« Su te un dì piomberà, Roma dal collo elevato, un colpo pari dal cielo e tu, prima, la cervice piegherai. Rasa al suolo, il fuoco interamente ti consumerà, mentre giaci sulla tua terra rannicchiata. La ricchezza scompare e le tue fondamenta da lupi e volpi saranno abitate. Allora verrai completamente abbandonata, come se non fossi esistita. ... O altera signora, o prole di Roma latina: non più la tua arroganza fama ti procurerà, non più, infelice, ti riprenderai ma rimarrai prostrata. La gloria delle legioni, che l’aquila portano, cadrà.