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GIOVANNI PASCOLI - Coggle Diagram
GIOVANNI PASCOLI
LA VITA
Nacque a San Mauro di Romagna, in provincia di Forlì, nel 1855, quarto di una numerosa famiglia. Dopo la prima elementare fu mandato a studiare ad Urbino nel collegio di Raffaello degli Scolopi. Era qui coi fratelli maggiori Luigi e Giacomo e col piccolo Raffaele quando seppe della morte del padre, ucciso in circostanze misteriose mentre tornava da Cesena. In pochi anni perse la sorella maggiore Margherita, la madre e i fratelli Luigi e Giacomo
Nel 1873 si trasferì a Bologna a studiare Lettere, allievo di Giosuè Carducci. Fu un periodo di irrequietudine. Conobbe Andrea Costa di cui divenne amico e si avvicinò ai circoli socialisti. Per la sua attività politica perse la borsa di studio e finì in carcere.
Dopo la laurea, insegnò latino e greco in un Liceo di Matera e fu poi trasferito a Massa, dove lo raggiunsero le sorelle Ida e Maria, e poi a Livorno. Dal 1895 al 1897 insegnò grammatica greca e latina all'Università di Bologna e poi letteratura latina all'Ateneo di Messina. Dal 1903 al 1905 fu a Pisa, prima di essere chiamato a Bologna al posto del maestro Carducci, come ordinario di letteratura italiana
Più che all'insegnamento, Pascoli amava dedicarsi alla scrittura poetica nella sua tenuta toscana di Castelvecchio, dove si era trasferito con la sorella Maria (mentre Ida si era sposata). Maria restò qui, custode della vita insieme al fratello, fino al 1953. Giovanni morì a Bologna nel 1912
LA POETICA
Giovanni Pascoli è uno dei rappresentanti del Decandentismo italiano. Le sue opere riflettono la crisi dell'intellettuale della fine dell'Ottocento, la perdita dell'ottimismo e della fiducia nella scienza tipiche del Positivismo e quindi l'incapacità di conoscere in maniera compiuta la realtà. Quest'ultima, infatti, appare misteriosa ed incomprensibile, quasi impossibile da decodificare
L'unica chiave in grado di decriptarla è la poesia, irrazionale e intuitiva; il poeta, dunque, deve guardare alla realtà come un fanciullino: deve cioè guardare le cose con una sguardo nuovo, ricreando il mondo e liberandolo dalle abitudini
La poesia del fanciullino dà così spazio alle piccole cose, alle voci della natura, ai ricordi e agli affetti della famiglia, quel nido che rappresenta l'unico rifugio contro le storture del mondo esterno
In questo clima maturano le principali opere di Pascoli: in primo luogo la raccolta Myricae del 1891, il cui titolo latino si rifà ad una frase del poeta Virgilio sulle "tamerici", e quindi rimanda alla semplicità del mondo naturale. Nel 1897 pubblica i "Primi poemetti" mentre è del 1903 la raccolta "Canti di Castelvecchio", che cerca di legarsi a Leopardi e di trattare temi più vasti e alti.
Negli ultimi anni pubblica "Odi e inni" (1906) e i "Poemi italici" (1911). Nello stesso 1911, forse per avvicinarsi al ruolo di poeta civile del maestro Carducci, tiene l'orazione "La grande proletaria si è mossa", in cui celebra con toni trionfalistici la missione imperialistica dell'Italia in Libia.
Il linguaggio in generale è sempre dotato di musicalità, impressionistico e ricco di simbologie e richiami, proprio perché vuole alludere al mistero e alla complessità che si celano dietro l'apparenza
X AGOSTO
Pascoli scrive questa poesia 30 anni dopo la morte del padre, rievocando quella tragedia su cui non si è mai saputa la verità, né si sono rintracciati i responsabili
Quella morte segnerà per sempre la vita di Giovanni, poiché in prima luogo spezzerà la serenità e la quiete del nido familiare; in secondo luogo quella tragedia sarà la prima di una lunga serie di lutti familiari, che lo priveranno dell'affetto di altri cari
Il padre viene paragonato da Pascoli alla rondine che torna al nido con il cibo per i piccoli; entrambi condividono la stessa sorte, cioè l'assassinio che non permetterà loro di dare un ultimo saluto al proprio nido, cioè ai propri cari
Per sottolineare l'assoluta innocenza del padre, Pascoli lo paragona al Cristo, crocifisso e ucciso senza macchia e senza colpe
Il nido, dunque, rappresenta tutto il mondo degli affetti, il calore, la chiusura e la protezione che la famiglia sa dare
Il cielo invece rappresenta la dimensione del Divino, dell'Assoluto, che Pascoli sente molto lontana e che si contrappone alla Terra, descritta come "atomo opaco del male", cioè luogo di violenza e dolore
La rondine e il padre, come Cristo, sono invece il simbolo dell'innocenza perseguitata e uccisa dalla malvagità umana