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sociolinguistica4 - Coggle Diagram
sociolinguistica4
fasi della standardizzazione nel corso della standardizzazione della lingua, con durata diversa. Quella dell’italiano circa dall’anno 1000 al 2000
nozione lingua standard è piuttosto vaga, ma Haugen schematizzato le procedure attraverso cui una lingua standard tipica in genere è passata
- Selezione. scelta la varietà da standardizzare, che può essere una singola varietà esistente o un amalgama di varietà.
- Codificazione. Istituzioni, fissano la norma linguistica della varietà scelta, per insegnarla a tutti i cittadini
- Elaborazione della funzione. Il governo stabilisce le funzioni e gli ambiti della vita sociale in cui deve essere impiegata
- Accettazione. Fase più complessa: la popolazione deve accettare la lingua scelta e usarla. Se avviene la lingua standard diviene simbolo dell’identità e dell’unità del popolo.
Nella standardizzazione dell’italiano possiamo quindi dire: L’unità della lingua “italiana”: oggi concetto scontato; non era così nel passato.
passati dall’oralità alla scrittura. La varietà a della lingua è legata ai parlanti e al loro ruolo: il popolo (l. parlata); (l. scritta). La prima fase del secondo Millennio (XI-XIII sec.) in Italia fase in cui si va ad una selezione della varietà toscano-fiorentina
A partire dai testi scritti i grammatici codificano le norme di una lingua: per l’italiano fase di codificazione avviene dal 1450. Nel Cinquecento si ha la stabilizzazione della norma linguistica; si veda Bembo e poi la stampa
Ottocento: durante il Regno Savoia nella prima metà si ha la prima menzione della lingua italiana come lingua ufficiale della parte italiana del Regno nello Statuto Albertino
In seguito, l’unità politica dell’Italia e suoi riflessi con grande dibattito sulla lingua da adottare nelle scuole e nell’amministrazione: purismo e antipurismo.
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Nel Novecento vera e propria di accettazione: numerosi fattori sociali contribuiscono alla diffusione della lingua nazionale:
a) la burocrazia dello stato;
b) il servizio militare obbligatorio che favorisce la reciproca conoscenza fra giovani provenienti da diverse regioni della Penisola
c) l’industrializzazione che produce l’urbanesimo e le migrazioni sia interne che all’estero;
d) l’obbligo scolastico via via più esteso;
e) la politica linguistica del fascismo;
f) l’avvento dei media Storicizzando: cinema di consumo dagli anni Venti, radio dai Trenta, tv dai Cinquanta.
La standardizzazione di una lingua
La differenza tra lingua e dialetto, secondo cultura occidentale, dipende in primis da due parametri:
1) lo status. una lingua, ha riconoscimento statutario e può essere impiegata in domini d’uso dai i quali i dialetti sono esclusi
2) il prestigio. è la valutazione sociale positiva che i parlanti danno di una lingua. proprietà non oggettiva, dipende dalla valutazione di certi tratti che i membri di una comunità ritengono favorevoli e desiderabili. contrario è stigma. un codice caratterizzato da proprietà sfavorevoli, non accettate socialmente
3) le dimensioni. ‘Lingua > dialetto’, nel senso che la lingua ha più items [‘aitems] (‘più pezzi di lingua’) di un dialetto, specificamente a certi livelli dell’analisi linguistica.
alla base della differenza tra lingua e dialetto ci sono ragioni non linguistiche, ma sociolinguistiche.
primi tentativi di standardizzazione di cui possediamo documentazione scritta> riforma carolingia VIII secolo d. C. All’interno di ampio progetto di riforma del sistema educativo, il monaco Alcuino da York convinse Carlo Magno che la corruzione della lingua latina, lingua della Chiesa e dell’Impero, doveva essere tenuta sotto controllo e se possibile arrestata
il latino non era più pronunciato in modo univoco da tutte le popolazioni dell’Impero, ma si erano delineate una serie di pronunce locali
Alcuino, che aveva studiato latino a York, era allibito dal diffondersi di pronunce tanto diverse, al limite dell’inter-comprensibilità.
rimedio al problema, il latino ad litteras, ovvero, così come era scritto, imporre la lingua scritta, tradizionalmente più conservativa, come modello per il parlato.
esempio, prima della riforma, un verbo latino come CANTARE era pronunciato, a seconda delle zone, /kantaːre/ oppure /ʃãter/.
riforma, seconda pronuncia non più ammissibile. Ma la capacità di leggere e scrivere (il latino) era ristretta ad una minoranza
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senza avere effetto sulla lingua parlata, anzi, aumentando ancor di più il divario tra questa e lo scritto, sino a rendere le due varietà del tutto incomprensibili tra loro
la standardizzazione dell’italiano
In Italia il volgare è documentato nei testi scritti più tardi che in Francia. L’antico francese documentato prima volta> testo Giuramenti di Strasburgo '842 due eserciti riappacificati giurano ciascuno nella lingua dell’altro una sorta di patto di non belligeranza.
Un esercito dell’area francofona e l’altro dell’area tedescofono - abbiamo nella registrazione dell’atto ufficiale del patto, la parte di descrizione in latino,e i giuramenti in lingua degli eserciti
Nel X secolo troviamo testi in latino con caratteristiche volgari, e nel secolo seguente vari cenni all’uso del volgare in Italia (diversi tipi di volgare in Italia).
- Il poema "Gesta Berengarii” che all’incoronazione di Berengario I (915 d.C.) il senato si espresse patrio ore, “nella lingua dei padri”, e il popolo gridava nativa voce, “nella sua lingua materna”.
- Nel 960 d.C. il grammatico Gunzo (Gonzone) di Novara scrive una lettera ai monaci di Reichenau, prendendo spunto da un errore di latino che gli era stato rinfacciato
- L’epitaffio del papa Gregorio V (999 d.C.) dice che usus francisca vulgari et voce latina instituit populos eloquio triplici, “usando il francese, il proprio dialetto (germanico) e il latino, istruì i popoli in tre lingue”.
Alla fine del millennio chiara differenziazione delle diverse varietà. vulgari “lingua materna” di una persona / lingua quotidiana.
fine VIII inizio IX iniziano anche delle scritture tra latino e italiano che sono lingua scritta non più latino e non ancora pienamente italiana.
III. sua completezza considerato atto nascita lingua italiana, la formula dei testimoni di un atto notarile detto Placito di Capua (960 d.C.). Tutto l’atto giuridico di usucapione, è scritto in latino, ma si chiede ai testimoni di fare un giuramento, e notaio trascrive la forma usata dai testimoni.
primo testo datato che presenta le due lingue, latina e volgare, distinte e contrapposte, entro uno stesso documento: in latino redatto documento dal notaio, testimoni giurano usando la formula nella varietà locale campana.
Non c’era ancora una scrittura solidificata del volgare, ma diverse varietà linguistiche emergenti non molto diverse tra di loro
Primi documenti: notarili-giudiziari, religiosi, letterari, Per lo sviluppo di un volgare letterario dobbiamo aspettare fino al Duecento, quando si hanno fioriture diverse in varie parti d’Italia,
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Diversi secoli dopo le prime attestazioni nei diversi volgari e dopo le prime grandi opere letterarie in italiano e nelle diverse lingue romanze, compaiono le “grammatiche”, cioè la norma codificata.
La prima grammatica italiana, nota come La grammatichetta vaticana, è opera di Leon Battista Alberti che intendeva descrivere “l’italiano volgare” seguendo il modello latino di Prisciano.
Per il francese, la prima descrizione sotto forma di grammatica è del 1400 circa ed è nota con il nome di Donait françois, scritta in anglo-normanno da ecclesiastici secondo il modello della grammatica definita Ars minor del grammatico latino Aelius Donatus.
Ausbau un concetto cruciale nella definizione dei repertori linguistici, è quello di elaborazione.
Un repertorio linguistico di solito presenta una struttura, le lingue e i dialetti non sono tutti sullo stesso livello, sia nell’uso che se ne fa sia nel loro stesso livello di elaborazione.
Kloss identifica diversi gradi di elaborazione di una lingua, quantificabili su di una scala data dalla combinazione di due dimensioni: gli argomenti e i livelli di sviluppo. altri stadi di una lingua che ne precedono la vera e propria elaborazione e riguardano la presenza di traduzioni di testi chiave, poesia e narrativa, media orali e giornali locali.
che testi d’uso (istruzioni, manuali, note tecniche) “valgono” molto di più di testi letterari, soprattutto se di poesia e di argomento locale. molte lingue di minoranza sono più elaborate di un dialetto
legge la scala di Kloss:
I nostri dialetti stanno sotto questa scala, a scuola non si usa il dialetto.
lingua elaborata dotata di un sistema di scrittura e di parlanti alfabetizzati, usata per scrivere testi, oltre che letterari, anche giornalistici, tecnici e scientifici, dotata di norme grammaticali e ortografiche codificate in dizionari e grammatiche ed è insegnata a scuola.
Prime testimonianze scritte del volgare in territorio bergamasco all’interno della grammatica latina del maestro Lanfranco Baiardi da Albegno .
XIV secolo - Grammatica di Lanfranco Baiardi da Albegno
Oltre alla trattazione grammaticale, Lanfranco inserisce alcune frasi in volgare che gli scolari sono invitati a tradurre in latino.
Il maestro Lanfranco Baiardi da Albegno cerca di spiegare la grammatica annotando a lato alcune frasi in volgare in bergamasco
XIV secolo - Glossario Latino-Bergamasco. Frammento di Glossario Latino-Bergamasco tre liste di sostantivi: maschili, femminili e neutri, lasciate peraltro incomplete,
XV secolo - Glossario di Antonio di Giovanni (1429). primi cinque fogli del manoscritto una serie di regole spiegate attraverso esempi in volgare bergamasco
Altri 10 fogli (il manoscritto è frammentario) contengono invece un glossario latino-bergamasco. l’assenza delle vocali anteriori arrotondate /ø/ e /y/
non sappiamo se fossero davvero assenti o se invece, semplicemente, non si fossero ancora sviluppati degli espedienti grafici attraverso i quali notarli. possibilità l’autore a semplicemente deciso di lasciarle inespresse, nella convinzione che il lettore avrebbe comunque saputo dove inserirle.