La variabile fondamentale che rende l’ insegnamento efficace è proprio la qualità della comunicazione educativa. La didattica si definisce infatti come scienza della relazione educativa poiché ogni atto di insegnamento/apprendimento è un atto di comunicazione, e saper gestire la relazione costituisce una competenza essenziale dell’agire didattico. Questo non è un compito facile del docente proprio perché ci sono tantissime variabili interpretative, simboliche ecc. che caratterizzano gli atti comunicativi, per questo le interazioni formative posso prendere pieghe diverse rispetto a ciò che avevamo predisposto. Gestire l’ imprevisto che scaturisce proprio dall’ essere in relazione però è possibile , anzi è un aspetto centrale delle competenze dei docenti, adattando e regolando infatti scelte e comportamenti in base alle situazioni. Ciò che rende una relazione efficace o meno si riferisce proprio ai modi di interpretare la comunicazione altrui, proprio perché ognuno di noi usa dei filtri interpretativi durante una relazione i quali indirizzano i nostri giudizi e le nostre azioni nei confronti degli altri. Le ragioni, le pulsioni e le spinte che stanno dietro al nostro modo di comunicare sono per lo più inconsapevoli ed è proprio questa condizione che li rende difficilmente governabili sfuggendo al nostro controllo. Se ciò accede normalmente nella vita quotidiana in ambito didattico comunicare in modo inconsapevole è un grave errore professionale che può determinare il fallimento del processo educativo.
Comunicare significa esprimere se stessi , comunicare vuol dire esistere.
La comunicazione è un processo circolare che include 6 elementi o variabili:
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-il messaggio: è rappresentato dai contenuti che l’ emittente trasmette. Il messaggio è il cosa viene comunicato.
-il feedback: è il messaggio di risposta che il destinatario rinvia all’ emittente. Consente di verificare che il messaggio è giunto a destinazione ed è stato compreso correttamente.
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-l’emittente: è la fonte di trasmissione , cioè il soggetto da cui la comunicazione viene generata. l’ emittente è caratterizzato e condizionato dalla propria cultura, i propri interessa i propri linguaggi e dalla propria esperienza passata.
-il destinatario: è il soggetto a cui viene inviato il messaggio, anch’ esso come l’ emittente è caratterizzato da un propria cultura, linguaggi ed esperienze.
Alle 6 variabili descritte ne va aggiunta un’ultima: il contesto ,cioè il luogo o l’ ambiente nel quale avviene la comunicazione, il quale svolge un ruolo importante poiché può influenzare tutte le altre variabili.
Per questo non basta comunicare per comprendersi ,ma nel comunicare è più facile non capirsi che capirsi e ciò avviene il più delle volte inconsapevolmente.
Questo avviene perché ognuno di non comunica esclusivamente parlando, ma basta che due persone siano inserite in uno spazio di prossimità , cioè che siano sensorialmente percepiti l’un l’altro per comunicare.
Uno sguardo , un atteggiamento del corpo o anche un silenzio rappresentano tutti modi di comunicare i quali raggiungono il nostro interlocutore a prescindere dalla nostra volontà. La comunicazione interpersonale, secondo Paul Watzlawick non si intende solo quella verbale ma anche quella legata ai gesti (e non gesti), al silenzio e alle parole , alle azione (e alle non azioni), ai sentimenti (espressi e non), agli sguardi e non sguardi, e tutte quelle variabili che intervengono quando più persone si confrontano.
Per cui come sostiene la teoria pragmatica della comunicazione umana di watslawick : non si può non comunicare, poiché la comunicazione si esprime attraverso più dimensioni che si possono riassumere in :
para-verbali: è costituita da tutti gli elementi che accompagnano la comunicazione verbale sul piano dell’emissione del messaggio.
E questi elementi sono:
- il tono: corrisponde all’ intenzione in cui una cosa si dice. Ad esempio con tono entusiasta, stanco ecc.. e le diverse inflessioni del tono contribuiscono alla percezione del messaggio.
- il volume: corrisponde all’ intensità sonora della voce fondamentale per la comprensione del messaggio. Infatti sussurrare o urlare possa orientare il significato in direzioni molto diverse.
- il tempo: è costituito dalle pause, la lentezza, la velocità o il ritmo con cui si comunica. Il tempo è un fattore molto importante poiché condiziona la possibilità di comprendere da parte di chi ascolta.
- il timbro: è l’ insieme delle caratteristiche individuali della voce le quali non sono modificabili. Una voce può essere ad esempio acuta o profonda. Il timbro è il colore della voce.
non-verbali: la comunicazione non verbale è costituita invece da tutti quei fenomeni di comunicazione generalmente involontari che emergono nell’ interazione con gli altri, ad esempio il modo di gesticolare , uno sguardo , un espressione ecc... Ognuno di noi infatti dà senso ai messaggi che provengono da un interlocutore più in riferimento
ai modi attraverso i quali vengono espressi che rispetto al contenuto. Dunque non è ciò che diciamo a costituire un significato ma il modo in cui lo diciamo.
Gli elementi che costituiscono la comunicazione non verbale sono:
- la postura: rappresenta il modo di disporre nello spazio ll nostro corpo consente di distinguere la parte comunicativa da quella espressiva. Corrisponde al cosiddetto atteggiamento.
- la prossemica: indica due aspetti del modo di presentarsi socialmente e di relazionarsi fisicamente con le altre persone: il primo riguarda l’ uso degli spazi in termini di prossimità rispetto ad un'altra persona(vicinanza o lontananza) e l’ altro riguarda la posizione del corpo che assumiamo rispetto ad un'altra persona (di fianco ,di fronte).
- le espressioni del viso: costituiscono un insieme di segnali generalmente involontari ma estremamente potenti. Le espressioni indicano le principali reazioni emotive e possono essere considerate il principale elemento sul piano non verbale. Come si suol dire infatti gli occhi non mentono.
- i movimenti e i gesti del corpo: fungono da accompagnamento rispetto agli altri livelli del comunicare essi enfatizzano i messaggi. Evidenziano e chiariscono ciò che diciamo.
- la mimica: determinano atti linguistici poiché sono gesti emblematici (alzare la mano per chiedere parola) , descrittivi (gesti che scandiscono le parti salienti del discorso illustrando in modo più forte concetti espressi verbalmente), di regolazione (ondeggiare la mano per attenuare la forza di un concetto) ,di adattamento (posizionamento del Corpo per dominare stati d’animo adeguare propria espressione al contesto), di manifestazione affettiva (la carezza).
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verbali: la comunicazione verbale è costituita dal linguaggio, lo strumento fondamentale di cui gli uomini si servono per tradurre ciò che pensano in concetti e parole.
Un altro aspetto da considerare nel corso di una comunicazione è la soggettività, legata quindi ai modi attraverso cui ognuno interpreta i messaggi del proprio interlocutore. La ricezione e la valutazione di un messaggio sono sempre vincolate da aspetti soggettivi che hanno origini cognitive, sociali, culturali ed emozionali, che possono essere quindi considerati come delle barriere della comunicazione.
Abbiamo infatti i filtri:
- percettivi: sono relativi alla percezione soggettiva e selettiva dell’evento vissuto o ricordato, alla familiarità o novità degli elementi che lo costituiscono l’ evento vissuto ,alla percezione di sé all’ interno della situazione. Ogni essere umano per entrare in rapporto con l’ esperienza usa la propria percezione ,i propri sensi. la percezione attiene soprattutto ad un organizzazione mentale degli stimoli che il soggetto attribuisce alla realtà.
- cognitivi: sono relativi ai codici linguistici, ai sistemi di rappresentazione della realtà, alle gerarchie in base alle quali ordinare le conoscenze.
- culturali: relativi a immagini sociali e culturali , relative all’ appartenenza a gruppi (famiglia , politica associazioni) che portano a pregiudizi.
- emozionali: derivano da condizioni interiori, da stati d’animo che interferiscono nell’ interpretazione della comunicazione. Come sentimenti di vulnerabilità o autostima o di svalutazione ecc.. I filtri emozionali entrano in rapporto con gli altri filtri.
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