Che il movimento socialista riformatore e quello cattolico sociale nascano, nelle loro origini ottocentesche, dalla stessa base popolare e prendano ragione e forza dalla medesima condizione di bisogno e di ingiustizia degli uomini e delle donne del loro tempo è fuori di dubbio (...) Che le vicende della storia e i destini delle nazioni d’Europa, l’ambizione a volte diabolica dei dotti come l’egoismo cattivo degli uomini (anche dei preti clericali e non solo dei frammassoni) abbiano portato per cent’anni questi due popoli a separarsi ed a combattersi gli uni contro gli altri non dovrebbe oggi essere sufficiente a farci dimenticare (...) la possibilità, anch’essa storica, di coniugare finalmente l’assetto di un paese che attraverso il lavoro voleva diventare finalmente moderno, evoluto e anche benestante, con l’utilità grande, la necessità assoluta di essere anche ben governato"