Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
L'ITALIA DOPO L'UNITA' - Coggle Diagram
L'ITALIA DOPO L'UNITA'
- Nel 1861 l'Italia era fatta: si trattava di uno Stato unitario, sottoposto al potere monarchico di Vittorio Emanuele II, con capitale Torino.
l'unità era praticamente solo geografica perché i vari territori avevano legislazioni, usi e costumi diversi -> ERA NECESSARIA UN'UNICA LEGISLAZIONE E UN SISTEMA AMMINISTRATIVO CENTRALIZZATO.
Lo STATUTO ALBERTINO venne esteso a tutto il Regno perché le leggi piemontesi erano considerate le più progredite
l'Italia venne divisa in province con a capo prefetti piemontesi che rappresentavano il governo e avevano compiti di vigilanza e controllo
- Dal punto di vista ECONOMICO l'Italia era molto arretrata: le strade erano poche e poco collegate, le ferrovie si fermavano ai confini dei vecchi stati, le scuole mancavano e solo il 9% della popolazione era alfabetizzata.
l'economia si basava principalmente sull'agricoltura ed era molto più sviluppata al nord dove c'erano le prime imprese agricole, mentre al sud esisteva ancora il latifondo che arricchiva i più ricchi ai danni dei più poveri.
NORD: agricoltura intensiva molto redditizia, grandi aziende con a capo industriali dallo spirito capitalistico, infrastrutture e servizi ben sviluppati, alta occupazione, buone condizioni di vita per i contadini e mercato interno vivace
SUD: agricoltura estensiva poco redditizia, poche aziende e proprietari con poco spirito imprenditoriale, produttività bassa, rete di infrastrutture e servizi primitiva, sotto-occupazione, condizioni di vita de contadini pessime e mercato interno molto povero.
PROBLEMI DEL MEZZOGIORNO D'ITALIA: tra questi abbiamo il brigantaggio. Date le pessime condizioni di vita dei più poveri, questi si riunirono in bande e iniziarono a ribellarsi, venendo poi bloccati dall'esercito. Il governo non pensò però di eliminare le cause di questa disuguaglianza. Inoltre in questi territori nacque la mafia, i grandi proprietari terrieri lasciavano ai gabellotti il loro terreno in affitto e questi facevano lavorare i contadini sotto minaccia.
il governo centrale cercò di risolvere questi problemi con alcuni provvedimenti che però provocarono grande malcontento: aumentarono le tasse per costruire strade e scuole, andando a pesare soprattutto sulle classi più povere; introdussero la leva obbligatoria per creare un esercito unitario, cosa che tolse braccia ai contadini del sud che si impoverirono; vennero abolite le dogane interne per creare un mercato unico nazionale, ma questo fece chiudere molte piccole industrie del sud che non potevano competere con quelle del nord.
- Dal punto di vista POLITICO i governanti erano sempre ricchi proprietari terrieri o aristocratici perché la legge del nuovo regno riconosceva il diritto di voto su base censitaria (solo maschi con un certo reddito): su 25 milioni di italiani votavano solo in 500000 e spesso questi non rappresentavano per nulla le difficoltà e i problemi dei più poveri.
Il governo italiano era diviso in Destra (moderati e liberali) e sinistra (democratici, ex mazziniani). Dal 1861 al 1876 governò la DESTRA STORICA che fece tutte le riforme di cui abbiamo parlato. Per migliorare la situazione del neonato stato, il governo fu costretto ad imporre sia imposte dirette (in base al reddito per cui i ricchi pagavano di più) sia imposte indirette (uguali per tutti e applicate soprattutto ai beni di primo consumo come la farina). Questo impoverì ancora di più i poveri e portò a diverse rivolte tanto che nel 1876 la destra perse la maggioranza.
Dal 1876 al 1883 governò invece la SINISTRA STORICA guidata da Depretis. Essa fece una serie di riforme di tipo liberal-democratico. La scuola elementare venne resa obbligatoria per i bambini tra i 6 e i 9 anni; venne eliminata la tassa sui beni di primo consumo, venne fatta una riforma elettorale che aumentò notevolmente il numero di elettori e apparvero le prime leggi sociali a protezione dei lavoratori. In politica estera Depretis si alleò con Austria e Germania nella TRIPLICE ALLEANZA, patto difensivo con il quale l'Italia entrava a pieno titolo in Europa e iniziava a rapportarsi con gli altri Stati.
Il grado di analfabetizzazione era ancora molto alto, le prime scuole erano poco organizzate, non c'erano banchi nè edifici e i maestri erano pochi. Veniva fatta una chiara distinzione tra maschi e femmine e ciò che si studiava era diverso. Fondamentale erano non solo lo studio, ma anche la disciplina e il rispetto.
in politica estera Depretis si muove verso il PROTEZIONISMO, impone quindi una serie di dazi ai prodotti che vengono dall'estero per favorire l'economia in Italia. Questo porta la nascita di grandi imprese al nord (Fiat) e favorisce anche i proprietari terrieri del sud che non devono più competere con l'importazione di cereali sudamericani che costavano meno.
Anche in Italia nasce il proletariato mal pagato e che tenta di ribellarsi alle condizioni in cui vive con la fondazione delle prime organizzazioni sindacali e del Partito socialista italiano nel 1892.
Ci furono tutta una serie di rivolte placate nel sangue dal governo. Un episodio da ricordare accadde a Milano nel 1900 quando il ministro al governo fece uccidere molti di coloro che stavano protestando contro il carovita. Di conseguenza un anarchico di nome Bresci uccise il nuovo re Umberto I proprio per vendicare gli innocenti morti a Milano.
- TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA
Per completare l'unità l'Italia aveva bisogno di conquistare il Veneto che era ancora sotto il controllo austriaco. Per fare questo approfittò dell'appoggio della Prussia che voleva contrapporsi all'Austria per ottenere la liberazione e l'unione dei territori germanici. Questo fu possibile grazie a Bismarck, cancelliere tedesco che nel 1866 dichiarò guerra all'Austria alleata con l'Italia. La vittoria di Prussia e Italia portò all'Italia il Veneto, ma non Trento e Trieste
Mancava da conquistare Roma: ci provarono due volte i garibaldini nel 1862 e nel 1867, trovano però l'opposizione del governo italiano che non voleva contrasti con la Francia,
Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 (scoppiata tra Francia e Prussia per la supremazia in Europa) e la vittoria della Prussia, Napoleone III su costretto ad abdicare e questo consentì all'Italia di conquistare Roma nella battaglia di Porta Pia nel 1870. Con la breccia di Porta Pia la capitale (che da Torino era passata a Firenze qualche anno prima) diventa Roma.
I rapporti tra Chiesa e Stato furono fin da subito difficili: la Chiesa dopo molti secoli perse il suo predominio e il Papa di allora, Pio IX non accettò il potere dello Stato chiedendo ai cristiani di non partecipare alla vita politica.