Vinte le elezioni del 1924 grazie alla legge maggioritaria “Acerbo” e alle violenze squadriste, il fascismo modificò in senso plebiscitario il sistema elettorale chiamando gli italiani alle urne il 24 Marzo 1929.
Il progetto della nuova legge elettorale, rimarcò a chiare lettere la negazione, da parte della dottrina fascista, del dogma della “sovranità popolare”, affermando al suo posto quella della “sovranità dello Stato” e dell’identificazione diretta dello Stato in un solo Partito, in conseguenza di sua natura totalitario.