Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
Riforma e politica del Cinquecento pt.1 - Coggle Diagram
Riforma e politica del Cinquecento pt.1
Lutero
Martin Lutero, monaco agostiniano formatosi tramite la lettura di San Paolo, Sant'Agostino e i mistici del XIV secolo diede vita alla riforma protestante (in Germania).
Tradusse la Bibbia in tedesco contribuendo alla formazione letteraria di questa lingua.
Lutero parte dal fatto che l'uomo in seguito al peccato originale ha una natura peccaminosa e che le "buone azioni" sono solo apparenti e dettate da ipocrisia o autocompiacimento.
Afferma che la fede è l'unico mezzo di cui dispone l'uomo per salvarsi (giustificazione per fede). L'ingresso nella fede coincide con il momento in cui Gesù viene in noi e si sostituisce a noi prendendo su di sé i nostri peccati e ricoprendoci di giustizia. Così possiamo apparire giusti a Dio, ma solo perché essi attribuisce a noi la giustizia di Cristo.
Lutero svaluta i Sacramenti e principalmente la Comunione, perché non crede nella presenza di Cristo nel pane e nel vino, l'unico vero segno di presenza di Cristo è nella fede, quando ci <<afferra>> e <<abbraccia>>
Lutero nega la ragione e ogni pensiero teologico razionale, affermando che la verità risiede esclusivamente nelle Scritture. La Bibbia, essendo chiara, non ha bisogno di mediazione religiosa, ciascuno ha diritto al libero esame della parola di Dio.
Il principio di libera interpretazione svincola l'autorità della Chiesa, ma non porta a una rivalutazione delle capacità teoretiche dell'uomo né dell'uomo stesso.
Il principio di libera interpretazione non significa che ognuno può averne una, ma che la Scrittura si autorivela. L'uomo deve solo aprirsi ad essa, nel ragionamento di Lutero Cristo, la fede e la scrittura coincidono.
Lutero affermo che è impossibile sapere se saremo salvati o meno, se le nostre azioni sono dettate dalla presenza di Cristo o dall'orgoglio. La salvezza non dipende da noi o dalle nostre azioni, ma dalla volontà di Dio (principio della predestinazione).
Si contrappone al libero arbitrio degli umanisti con <<servo arbitrario>> cioè la volontà umana è serva del peccato.
L'antirazionalismo di Lutero è corretto da Melantone che contribuì alla diffusione del luteranesimo in ambienti colti. Egli riconosce alla ragione la capacità di accedere a verità religiose fondamentali, che vanno completati con la rivelazione
Melantone da un carattere intellettualistico rispetto a Lutero. Afferma che l'uomo disponga di un certo libero arbitrio, non causa di salvezza ma conseguenza di grazia divina.
Zwingli e Calvino
Calvino ritiene centrale il fatto della predestinazione, che in Lutero era solo marginale, formulando la teoria della doppia predestinazione, cioè Dio ha destinato alcuni alla salvezza ed altri alla condanna
La scrittura può essere interpretata in 2 modi: ascoltata dall'uomo ma senza essere portatrice di salvezza e ascoltata ed essere accompagnata dallo spirito santo che destina alla salvezza divina.
Calvino afferma che le opere buone anche se inefficaci, possono essere indizio di salvezza e beatitudine. Da questa dottrina nacque la diversa considerazione dell'uomo, infatti i lavori umili per Calvino erano dati a coloro destinati alla dannazione.
Zwingli condivide con Lutero il fatto che l'uomo non determina la propria salvezza, ma che essa proviene da Dio
Insiste sulla metafisica neo-platoniana giustificandola con la dottrina dell'unicità dll'essere. Dio è l'Uno-Tutto, questo è il significato di <<Io sono colui che sono>>
Zwingli accentua l'elemento della predestinazione. Ritiene che Dio si riveli all'uomo tramite la ragione, così la Scrittura perde il monopolio sulla presenza di Dio e deve fare spazio anche alla ragione umana. Le buone opere sono segno di fede e salvezza.
Giovanni Calvino è autore di una vasta opera teologica Instauratio religionis christianae
In Svizzera la riforma luterana fu ripresa da Zwingli e Calvino. Il primo fu attivo a Zurigo, il secondo a Ginevra.
Pensiero politico della Riforma
In Italia si sviluppò un pensiero politico soprattutto all'inizio del 1500 quando le signorie si trasformarono in principati
Signoria= Era un fenomeno cittadino anche quando comprendeva l'unione di più città e aveva un carattere personale.
Principato= Era il riconoscimento di uno solo o di pochi su un intero territorio. Nasce così la parola stato che indica un territorio sul quale vige un potere politico concentrato nelle mani dell'autorità.
Nel de princibatibus (Il principe) di Macchiavelli quest'ultimo esamina la repubblica Fiorentina.
Il fine del principe è quello di preservare lo stato e quindi deve utilizzare tutti i mezzi in suo possesso, anche quelli come violenza e omicidio (medicine forti) per farlo.
Il presupposto è il relativismo politico e si prefigge di dire la <<verità effettuale>>.
Le virtù che Machiavelli chiede al Principe non sono morali, ma il valore di destreggiarsi in frangenti mutevoli.
Il principe agisce in una realtà dove vige la fortuna e nessun principio d'ordine. Virtù e fortuna si dividono il campo d'azione politica, sebbene con la prima non si possa evitare la seconda ma adattarsi e prevenire le avversità
Lo stato si fonda su un terzo principio cioè la fortuna avversa
I discorsi sulla prima deca di Tito Livio dove l'oggetto dello studio non è più il principato, ma la repubblica. Dopo il fallimento della repubblica e il ritorno dei Medici, Machiavelli si interroga sulla natura di questa istituzione politica.
Ripercorre la storia dell'uomo e osserva susseguirsi -monarchia, aristocrazia e democrazia- in forma ciclica e vede formarsi la propria degenerazione -tirannide, oligarchia oclocrazia- per poi ricominciare il ciclo.
Machiavelli propone il modello di <<costituzione mista>> realizzato dalla Repubblica Romana. Dove sono organizzati tutti e tre gli ordini separatamente dal: principe, ottimati e il popolo.
Atteggiamento diverso è quello di Guicciardini storico e politico che ebbe un più profondo senso della storia. Egli afferma che il passato non è un modello perchè avvenuto in situazioni singolari non ripetibili
Giovanni Bottero invece afferma che la politica non e indipendente dalla morale
La Crisi della Chiesa e della teologia
Già con Erasmo da Rotterdam in Europa abbiamo un'esigenza di ritorno ai valori cristiani e di riscoperta della freschezza delle scritture.
Da qui nacque la "devotio moderna" un movimento che leggeva la Bibbia di propria volontà e applicava gli insegnamenti di Gesù nella vita quotidiana. Fu scritto da Tommaso da Kempis "L'imitazione di Cristo" un libro di mediazione evangelica molto importante.
La frattura tra clericali e laici fu marcata dal comportamento degenerato della Chiesa e da atti rivolti a scopo di lucro, come l'imposizione della decima e la vendita delle indulgenze.
L'esigenza di un rinnovamento della Chiesa era forte in Germania, la Francia e l'Inghilterra avevano delle chiese nazionali molto forti che riuscirono a tutelare i propri Stati dalla Chiesa di Roma.
Nel quattrocento si assiste a una forte disputa religiosa che frammenta l'unità del pensiero teologico e gli conferiscono un carattere accademico. I temi e le categorie dei dibattiti sembrano totalmente distanti dalla vita religiosa concreta.
L'inaridimento della Teologia e l'esteriorità della politica religiosa ebbero terreno fertile in Germania che diede vita a una "Riforma protestante".