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L'italiano e i dialetti pt.3 - Coggle Diagram
L'italiano e i dialetti pt.3
Confronto tra dialetti settentrionali e fiorentino
La -U- tonica del latino diventa /y/ detta "u alla francese" procheila che compare nei dialetti piemontesi, liguri e lombardi.
Vocale labializzata (nel milanese) dalla -Ǒ- tonica latina in sillaba libera.
Fenomeno di tutti i dialetti settentrionali è la sonorizzazione delle consonanti sorde intervocaliche, in alcuni casi si giunge al grado zero e scompaiono del tutto. La velare sorda /k/ diventa sonora /g/. Nel fiorentino per la maggior parte dei casi le consonanti restano immutate.
In fiorentino /k/ /t/ /p/ in posizione intervocalica sono pronunciati spiranti. La cosiddetta gorgia era stata attribuita al sostrato etrusco.
Le vocali atone tendono a ridursi mentre le toniche restano, questo è un fenomeno che appare anche in francese.
Comune a tutti i dialetti settentrionali è lo scempiamento delle doppie (degeminazione)
Nel bolognese la -A- tonica in sillaba libera si trasforma in una -e- molto aperta e diventa un suono intermedio tra /a/ ed /ɛ/ /ae/. Si manifesta anche nel dialetto piemontese
I caratteri del fiorentino
La -o in luogo della -u finale
La conservazione delle consonanti doppie.
Il dittongamento di Ě in sillaba aperta. Il fiorentino conosceva anche il dittongamento di Ǒ nella stessa condizione, che è passato all'italiano. Nel XVIII secolo [wɔ] si è monottongato in [ɔ].
Il passaggio del nesso latino -ARIU(S) ad -aio
La desinenza -iamo estesa a tutte le coniugazioni
La presenza di anafonesi
Mancanza della metafonesi
Il passaggio di "ar" in posizione intertonica o postonica a -er.
Tendenza a chiudere la "e" pretonica in "i".
Dialetti settentrionali
Nel campo morfologico si forma il plurale con la metafonesi. I dialetti settentrionali hanno pronomi personali obbligatori diversi da quelli fiorentini (mi< MIHI, ti< TIBI).
Il consonantismo dei dialetti settentrionali le velari sorde d'avanti a vocali posteriori diventano prima l'affricata dentale /ts/ e poi la sibilante /s/
Dialetti veneti= Hanno caratteri in comune con quelli gallo-italici, ma non presentano le vocali procheile (ü, ö) e tendono a conservare le vocali finali. Si avvicinano al fiorentino
I dialetti istriani appaiono ridotti a una zona ristretta dell'Istria meridionali e presentavano tratti arcaici sostituiti da innovazioni provenienti dal dialetto triestino
Dialetti gallo-italici= Conservano tratti del francese e del provenzale
La ö risultante di /ɔ/ tonico è presente a Novara e Cuneo. A Milano la ö è in sillaba aperta in corrispondenza della Ǒ latina
Si distinguono per la caduta delle vocali atone, pretoniche, postoniche e finali.
Il nesso -CT passa a -it (italia centro meridionale -CT- passa a -tt-)
Caratteri dei dialetti centro-meridionali
I dialetti meridionali estremi presentano la conservazione dei nessi -ND-, -MB-. I dialetti siciliani occidentali conservatori non conoscono la metafonesi che appare in quelli orientali.
Nei dialetti manca la vocale indistinta /ə/ che appare nelle province di Chieti, Pescara e Teramo
Il betacismo dei dialetti meridionali comporta il passaggio di v laterale alla b.
Le vocali finali tranne la -a si uniformano in una vocale indistinta detta schwa /ə/ la metafonesi è l'unico mezzo per riconoscere genere e numero.
Nel meridione si è mantenuta la distinzione con il neutro (lo per il neutro e lu per il maschio)
Nei dialetti centro-meridionali abbiamo diverse differenze. Il fiorentino unisce gli esiti di -U ed -O in /o/, nei dialetti ventrali (tranne il romano) si conservano entrambi gli esiti, nei dialetti meridionali estremi -O e -U si unificano in /u/