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La guerra del Peloponneso - Cosatto - Coggle Diagram
La guerra del Peloponneso - Cosatto
Origine del conflitto
Nel 433 a.C. Atene sostenne Corcira, una colonia corinzia su un'isola del mar Ionio, nella guerra contro la madrepatria Corinto, potente città del Peloponneso e alleata di Sparta.
Poco dopo Atene assediò Potidea, nella penisola Calcidica (colonia di Corinto) ma membro della lega delio-attica. Corinto intervenne in aiuto della sua colonia (ancora una volta i Corinzi e Ateniesisi trovarono in guerra).
L'ultimo incidente si verificò quando Atene negò a Mégara, alleata di Sparta, l'accesso a tutti i porti della lega delio-attica.
Peste ad Atene
La strategia di guerra da Pèricle puntava tutto sulla potente flotta della lega delio-attica, voleva dire di attaccare Sparta nel Peloponneso agendo via mare.
La tattica di Pèricle mostrò i suoi gravi difetti: non solo lasciava l'intera regione alla mercé del nemico ma esponeva la città a pericoli imprevisti.
Nel 431 a.C. truppe peloponnesiache invasero l'Attica devastando le campagne. La popolazione si rifugiò prontamente all'interno delle "Lunghe Mura" dove i rifornimenti arrivavano regolarmente attraverso il porto del Pireo.
In inverno gli assedianti si ritirarono e su Atene si abbatté la peste che si diffuse fra la popolazione e la prima vittima fu Pèricle. La sua morte nel 429 a.C. privò Atene di una guida forte negli anni di guerra che seguirono.
La guerra continua: gli anni di Cleone
Dopo Pèricle, il nuovo capo della fazione fu Cleone, un uomo brutale e violento e fortemente antispartano. Nel 427 a.C. la vicina città Platea (alleata) venne distrutta da truppe spartane e tebane e nello stesso periodo l'isola di Lesbo abbandonò la lega delio-attica.
Nel 424 a.C. quando la flotta ateniese riuscì ad occupare la città di Pilo nel Peloponneso e a bloccare un contingente di 180 Spartiati nell'antistante isoletta di Sfacterìa.
Cleone rifiutò ogni protesta di tregua; gli Spartiati furono costretti alla resa e i sopravvisuti vennero inviati come prigionieri ad Atene.
La "pace di Nicia"
Un contingente, guidato dal generale Bràsida, attraversò tutta la Grecia giungendo fino ad Anfìpoli, importante caposaldo di Atene sulle coste della Tracia.
La città lo accolse come un liberatore e lo stesso fecero altre poleis della zona. Il rischio era altissimo: dal controllo su quell'area dipendevano i rifornimenti di grano dal Mar Nero.
Cleone fronteggiò Bràsida davanti alle mura di Anfìpoli. Nello scontro entrambi i generali persero la vita e con loro anche i due principali sostenitori della guerra. Sia ad Atene che a Sparta prevalsero le fazioni moderate: nel 421 a.C. fu stipulata un pace di 50 anni, la cosiddetta "pace di Nicia".
L'accordo ripristinava la situazione precedente all'inizio della guerra. Atene conservava il controllo sugli alleati della lega delio-attica con obbligo di rispettarne l'autonomia e in cambio doveva restituire a Sparta i territori conquistati nel Peloponneso e rilasciare i prigionieri spartiati.
Alcibìade e le tendenze imperialistiche di Atene
Atene ne approfittò per rendere più saldo sugli alleati e sul mare e per estendere verso Occidente la sua sfera d'influenza. Il principale sostenitore di questa politica era Alcibìade, lontano parente di Pèricle.
L'occasione per realizzare una grande impresa gli venne offerta dalla guerra scoppiata in Sicilia fra le due città greche di Segesta e Selinunte. Quando Segesta chiese l'aiuto di Atene, che era sua alleata.
Fu così allestita una flotta di 135 triremi che nel 415 a.C. salpò alla volta della Sicilia sotto la guida di Alcibìade stesso, Nicia e Làmaco.
Il disastro della spedizione ateniese in Sicilia
Alcibìade appena arrivato in Sicilia fu accusato di atti sacrileghi compiuti prima della partenza, la mutilazione delle erme che si trovavano nell'agorà e ricevette l'ordine di tornare ad Atene.
Nel 414 a.C. gli Ateniesi occuparono il Porto Grande e posero l'assedio alla città. Quando gli Ateniesi cercarono di occupare l'area circostante la città, le loro navi furono attaccate dai Siracusani e dagli alleati fin dentro il Porto Grande.
Nel 413 a.C., la flotta ateniese fu quasi completamente distrutta. I generali ateniesi vennero giustiziati subito mentre i soldati furono gettati nella latomìe.
Si riaccende la guerra
Nella primavera del 413 a.C. la guerra con Sparta era ricominciata e l'Attica era di nuovo sotto assedio. Sotto la pressione dei Corinzi e dei Siracusani, Sparta aveva ceduto. Un esercito peloponnesiaco era entrato in Attica, su consiglio di Alcibìade, aveva occupato la fortezza di Decelèa.
Sparta venne aiutata economicamente dalla Persia ma molte isole dell'Egeo approfittarono dalla debolezza di Atene per uscire dalla lega delio-attica. In Atene fu istituita una commissione straordinaria composta da 10 consiglieri.
La rivoluzione oligarchica
Nel 411 a.C. fu messo in atto un vero e proprio colpo di stato: la Bulè dei Cinquecento venne sostituita da un consiglio di 400 membri e i diritti di piena cittadinanza furono ristretti a soli 5000 individui.
Tuttavia la democrazia ateniese non morì. Il nuovo regime dei Quattrocento, incapace di raggiungere un accordo con Sparta e con i marinai della flotta, per la difesa di Atene, fu rapidamente abbattuto. Lasciando il posto ad un'oligarchia più moderata e poi nuovamente alla democrazia.
Sconfitta di Atene
Una svolta nella guerra si ebbe quando il comando della flotta peloponnesiaca venne affidato ad un generale spartano: Lisandro. La flotta ateniese riuscì tuttavia a sconfiggerlo alle Arginuse, piccole isole presso Lesbo.
Nel 405 a.C. Lisandro schiacciò la flotta ateniese presso Egospòtami, nel Chersoneso tracico e due mesi dopo Lisandro entrava nel porto del Pireo. Le condizioni di pace furono durissime: abbattimento delle "lunghe mura", consegna della flotta da guerra tranne dodici triremi, adesione all'alleanza con Sparta e scioglimento della lega delio-attica.