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La fonologia del greco e le sue radici indoeuropee - Coggle Diagram
La fonologia del greco e le sue radici indoeuropee
Le occlusive ie di ogni tipo sono state sistematicamente eliminate in greco in posizione finale
in ie le occlusive erano di due tipi: lingue kentum (fra cui il greco), in cui le palatali e le velari sono confluite nelle velari, e le labiovelari hanno avuto trattamenti particolati; lingue satem, in cui le palatali appaiono come fricative alveolari, mentre le labiovelari hanno avuto lo stesso trattamento delle velari
in greco le occlusive che hanno subito le modificazioni più vistose rispetto all'ie sono state le sonore aspirate di tutte le serie e l'intera serie delle labiovelari. Le sonore aspirate sono state trasformate in sorde aspirate
nelle vicinanze di [u] l'appendice labiale delle labiovelari si perde; mentre l'incontro labiovelare + [j] ha gli stessi esiti di quelli di velare + [j]. L'esito labiale è il più diffuso, ed è quasi generale davanti ad a, o e consonante. Davanti ad [e] l'esito è dentale in ionico-attico, dialetti dorici e arcadico; mentre è labiale nei dialetti eolici. Quando delle labiovelari sorde si trovano davanti ad [i] l'esito normale è dentale
Le vocali brevi più chiuse e meno sonore, come pure le più sonore tra le consonanti funzionavano in ie in maniera diversa in base al contesto: come consonanti quando si trovavano ad immediato contatto con almeno una vocale; come vocale fra due consonanti
Esiti di j e w
ie j all'inizio di parola di fronte a vocale ha due esiti: [h] oppure <ζ>. Tra vocali j scompare; nei gruppi ie jw- e wj- ci sono state assimilazioni a -jj-; ie mj- è divenuto nj-
ie w è sopravvissuto più o meno a lungo a seconda dei dialetti e della sua posizione nella parola; è scomparso presto in tutte le posizioni nel gruppo ionico-attico; in altri dialetti la posizione iniziale davanti a vocale è stata quella in cui w ha resistito più a lungo, in particolare nei dialetti dorici e nell'arcadico-cipriota. In varie zone w ha avuto una pronuncia bilabiale [β]
Esiti di ie s: all'inizio di parola si conserva solo se seguita da un'occlusiva; davanti a vocale, n o liquida si trasforma in [h]; fra due vocali si trasforma prima in [h] e poi scompare; quando si trovava fra due consonanti aveva esiti diversi a seconda del tipo della consonante: alle volte si conserva, alle volte si elimina
si ritiene che in ie esistesse oltre [s] un'altra fricativa, il
thorn
, un suono probabilmente vicino alla fricativa interdentale sorda [θ]
Liquide e nasali sillabiche sono state trasformate in vocali brevi oppure hanno sviluppato una vocale d'appoggio, quindi con esiti VC oppure CV. In greco gli esiti sono di regola [a] o [o] brevi nel caso delle nasali
la particella di negazione ie n si realizzava come sonante davanti a consonante ed aveva in greco un esito α lungo, spesso chiamata alpha privativum, che aveva anche una realizzazione bifonematica ἀν- quando la parola negata iniziava per vocale
Legge di Grassmann: quando in due sillabe successive venivano a trovarsi due occlusive aspirate, oppure [h] nella prima e un'occlusiva aspirata nella seconda, veniva eliminata l'aspirazione nella prima sillaba. La legge non ha agito a livello ie, ma è una legge interna del greco
Palatalizzazioni: processi per cui l'articolazione di una consonante subisce uno spostamento in avanti verso il palato anteriore, in genere per influsso di vocali palatali [e], [i], [j] adiacenti
vanno distinte dall'assibilazione, cioè trasformazione in [s], mutamento che tocca le occlusive dentali avanti a [i], solo in alcuni dialetti
le palatalizzazioni vere e proprie riguardano i gruppi di consonante + [j]. Nel caso di labiale + [j], la palatalizzazione è stata accompagnata dall'inserzione di una dentale d'appoggio, che poi si è depalatizzata. Se ie rj- e nj- erano preceduti da [a] o [o] l'esito finale era in tutti i dialetti [ir] e [in] in cui [i] diventava secondo elemento di un dittongo; se erano, invece, preceduti da [e] o [i] l'esito è diverso a seconda dei dialetti. Nel caso di ie lj- la palatalizzazione ha creato -llj-, che si è depalatizzato in -ll- in tutti i dialetti tranne che in cipriota
diversi esiti di dentale + [j]: vedi foglio.
Depalatalizzazioni: processi per cui le consonanti palatali perdono il loro carattere palatale, ed è quello che è successo in greco antico
Apofonia: mutamento vocalico condizionato dalla morfologia, all'interno di radici, suffissi e desinenze, ed era originariamente collegato alla posizione dell'accento
apofonia quantitativa: grado allungato (vocale lunga); grado pieno (vocale breve); grado zero (senza vocale)
apofonia qualitativa: grado normale (ε); grado forte (ο); grado zero (senza vocale)
nei vari gradi apofonici i, u e le sonanti si comportano come vocali o consonanti nucleo di sillaba a seconda del contesto. Le radici ie sono menzionate al grado pieno di timbro e
si suppone che sia collegata all'accento perché i nuclei di sillaba accentati presentavano il timbro e, mentre il grado o quello zero erano privi di accento
nella morfologia verbale l'alternanza e/zero aveva un ruolo fondamentale nei presenti radicali e in quelli atematici con raddoppiamento: in ambedue le categorie il grado e era tipico dell'indicativo singolare attico, mentre il duale e il plurale avevano il grado zero. Il grado e era tipico anche degli aoristi radicali; ed anche dei presenti tematici. Il grado o era tipico anche di una serie di sostantivi deverbali, e degli aggettivi deverbali accentati ie nos e tos (solo in questi si è mantenuto il grado zero in greco)
Sillaba superlunga: sillaba chiusa con nucleo lunga e coda consonantica immediatamente seguita dall'attacco consonantico della vocale successiva. Superlunghi sono anche i monosillabi con nucleo lungo e coda biconsonantica. Si parla di superlunghezza anche quando un nucleo breve è separato dal nucleo successivo da tre consonanti
nel passaggio dall'ie al greco: ina una sequenza dittongo a primo elemento lungo seguito da una qualsiasi consonante il primo elemento di dittongo diventa breve; in una sequenza vocale lunga seguita da liquida o nasale a sua volta seguita da una qualsiasi consonante la vocale lunga si abbrevia
legge di Osthoff: meccanismo che regola questi abbreviamenti, scoperto alla fine dell'Ottocento; una delle leggi fonetiche più famose