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Sviluppi della lingua nella modernità - Coggle Diagram
Sviluppi della lingua nella modernità
Illuminismo e lingua
La lingua evolvendosi con la società ha bisogno di nuovi elementi chiamati neologismi, che si formano in 3 modi:
Derivazione= Creazioni di nuove parole mediante suffissi (aggiungibile una sola volta) e suffissi (aggiungibili più volte). Il suffisso -ista indica qualcuno che si occupa dell'attività indicata nella prima parola.
Composizione= Creazione di un neologismo a partire da due parole esistenti. Capo e Stazione formano Capostazione
Prestito= Passaggio di una parola da una lingua a un'altra o dal dialetto ad una lingua. In antichità erano adattati al sistema che riceveva la lingua (mangiare da manger), in modernità non si adattano più (sport, film) se non i verbi (clikare, dribblare).
Gli illuministi si opposero al modello della Crusca, che non accettava le nuove parole, perchè non utilizzate dai poeti trecenteschi
Una lingua per la società.
Giornali
Nacque un nuovo mezzo di diffusione
Giornale de' letterati d'Italia.
Il Caffè
Dei fratelli Verri e Cesare Beccaria si poneva come luogo di dibattito <<illuminato>> tra tutte le persone interessate.
Divulgazione
Grazie alla circolazione delle idee ci fu anche la circolazione delle lingua, con la nascita degli europeismi
Europeismi= Termini comuni in tutta Europa derivanti dal greco, dal latino o dal francese allora egemone
Tutto ciò fu possibile grazie all'aumento dell'alfabetizzazione e l'aumento delle traduzioni di opere.
L'opera divulgata più fortunata era "Il newtoniano per le dame, ovvero dialoghi sopra la luce i colori e l'attrazione" rielaborato in "Dialoghi sopra l'ottica newtoniana" di Francesco Algarotti. Egli espone le teorie di Newton con un linguaggio molto semplice e quotidiano, spiegando le particelle come piccoli dadi
Scuola
Piemonte, Lombardo-Veneto, Napoli, Modena e Sicilia adottarono delle riforme per aumentare l'affluenza nelle scuole.
Nacquero molte grammatiche, e la scuola si fece promotrice della lingua comune
Nel Regno di Napoli dove in cancelleria si alternava lo spagnolo con l'italiano si inaugurarono le prime lezioni universitarie in italiano
In Piemonte dove le classi colte parlavano il francese si avviò una politica di italianizzazione
Scienza
Si iniziò a scrivere di fisica in italiano, ma anche di economia e scienze applicate. Nacquero le lingue speciali insiemi di parole e costruzioni necessari ad attività specialistiche
Con il greco e il latino si formarono parole utilizzate per le nuove scoperte.
Nei linguaggi specialistici una parola può avere un solo significato, essi vengono sviluppati quando viene codificata una scienza e si stacca dalla generalità.
Esistono linguaggi settoriali non formalizzati, ma tipici di diversi ambiti, come la burocrazia, lo sport o la vita militare.
Tecnicismi= Parole che indicano concetti o nozioni tipici di una determinata scienza
Il lessico dell'economia tipico dell'illuminismo è dovuto all'abbandono del latino nelle università da parte di professori come Beccaria e Antonio Genovesi
Si coniarono parole con 'azione' per indicare strumenti finanziari, invece la lingua del diritto rimase legata al latino, perchè nelle università i corsi così erano tenuti.
La crescita economica aumentò la richiesta d'istruzione
Prosa scientifica: Galileo Galilei
All'inizio del Seicento filosofia, medicina, diritto, matematica e fisica parlavano ancora in latino, avendo impiegato tempo per affinare i vocabolari tecnici quindi non era facile trasportarli in italiano.
Galileo Galilei fu il primo scienziato a scrivere in italiano le sue massime opere "Il saggiatore" e "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo"
Nonostante dal 1605 facesse parte dell'Accademia della Crusca non si curò dello stile, piuttosto mirò alla chiarezza
Per i tecnicismi decise di non inventare nuove parole, ma conferire significati diversi a quelle già esistenti
Oppure scelse perifrasi come Macchie solari al posto di "eliomacule"
Per la sua semplicità Galileo è sempre stato riconoscibile e come egli stesso scrisse nelle "Considerazioni su Tasso" <<parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi>>
Lingua letteraria (seicento)
Il barocco rinnovò la poesia e quindi anche le parole utilizzate
Se si ci riferiva a un fiore non si parlava solo di rosa, ma anche di giglio, amaranto, narciso e tulipo (tulipano)
Parlando di un uccello oltre al tradizionale pavone, abbiamo anche il petto rosso, il grillo e la pulce.
Per quanto riguarda i balocchi si celebrano l'occhialino, il tabacco e l'orologio da polso.
Interessanti sono le descrizioni derivanti dalla scienza, come nell'opera di Gian Battista Marino "L'Adone" dove viene descritto un occhio anatomicamente
Uno spiccato uso degli alterati, come ci mostra il pittore Lorenzo Lippi in "Malmantile racquistato"
La metafora era la figura retorica predominante, perchè metteva in relazione similitudini all'apparenza inesistenti. Secondo Emanuele Tesauro essa è un vero e proprio mezzo di conoscenza
Questo modo di procedere andava contro la lingua della Crusca, perchè i poeti come Giovan Battista Marino esibivano il gusto per una lingua ricca e in polemica con il toscanismo.
Sul finire del Secolo nacque a Roma l'accademia dell'Arcadia (1690) che riportò alla luce il classicismo nella poesia
La prosa non era meno esuberante
D'altra parte vi era una prosa dedita a esibire figure di suono e di parola unendo parole colte, gergali, dialettali e di vari dialetti.
Negli anni Venti emerse una scrittura ellittica con frasi ridotte al minimo senza connettivi logici detta <<laconismo>> che si ispirava a Tacito e Seneca.
L'utilizzo della norma toscana non decretò la morte dei dialetti, ma un loro uso più consapevole, adottato soprattutto per divertire il pubblico in alcune commedie o novelle.
Un esempio di prosa che rivaleggia con Boccaccio è "Lo cunto de li cunti" composto da 49 novelle inserite in una cinquantesima che fa da cornice chiamato Pentamerone (penta= cinque)
Da queste fiabe nasceranno Cenerentola, Hansel e Gretel e altre. Gatta Cenerentola dove la protagonista è chiamata Zezolla è una delle sue opere più famose.
Al nord Carlo Maria Maggi scrive opere in milanese di Meneghin (diminutivo di Domenico) nobilitando il proprio dialetto e celebrandolo come strumento per conoscere la verità.
L'opera più famosa è "Il concorso di Meneghin"