra Firenze, Fiesole e la Versilia, trasfigurata nella mistica esperienza di un uomo superiore che aspira a «un’ideal forma di esistenza», ovvero a farsi dio. Tutto ciò in quattro fasi: 1) dionisiaca (in un’esplosione di vitalità l’uomo si abbandona all’istinto, alla danza sfrenata, al tripudio dei sensi; la tensione al divino si realizza in un rapporto viscerale con la natura); 2) panica (l’uomo si immerge totalmente nella natura smarrendosi in essa e perdendo coscienza della propria individualità); 3) mitica (simboleggiata da Glauco e caratterizzata dall’angoscia derivante dalla consapevolezza che non si può fermare il tempo o evitare la morte; il desiderio di superare i limiti umani può realizzarsi solo nel sogno dell’arte); 4) eroica (simboleggiata da Icaro, emblema del superuomo che affida alla gloria le proprie residue speranze di immortalità, lanciandosi in una sfida gratuita, pura affermazione di una volontà indomabile). Nell’ultima parte dell’opera predomina il sentimento del passare del tempo e dell’inarrestabile declinare della vita, da cui nasce un clima di disillusione. In Alcyone D’Annunzio sperimenta con successo la strofa lunga, ampia sequenza di versi liberi brevi (L’onda ne conta 102, la cui misura va dal trisillabo al settenario); inoltre fa leva sull’immaginazione analogica, mediante sequenze di similitudini a cascata, e sugli effetti musicali.