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LE BIO PLASTICHE - Coggle Diagram
LE BIO PLASTICHE
Alcuni esempi di bioplastiche sono:
bioplastiche ottenute da amido di mais, grano, tapioca e/o patate: Mater-Bi , Bi-Comp , Biolice, Bioplas, Cereplast Compostables, Biotecnomais, Vegemat, Solanyl
bioplastiche biodegradabili: Apinat (di API Applicazioni Plastiche Industriali)
Poli (acido lattico), più noto come acido polilattico, ottenuto dagli zuccheri: PLA Ingeo
Poliidrossialcanoati (PHA)
Poliidrossibutirrato (PHB)
Poliidrossivaleriato (PHV)
Poiidrossiesanoato (PHH)
Polibutilene succinato (PSB)
Acido polilattico (PLA)
bioplastiche a base di cellulosa: Biograde.
bioplastiche derivanti dalla Canapa
La bioplastica è, secondo la definizione data dalla European Bioplastics, un tipo di plastica che può essere biodegradabile, a base biologica (bio-based) o possedere entrambe le caratteristiche. Più precisamente:
da che può derivare?
può derivare (parzialmente o interamente) da biomassa e non essere biodegradabile (per esempio: bio-PE, bio-PP, bio-PET)
può derivare interamente da materie prime non rinnovabili ed essere biodegradabile (per esempio: PBAT, PCL, PBS)
può derivare (parzialmente o interamente) da biomassa ed essere biodegradabile (per esempio: PLA, PHA, PHB, plastiche a base di amido)
e bioplastiche possono ridurre la disponibilità di derrate alimentari, se prodotte a partire da prodotti agricoli come il mais . La terra necessaria per coltivare la materia prima per le plastiche «a base biologica» attualmente prodotte in tutto il mondo ammonta a circa lo 0,02% della superficie coltivabile. Se invece basassimo tutta la produzione mondiale attuale di plastiche fossili sulla biomassa come materia prima, la percentuale salirebbe al 5% .
Secondo la definizione data da Assobioplastiche, per bioplastiche si intendono quei materiali e quei manufatti, siano essi da fonti rinnovabili che di origine fossile, che hanno la caratteristica di essere biodegradabili e compostabili. Assobioplastiche suggerisce quindi di non includere nelle bioplastiche quelle derivanti (parzialmente o interamente) da biomassa, che non siano biodegradabili e compostabili, indicandole piuttosto con il nome "plastiche vegetali".
Una bioplastica può essere biodegradabile e deriva da materiali organici come ad esempio il frumento, il mais oppure dalla barbabietola.
Attualmente l'unico standard a livello europeo che precisa cosa si intenda per «materia plastica biodegradabile» è il EN 13432 del 2002, dedicato agli imballaggi compostabili, adottato in Italia con il nome di UNI EN 13432:2002 e determina i criteri di compostabilità di una determinata bioplastica in un impianto di compostaggio industriale, quindi a temperature elevate , ad un determinato livello di umidità, in presenza di ossigeno: condizioni decisamente più adatte alla biodegradazione che non le naturali condizioni di biodegradazione nel terreno, in acqua dolce o in ambiente puo puzzare.