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AMBIGUO MALANNO Parte 2 - Roma - Coggle Diagram
AMBIGUO MALANNO
Parte 2 - Roma
XI. L'impero bizantino
(395-1453 d.C.)
nella società bizantina le donne, tutelate dal diritto, hanno avuto un'importanza che nella storia è stata raramente superata (es. posizione delle imperatrici, designate prima col titolo di
Augusta
e poi di
Basilissa
)
tuttavia, la presenza di titolari femminili del potere politico ha avuto ben poca rilevanza
la legislazione degli imperatori bizantini fu ispirata dal desiderio di riconfermare i principi del diritto giustinianeo, adattandoli allo spirito cristiano
la famiglia andava tutelata e il valore della devozione e dell'obbedienza filiale andava riaffermato: questo si tradusse nella previsione di regole giuridiche che discriminavano le donne
all'interno del matrimonio contava solo la volontà del marito
se la moglie dormiva fuori casa, frequentava i bagni/l'ippodromo/il teatro→il marito poteva ottenere il divorzio
se il marito era stato condannato per adulterio→la moglie non poteva lasciarlo
l'uomo era "adultero" solo se aveva rapporti sessuali con la moglie/fidanzata/concubina di un altro
due sole donne, di eccezionale cultura, hanno lasciato traccia nella letteratura bizantina: le poetesse Casia e Anna Comnena
Anna condivideva l'opinione che gli uomini del suo tempo avevano delle donne
il miglior ornamento di una donna era il silenzio+la donna era vista come strumento del demonio
nei secoli successivi al crollo dell'impero romano d'Occidente la condizione delle donne andò peggiorando: la famiglia, la casa e la maternità erano tornati a essere l'unico orizzonte della loro vita
Conclusioni
la funzione delle donne, in Grecia, era quella di riprodurre cittadini, se libere, e di forza-lavoro servile, se schiave
le donne erano prive di ogni istruzione
a Roma, a differenza che in Grecia, la funzione delle donne non era limitata al momento puramente naturale del parto: il compito femminile era più complesso, e più rilevante nell'organizzazione della collettività e nella percezione sociale
esse godevano di una dignità mai tributata alle donne greche
erano delegate a educare i figli per farne dei
cives romani
il compito di moglie e madre, tuttavia, impediva loro di uscire dai confini di un ruolo rigorosamente codificato
X. Il principato
e l'impero
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all'interno della popolazione vigeva una distinzione tra vergini e donne sposate (
matronae
), libere o schiave, patrizie o plebee, donne oneste o probe: a seconda dell'appartenenza all'una o all'altra di queste categorie, esse partecipavano a culti speciali e riservati
la separazione dei culti segnava una serie di distinzioni fondamentali, destinate alla riproduzione di un ordine sociale e giuridico, all'individuazione del matrimonio come momento centrale della vita femminile e all'indicazione di un codice ideale di comportamento, rappresentato dalla
univira
i culti erano gli stessi, ma le donne si comportavano in modo tale da essere indegne di parteciparvi
il mutamento del comportamento femminile non andò di pari passo con un cambiamento dell'ideologia e dei modelli che la religione e i culti antichi proponevano
un solo culto, diverso dagli altri, contribuì all'emancipazione femminile: il culto di Vesta, le cui sacerdotesse (Vestali) per certi versi erano delle donne emancipate
le Vestali erano consacrate alla dea per 30 anni, e grazie alla consacrazione erano liberate dalla sottoposizione alla
patria potestas
ed esonerate dalla tutela
anche se libere dalla necessità di avere un tutore, erano sottoposte al volere di un uomo come le altre donne
la Vestale era un'immagine muliebre che riproduceva il modello della
matrona
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cause che determinarono la decadenza e la fine dell'impero romano
crisi demografica, dovuta alla diminuzione delle nascite
colpì non solo le città, ma anche i contadini, che non erano più in à di sostenere l'onere dei tributi
molte donne che avrebbero avuto l'interesse a farlo non ebbero figli
l'aristocrazia non fu più in ° di assicurare un ricambio→scomparsa degli ideali e delle virtù che avevano fatto grande Roma
motivi economici, finanzairi e militari
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i secoli fra principato e impero furono quelli dell'emancipazione romana
(il numero di donne emancipate aumentò tra I e II secolo). Le donne (
aristocratiche
) divennero titolari di nuovi diritti, fatta eccezione per i diritti politici, poterono istruirsi e coltivare i loro interessi intellettuali
facendo ricorso all'aborto, godettero di una maggiore libertà sessuale
per alcuni, libertà paragonabili a quelle moderne
per altri, deplorevole rilassatezza di costumi, causa di decadenza e della fine dell'impero
abbiamo notizie di una donna avvocato e di letterate
molte donne presero parte a culti di origine orientale (es. culto di Iside)
la presenza femminile nel lavoro extradomestico non può essere letta come segno di emancipazione: era piuttosto una necessità
l'emancipazione fu un processo difficile: come i greci, anche i romani volevano che le loro donne fossero sottomesse
Livio "se daremo loro la libertà, ci comanderanno"
Marziale
ha di fronte a sé molte donne il cui comportamento e la cui ideologia sono del tutto incompatibili con i vecchi modelli
la "casta" Levina, la moglie di Galeno, Polla, la moglie di Alauda, la moglie di Caridemo, la moglie di Pannico, Proculeia: sono tutti esempi di donne che o ebbero più relazioni contemporaneamente o abbandonarono i loro mariti, ormai vecchi, licenziandoli con la frase "Tuas res tibi habeto"
le romane si ubriacavano
aspirazione alla vedovanza come liberazione dalle angherie delle mogli
Plauto
nella
Cistellaria
, di una donna che era morta, aveva scritto che "per la prima volta aveva usato una cortesia al marito"
Giovenale
massimo poeta satirico romano
esprime un'avversione per il sesso femminile
tra le sue invettive, quelle VS le donne sono le più dure; sovrappone al tema della decadenza dei costumi quello della "naturale" corruttibilità delle donne
la sesta Satira, forse la più famosa, è un'accusa spietata
Giovenale non fa distinzione, le donne sono tutte uguali, ad eccezione delle più povere, che si sottomettono al pericolo del parto e sostengono tutte le fatiche naturali della donna che allatta
se sono ricche, comandano in casa, impongono i loro amanti al marito, sono dispotiche; cercano di imitare le donne greche, perfino a letto; sono capaci, per amore del denaro, di uccidere i loro figli
in Marziale e Giovenale ritornano gli stessi temi e le stesse accuse, ma Marziale riteneva che vi fossero anche matrimoni ben riusciti e stimava alcune donne, a differenza di Giovenale
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per influsso del cristianesimo venne a porsi un numero sempre > di unioni non più predeterminate e imposte dai genitori, ma decise dalle parti contraenti
per i cristiani, perché un'unione fosse un matrimonio, la volontà di contrarlo doveva essere manifestata in forme prestabilite, alla presenza della Chiesa
Costantino e Giustiniano attuarono una politica volta a limitare i divorzi
l'adulterio femminile, nei secoli dell'impero e soprattutto del tardo impero, venne represso con severità sempre maggiore
l'emancipazione femminile era stata tollerata a patto che non mettesse in discussione il rispetto della morale familiare
lex Iulia
: aveva stabilito che l'adulterio femminile, rappresentando un pericolo per l'intera collettività, potesse essere punito su richiesta di un qualunque cittadino
il marito, se uccideva la moglie, doveva essere punito come omicida (ius occidendi limitato)
gli imperatori cristiani stabilirono che l'adultera e il suo complice fossero condannati a morte e bruciati sul rogo
i secoli dell'impero registrarono una nuova estensione dello
ius occidendi
infine si tornò a una situazione analoga a quella precedente alla lex Iulia, vale a dire si tornò ad ammettere che il marito potesse uccidere impunemente la moglie
con Giustiniano
il marito godeva dell'impunità solo se uccideva l'amante abituale della moglie, non colui che aveva con lei un'occasionale avventura
l'adultera poteva evitare la pena di morte
l'interruzione della gravidanza (aborto) era sempre stata considerata una faccenda privata; ma, di fronte al crescere delle trasgressioni, così come per l'adulterio, da questione privata divenne pubblica
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matrimonio tradizionale romano→matrimonio
cum manu
: vi era la prassi di dare alle donne una dote (dos), ovvero una quantità di beni che compensava la donna della perdita delle aspettative ereditarie nei confronti del gruppo d'origine e rappresentava un contributo al suo mantenimento
a partire dal II sec aC→matrimonio
sine manu
(il marito non ha potere di manus sulla moglie): la dote era strumento di collaborazione economica alla vita matrimoniale
la dote:
consentiva di distinguere un matrimonio da un concubinato
era proprietà del marito
in caso di divorzio doveva tornare alla moglie
a partire dagli
ultimi secoli della repubblica
(509-31 aC) le donne potevano sostituire al tutore legittimo una persona di loro fiducia
durante il
principato
la donna poteva far ricorso contro il tutore
sotto Claudio (imperatore romano della dinastia giulio-claudia, 14-68 dC) venne abolita la tutela legittima sulle donne ingenue, e a questa tutela rimasero sottoposte solo le libertine. Infine, con Costantino (imperatore romano, 306-377 dC) la tutela muliebre scomparve
l'unica parentela riconosciuta dal diritto era quella in linea maschile; tra madre e figlio non esisteva un rapporto riconosciuto e tutelato dal diritto. Ma a partire dalla
fine della repubblica
una serie di provvedimenti diede inizio a una revisione di questi principi
si tratta di innovazioni (determinate in parte da fattori interni, in parte dall'influsso del diritto ellenistico) che modificarono le vecchie regole del
ius civile
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le donne non potevano partecipare al governo dello Stato
tutto quel che riguardava l'amministrazione e il governo faceva parte dei
virilia officia
, che sono gli uomini erano in grado di svolgere
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col passare del tempo il matrimonio si era trasformato in una relazione personale paritaria, basata sulla volontà dei coniugi di essere reciprocamente marito e moglie (tale intenzione venne chiamata dai giuristi
affectio maritalis
)
le cerimonie che accompagnavano l'inizio della vita coniugale servivano a fornire una prova certa dell'esistenza dell'affectio maritalis, che poteva essere desunta anche da altri elementi, quali l'
honor matrimonii
(=fedeltà coniugale)
il divorzio era accompagnato da dichiarazioni come "Tuas res tibi habeto" (=Prenditi le tue cose), pronunciate di solito dal marito, che prendeva la decisione
riconoscimento a uomini e donne di diritti formalmente identici in materia di divorzio
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donne e matrimonio: considerati dagli gnostici opere di Satana
il matrimonio si configurava come uno stato inferiore alla verginità
i sacerdoti vennero esortati alla verginità, indicata da tutti come il modello più alto di comportamento
grazie al culto di Maria la castità venne esaltata
la castità era una difficile ma gratificante conquista, e sulla vita delle donne ebbe conseguenze particolari
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I Padri della Chiesa (Sant'Ambrogio, Sant'Agostino e San Girolamo) esaltarono il rifiuto del sesso, visto come un male legato alla natura umana, ma da combattere e da vincere
con il matrimonio la donna tornava a essere inesorabilmente sottomessa e individuata come essere inferiore
Tertulliano "Donna, tu sei la porta del diavolo"
con Agostino il cristianesimo raggiunge l'apice della misoginia (la misoginia si riconferma nell'ideologia cristiana)