Fu l’inizio di una trasformazione che nel giro di alcuni decenni portò a un cambiamento radicale: da milizia temporanea di cittadini-agricoltori, le legioni romane si trasformarono in truppe di professionisti regolarmente stipendiati, bene addestrati e in servizio per molti anni di seguito. Oltre a cambiare il reclutamento, Mario riformò altri aspetti dell’esercito. Elmo, corazza, scudo e armi furono resi più robusti ed efficaci, l’addestramento fu più curato, e la tattica bellica fu migliorata dall’introduzione del sistema della coorte.
La durata della ferma richiesta ai poveri che si offrivano volontariamente di diventare legionari era di sedici anni. Poiché al momento del congedo i generali cercavano di fare avere ai loro veterani un appezzamento di terra, il servizio militare appariva agli occhi delle classi rurali povere uno strumento per arricchirsi e raggiungere infine lo status di piccoli proprietari.
La coorte era un’unità tattica agile ma abbastanza forte per operare autonomamente. Era costituita dall’unione di tre manipoli e composta di regola da 500-600 soldati. Composta da dieci coorti, la legione divenne la più efficace formazione di fanteria della storia fino all’introduzione, nel XVI secolo, delle armi da fuoco.