Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
Filosofia del Quattrocento pt.2 - Coggle Diagram
Filosofia del Quattrocento pt.2
Neoplatonismo fiorentino: Pico della Mirandola
Pico durante la sua vita si trasferì a Firenze dove pubblicò "l'Orazione sulla dignità dell'uomo" che doveva essere prefazione del dibattito sulle 900 tesi. In questo scritto si esalta l'intelletto umano e la sua capacità di scegliere liberamente tra più o meno nobili stili di vita.
L'intento di conciliare le diverse culture era un'espressione del potere dell'intelletto umano e una dimostrazione che l'umanità fosse progredita grazie al susseguirsi delle scuole di pensiero.
Pico pone una netta differenza tra:
Astrologia. Nel pensiero rinascimentale considerata come tecnica per lo studio dell'ordine naturale o alle relazioni di dominio dell'uomo sulla natura.
Pico la considera una dottrina che limita l'uomo ricercando del suo agire in fattori indipendenti dalla volontà umana.
Magia. Nel pensiero rinascimentale considerata come tecnica per lo studio dell'ordine naturale o alle relazioni di dominio dell'uomo sulla natura.
La magia, come capacità di controllo della natura non incide sull'azione umana ed è quindi giustificabile.
Per indagare le Sacre Scritture è legittima "La Cabala" un'antica dottrina ebraica che stabilisce una corrispondenza tra lettere e numeri.
L'idea di conciliabilità delle filosofie gli venne dopo studi a Parigi, l'intento era di creare una <<concordia filosofica>> dove ciascuna tradizione poteva essere considerata portatrice di verità.
Nella praticità doveva essere organizzato un congresso con studiosi di tutto il mondo che avrebbero discusso 900 tesi proposte da Pico, questo non avvenne perché alcuni pensieri del filosofo italiano furono accusati di eresia e avevano bisogno di una revisione accurata.
Pico sviluppò lo stesso queste 900 tesi e vennero ritrovate nelle "Conclusiones" apparse dopo la sua morte.
Una consapevolezza storica mostra a Pico che non si può essere un buon Platonico e Cristiano allo stesso tempo. Quest'analisi si mostra nell'analisi della dottrina dell'amore platonico.
Nel "Commento alla Canzone d'Amore di Girolamo Benvieni alludendo a Ficino, Pico contesta la pretesa di parlare <<platonicamente del Dio cristiano.
Se si vuole essere fedeli a Platone si deve concepire l'amore come bellezza di ciò che si manca la divinità quindi può essere oggetto dell'amore, ma non soggetto. Così si rompe la reciprocità amorosa tra Creatore e Creatura. Non è possibili nemmeno attribuire la bellezza alla divinità, perché essa non è armonia, ma la consonanza di più parti differenti.
Un cristiano non può né riconoscere una manchevolezza di Dio né attribuirgli una natura composta da parti, quindi cristiani e platonici non possono sovrapporsi.
Un cristiano platonizzante è un cristiano contraddittorio.
Un Platone cristianizzato è un Platone travisato
Pico della Mirandola iniziò i suoi studi filosofici a Bologna, Ferrara e Padova apprezzando la filosofia scolastica e rifiutando le tendenze artificiose della filosofia umanistica. Da qui nacque la disputa con Ermolao Barbaro che criticava gli ultimi filosofi scolastici per il loro linguaggi (una distorsione del latino classico. Pico ribatte affermando che il contenuto è più importante della forma.
Cusano: La Conoscenza
La dottrina di Cusano è racchiusa nelle opere "De docta ignorantia" e nel "De conjecturis"
"De docta ignorantia" vuole indicare la posizione dell'uomo in confronto a Dio. La conoscenza umana funziona in modo <<proporzionale>> tra il conosciuto e lo sconosciuto, questo metodo è efficace solo con una conoscenza finita e limitata. Dio essendo infinito e illimitato non è scopribile dall'intelletto umano, perché sarebbe la coincidentia oppositorum (coincidenza degli opposti). Sarebbe allo stesso tempo estremamente grande ed estremamente piccolo e sospende il principio aristotelico degli opposti.
"De conjecturis" mostra i limiti della conoscenza alla realtà umana e finita, tuttavia l'uomo no può conoscere alla perfezione tutta la natura perchè questa conoscenza è solo di Dio che l'ha creata. L'essere umano può conoscere in modo molto approfondito gli enti logici che egli stesso crea come la matematica.. L'oggetto della sua conoscenza ha soltanto un'<<analogia>> con la realtà creata da Dio.
Cusano: Dio e il mondo
Il mondo è la spiegazione dell'unità divina in una molteplicità di enti. Il rapporto tra Dio e il mondo può essere espresso da una <<contrazione>> che indica la determinazione dell'unità divina nella molteplicità del mondo diviso in spazio e tempo.
Dio concentra in se tutte le realtà che nell'Universo si mostrano unitariamente egli può essere concepito come <<unità contratta>> nella molteplicità del mondo. L'essere del mondo è implicito in quello di Dio.
Dio è la complicazione di tutto ciò che è, costituisce una modalità dell'essere cioè l'essere in tutte le cose nella loro originale unità.
Caratteristico del pensiero di Cusano è la rielaborazione di altre scuole di pensiero, riprende motivi neoplatonici per una <<teologia negativa>> che non può scoprire Dio chi è, ma solo chi non è.
Nel "De docta ignorantia" Cusano riprende i temi di complicazione ed esplicazione usandole come parole chiave in campo metafisico-teologico.