Molti anni fa la vite era una semplice pianta da ornamento, non produceva ne fiori ne grappoli succosi, ma solo grandi pampini che in autunno si tingevano con i colori dell'arcobaleno. Un giorno di primavera accadde che un contadino, accorgendosi che la sua vite era particolarmente grande, decise che era giunto il momento di potarla drasticamente. Non la taglio tutta, la fece solo diventare piccola, per non far soffrire il campo per mancanza di sole. A quel punto la vite, vedendosi così piccola scoppiò a piangere, maledicendo il giorno in cui aveva deciso di nascere. Un uccellino ebbe pietà della povera vite, così decise di aiutarla. L'uccellino disse alla vite che di notte l'avrebbe fatta diventare di nuovo bella. Dopo il tramonto l'uccellino volò sulla vite e cominciò a cantare una melodia molto dolce. Con quella dolce melodia la vite si sentì un po meglio. L'uccellino cantò tutti i giorni, finché la decima notte le stelle si accorsero di quella dolce melodia e si chinarono per guardare meglio. Quando videro la povera vite quasi agonizzante, le stelle si commossero, facendo cadere dal cielo la loro luce color dell'argento e la vite cominciò a rinascere. Nuova linfa cominciò a crescere nel suo tronco, i rami crebbero a dismisura e si moltiplicarono, ed è così che nacque l'uva. Fu l'aria carica di profumi che veniva dai monti dell'interno a far nascere i primi pampini, che spuntarono piccoli e forti e poi diventarono grandi, forti e pieni di vita. Fu la brezza che saliva dal mare a far ad arricciare i rami. Quando l'uccellino si accorse che stava per essere fatto prigioniero della vite che lui aveva salvato, scappò cinguettando felice. Arrivato autunno il contadino si accorse che la vite era cresciuta di nuovo, decise di prendere l'accetta e di farla finita. Prima di andare a prendere l'accetta la sua attenzione venne catturata dai grappoli della vite, era la prima volta che la vite dava frutti così belli. Il contadino assaggiò l'uva e rimase sbalordito dal sapore. Il contadino non andò più a prendere l'accetta per farla finita, ma raccolse tutta quell'uva e la portò al mercato per vedere se qualcuno l'acquistava. In meno di un'ora rimase senza uva ma con la saccoccia piena di buon denaro. Da quel giorno tutti i contadini della Calabria divennero depositari di uva straordinaria, che veniva da una vite figlia dei venti, dei monti e delle brezze del mare.