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La crisi del primo dopoguerra e del 1929 - Coggle Diagram
La crisi del primo dopoguerra e del 1929
1919-1920
vennero firmati i
trattati di pace
a Versailles
che causano tensioni in Europa
i tedeschi reputavano di essere sottoposti a condizioni troppo difficoltose
i nazionalisti parlano di
vittoria mutilata
gli alleati non avevano dato all'Italia quello che avevano promesso col patto di Londra
si sono creati anche
Stati plurinazionali
cioè stati abitati da popolazioni diverse
1920
fu fondata la
Società delle Nazioni
a Ginevra
il quale scopo era di risolvere tramite la diplomazia le contraddizioni tra gli Stati
nel corso di dieci anni quasi tutti gli Stati indipendenti del mondo entrarono a far parte della Società delle Nazioni
ma non riuscì a raggiungere totalmente il suo proposito per due ragioni principali:
l'
opposizione degli Stati Uniti
di farne parte
il Senato americano non voleva occuparsi preoccupazioni degli europei
la
mancanza di una propria forza militare
contro chi avesse violato le sue decisioni
1913\1924
si diffuse la
"Spagnola"
un'
influenza
un termine che risale al 1580
il nome era dovuto alla credenza,
sbagliata
, che i primi casi si fossero verificati nella Penisola iberica.
anche se i primi focolai avvennero in Cina nei primi mesi del
1918
erano state portate in Europa un vasto numero di funzionari
la gente viveva ammucchiata
e questo causò il diffondersi rapido dell'epidemia
circa
otto milioni di spagnoli sono stati contagiati
tra cui re Alfonso XIII
le vittime furono più della metà della popolazione del globo
i morti accertati furono tra i 21 e i 22 milioni (più della prima guerra mondiale)
la malattia si diffuse anche in Africa del sud, Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Alaska
provocò una grave crisi democratica
Crisi economica
le fabbriche furono costrette alla
riconversione industriale
a cambiare produzione
ma erano necessari investimenti che non tutte le industrie potevano permettersi
si verificò l'
inflazione
i prezzi aumentarono esageratamente
che impoverì, successivamente, la piccola borghesia
si manifestò il problema dei
reduci
i soldati che tornavano dalla guerra
così nacquero delle associazioni di ex combattenti che domandavano rimborsi, aiuti per gli invalidi...
ma più volte la difficoltà dei reduci portò alla violenza
1919\1920
il
biennio rosso
indica il periodo di turbamento sociale avvenuto in alcuni paesi europei subito dopo la fine della Prima guerra mondiale.
denominato in riferimento al rosso delle bandire dei socialisti
in
Europa
le agitazioni degli operai e dei contadini spaventavano i borghesi moderati
molti di loro si spostarono a posizioni di estrema destra
molti volevano abolire la proprietà privata e istituire la dittatura del proletario
la democrazia liberale era aggredita dall'estrema sinistra e dall'estrema destra
le istituzioni parlamentari venivano giudicate troppo deboli
solo in Francia e in Inghilterra il sistema politico reggerà
negli altri Stati dell'Europa la crisi del dopoguerra condusse a governi di tipo autoritario e alle dittature
La
vittoria mutilata
era dovuta all'insoddisfazione verso il Governo italiano
le industrie dovevano cambiare tipo di produzione
molte donne, che durante la guerra erano state assunte, persero il lavoro
Gabriele d'Annunzio
si pose alla guida di un gruppo di legionari, occupò Fiume e ne proclamò l'annessione all'Italia
nato a Pescara il 12 marzo 1863 e deceduto a Gardone Riviera il 1º marzo 1938
Le incertezze di Nitti e l'intervento di Giolitti
Nitti
sperava che d'Annunzio col passare del tempo si ritirasse
era il capo del
Governo italiano
sembrava che non riusciva a far rispettare le regole che aveva sottoscritto a Versailles
nel 1920
Giolitti
che ritornò al governo, raggiunse un
patto
con gli Iugoslavi
Giovanni Giolitti, nato a Mondovì il 27 ottobre 1842 e deceduto a Cavour il 17 luglio 1928, è stato un politico italiano
il
Trattato di Rapallo
l'Italia otteneva sia Zara che l'Istria, lasciando la Dalmazia alla Iugoslavia
Fiume diveniva Stato indipendente
d'Annunzio respinse il Trattato di Rapallo
Giolitti ordinò di liberare Fiume
Il
Partito Popolare Italiano
(PPI)
fondato il 18 gennaio 1919da
Luigi Sturzo
voleva un partito
non confessionale
un partito che pur ispirandosi alla Chiesa potesse rivolgersi a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede
condannava la lotta di classe proposta dal marxismo ma era attento alle condizioni sociali dei contadini e degli operai
in
politica interna
chiedeva
la tutela della famiglia, della
moralità pubblica
e dell'infanzia
il riconoscimento per le i lavoratori di organizzarsi in sindacato
un maggiore riconoscimento dell'autonomia dei Comuni
una riforma elettorale che comprendesse anche l'estensione del voto delle donne
in
politica estera
chiedeva
che la Società delle Nazioni tutelasse le giuste aspirazioni nazionali
che fossero dati alla Società delle Nazioni gli strumenti per imporre il rispetto dei diritti dei popoli contro le prepotenze più forti
si presentò alle elezioni del 1919, e riscosse un buon successo
fu il secondo partito per consensi dopo il Partito socialista
successivamente il Partito Popolare e don Sturzo vissero le drammatiche vicende del
fascismo
il partito fu messo fuori legge
don Sturzo fu convinto a
lasciare
l'Italia
Sturzo obbedì ma dall'esilio continuò il suo impegno antifascista