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Italiani in patria e all'estero - Coggle Diagram
Italiani in patria e all'estero
Nel 1861 il regno d'Italia ha circa 22 milioni di abitanti, l'80% dei quali occupati nell'agricoltura.
diversa in diverse tipologie
Al Sud prevalgono i latifondi, ampi terreni detenuti da pochi proprietari che non hanno interesse a migliorare il sistema di produzione.
Al Centro ci sono soprattutto i mezzadri, che dividono con i proprietari dei terrieri le spese e i guadagni.
Al Nord sono presenti grandi aziende di tipo capitalistico che impegnano braccianti a giornata.
Il lavoro agricolo e caratterizzato dall'assenza di meccanizzazione, da cui derivano una bassa produttività, una povertà diffusa e una economia caratterizzata da un autoconsumo.
Di conseguenza, i contadini hanno un'alimentazione insuffciente che provoca malattie come la pellagra e il gozzo.
Mortalità infantile molto alta, pessime condizioni igieniche che provocano malattie come la malaria, colera e tubercolosi
La modernizzazione e resa difficile grazie alla mancanza di carbone e ferro. Solo il settore tessile ha una buona diffusione.
La scarsità di infrastrutture ritarda lo sviluppo industriale.
Fa eccezione solo la rete ferroviaria che e stata una proprietà dello stato fin dagli anni dell'Unità e che ormai collega il Nord al Sud.
Tra i grandi problemi c'era l'analfabetismo: il 73% degli Italiani non sa leggere e il 90% parla il dialetto.
Il governo promuove la diffusione di scuole e l'istruzione obbligatoria, ma in molte zone del paese quest'ultima non viene rispettata, perché i genitori preferiscono tenere i figli a casa a lavorare mentre i comuni speso non hanno i soldi per costruire gli edifici scolastici.
Fra il 1876 e il 1914, 14 milioni di italiani abbandonano il paese per cercare lavoro all'estero, l'emigrazione avviene in tutta Europa.
Russi, Austriaci e Italiani del Nord si recano in Svizzera, Francia, Belgio e Olanda.
Irlandesi, Tedeschi e Italiani del Sud scelgono invece gli Stati Uniti, l'America meridionale e l'Australia.
La causa di queste emigrazioni non e per la miseria delle campagne, ma all'eccezionale e velocissimo sviluppo di alcune nazioni che, per soddisfare il crescente bisogno di manodopera, chiamano gli Europei poveri.
Fra gli emigrati, gli Italiani sono quelli maggiormente colpiti dal razzismo dei paesi ospiti per via dell'analfabetismo e della mancanza di una qualsiasi specializzazione e vengono impiegati nei lavori più umili
La loro condizione porta due grandi vantaggi:
Il primo: sono le rimesse, cioè il denaro inviato in patria, che da un importante aiuto ai parenti rimasti a casa e nello stesso tempo circola nella nazione creando un pubblico di consumatori e un meracato interno.
Il secondo: e l'alfabetizzazione, raggiunta grazie alla necessità di comunicare a distanza