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sociolinguistica 6 - Coggle Diagram
sociolinguistica 6
• Sottocodici
1) varietà di lingua dipendenti non dal grado di formalità della situazione o dallo status e ruolo reciproco dei parlanti, ma dall’argomento;
2) varietà caratterizzate soprattutto da un lessico specialistico, utilizzate per comunicare da gruppi di parlanti legati a particolari attività lavorative e professionali o ad ambiti di studio.
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Ogni sottocodice presenta livelli stilistici diversi che vanno da un massimo ad un minimo di tecnicità, e quindi da un massimo ad un minimo di scostamento dalla lingua comune. La scelta di uno stile o di un altro dipende dal contesto
un sottocodice come quello della medicina. È evidente che la lingua di un articolo pubblicato su una rivista scientifica altamente formalizzata, usa molti tecnicismi e, contando su molte conoscenze specialistiche condivise lascia sottintesi molti passaggi logici;
la lingua contenuta in un foglietto di illustrazioni usa (o dovrebbe usare) pochissimi tecnicismi, molte spiegazioni, figure ecc. con il grado più basso possibile di tecnicità.
I poli stilistici intorno ai quali si addensa la maggior parte dei testi prodotti in ognuna delle lingue specialistiche sono:
- polo scientifico: raggruppa i testi in cui le scelte linguistiche vanno nella direzione della massima specializzazione;
- polo divulgativo: comprende i testi in cui le scelte linguistiche vanno nella direzione della massima divulgatività.
attenzione: ogni sottocodice presenta al suo interno una serie di caratteristiche particolari che meritano una trattazione a parte.
Il lessico specialistico che costituisce il tratto distintivo dei sottocodici e li distingue dalla lingua comune si ottiene principalmente attraverso questi procedimenti
- uso termini lingua comune con un significato diverso: si prendono termini già esistenti nella lingua comune e si attribuisce loro un significato diverso, più specializzato. Quando una parola della lingua comune viene adottata all’interno di una lingua specialistica ‘taglia i ponti’ con tutti i suoi possibili valori evocativi e allusivi e viene completamente ridefinita.
- ricorso a lingue straniere: si usano prestiti non integrati o calchi da lingue straniere. Le lingue più utilizzate sono l’inglese, il greco e il latino
- formazione di neologismi: nuove parole attraverso procedimenti standard. Il più diffuso, l’affissazione, consiste nell’aggiungere alla radice della parola serie prestabilite di affissi ai quali è convenzionalmente attribuito un preciso significato.
- utilizzo di sigle e acronimi come parole piene: sigle (es. TAC = Tomografia Assiale Computerizzata) e acronimi (es. eliporto < eli [cottero] + [aero] porto) in ogni lingua specialistica hanno piena autonomia di significato.
A livello morfosintattico la differenzia tra sottocodici e lingua comune è che: certi fenomeni che esistono anche nella lingua comune, nei sottocodici sono presenti con una frequenza molto maggiore.
- processo di nominalizzazione: trasformazione di un sintagma verbale in sintagma nominale. La preferenza per lo stile nominale è uno dei tratti più rilevanti dei sottocodici;
- perdita di importanza del verbo: a causa della preferenza per lo stile nominale si riduce la gamma dei tempi, dei modi e delle persone verbali e si usano più che nella lingua comune le forme nominali del verbo
- abolizione di ogni forma verbale: il processo di nominalizzazione può essere spinto a livelli estremi con la cancellazione di ogni forma verbale.
- uso del passivo e delle forme impersonali: il passivo è molto più usato che nella lingua comune e nella maggior parte dei casi non è seguito dall’agente; anche le forme impersonali sono usate più spesso che nella lingua comune. Da parte di chi scrive o parla vi è spesso il riferimento a sé stesso in terza persona. Queste forme si chiamano depersonalizzazione, allontanare la persona dall’eccesso di forza con una sorta di cortesia formare.
Struttura testuale
I testi prodotti utilizzando le lingue specialistiche di solito hanno un piano compositivo ben organizzato e una struttura riconoscibile, che in certi casi può diventare rigidamente predeterminata con schemi vincolanti e altamente prevedibili.
A livello di coerenza e coesione testuale i testi prodotti usando i sottocodici hanno almeno due caratteristiche che ricorrono con frequenza più alta che nell’italiano comune:
- referenza anaforica: si realizza di solito come rinvio interno ad un punto preciso del testo. Le forme attraverso cui si concretizza sono sia espressioni del tipo cfr. p.; cfr § x,y; v. oltre sia sintagmi anaforici (rimandi all’indietro) e cataforici (rimando a dopo)
- connettivi: hanno la funzione di esplicitare l’ordine logico-concettuale del testo e di scandire tutti gli snodi del ragionamento.
Stratificazione sociale come fattore di scelta linguistica. È facilmente intuibile e empiricamente dimostrabile che parlanti di diverso ceto o strato sociale, inteso come insieme di titolo di studio, status economico e professione, utilizzano varietà diverse di lingua.
Nel panorama linguistico italiano tale variabile determina ad esempio l’importante distinzione tra italiano colto e italiano popolare.
L’italiano colto è usato da parlanti di livello socioculturale medio-alto e alto e “coincide grosso modo con l’italiano cosiddetto standard, con la ‘buona lingua media’”
L’italiano popolare, invece, è la varietà di lingua, scritta e parlata, usata da parlanti aventi come lingua madre il dialetto quando tentano di maneggiare la lingua nazionale.
l’italiano popolare è stato particolarmente indagato dagli anni Settanta del secolo scorso per la sua funzione di strumento di comunicazione orale tra dialettofoni di regioni diverse durante la Prima guerra mondiale
esiste ancora l’italiano popolare?
l’italiano popolare è una varietà di lingua fortemente deviante dallo standard, con morfologia molto semplificata, lessico povero e sovraesteso, e molte interferenze dal dialetto.
La sintassi privilegia frasi molto semplici unite per paratassi. Molto frequenti fenomeni come gli anacoluti e frasi nominali con ellissi della copula.
Un tipo particolare di sottocodice: i gerghi gergo è una varietà di lingua (o dialetto) marcata sia in diafasia che in diastratia. Non dimenticare però la diatopia sullo sfondo.
Gergo: nel linguaggio comune indica una varietà di lingua caratterizzata da
- lessico specifico
- funzione criptica, = codice segreto parlato da particolari gruppi di persone, in determinate situazioni, per non farsi capire dagli estranei e per sottolineare l’appartenenza al gruppo (= codice segreto).
Differenza con i sottocodici che sono linguaggi settoriali: questi sono usati da addetti ai lavori ma senza contrapposizione alla lingua comune; i gerghi invece intendono marcare la distanza da altri gruppi e dalla lingua comune. Si forma su lingua o dialetto sottostante con risemantizzazioni
I gerghi storicamente attestati in Italia risalgono al tardo medioevo e si dividono tradizionalmente in due gruppi, quelli della malavita e quelli di mestiere (➔ gerghi di mestiere).
prime attestazioni, la lettera in furbesco scritta da Luigi Pulci a Lorenzo il Magnifico aveva lo scopo di nascondere la partecipazione di fanciulle-meretrici alle feste dei nobili fiorentini.
lo documenta l’opera Nuovo modo de intendere la lingua zerga della metà del 1500, che contiene anche un glossario italiano-furbesco e viceversa, e rivela un uso letterario ed elitario del codice, ricco di parole colte.
Anche il linguaggio giovanile (➔ giovanile, linguaggio) è stato considerato una sorta di gergo anche se con caratteristiche proprie.
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la variazione diastratica
Per variazione diastratica si intende la variazione linguistica correlata al parlante e ad alcune sue caratteristiche sociali (stratificazione sociale, genere, età, etnia).
Per gruppo sociale si intende, principalmente
1) Ceto o strato sociale;
2) Sesso;
3) Età;
4) Identità etnica;