Intanto l'innominato, ritto sulla porta del castello, guardava in giù; e vedeva la bussola venir passo passo, come prima la carrozza, e avanti, a una distanza che cresceva ogni momento, salir di corsa il Nibbio. Quando questo fu in cima, il signore gli accennò che lo seguisse; e andò con lui in una stanza del castello. – Ebbene? – disse, fermandosi lì. – Tutto a un puntino, – rispose, inchinandosi, il Nibbio: – l'avviso a tempo, la donna a tempo, nessuno sul luogo, un urlo solo, nessuno comparso, il cocchiere pronto, i cavalli bravi, nessun incontro: ma... – Ma che? – Ma... dico il vero, che avrei avuto più piacere che l'ordine fosse stato di darle una schioppettata nella schiena, senza sentirla parlare, senza vederla in viso. – Cosa? cosa? che vuoi tu dire? – Voglio dire che tutto quel tempo, tutto quel tempo... M'ha fatto troppa compassione. – Compassione! Che sai tu di compassione? Cos'è la compassione? – Non l'ho mai capito così bene come questa volta: è una storia la compassione un poco come la paura: se uno la lascia prender possesso, non è più uomo. – Sentiamo un poco come ha fatto costei per moverti a compassione. – O signore illustrissimo! tanto tempo...! piangere, pregare, e far cert'occhi, e diventar bianca bianca come morta, e poi singhiozzare, e pregar di nuovo, e certe parole... "Non la voglio in casa costei, – pensava intanto l'innominato. – Sono stato una bestia a impegnarmi; ma ho promesso, ho promesso. Quando sarà lontana..." E alzando la testa, in atto di comando, verso il Nibbio, – ora, – gli disse, – metti da parte la compassione: monta a cavallo, prendi un compagno, due se vuoi; e va' di corsa a casa di quel don Rodrigo che tu sai. Digli che mandi... ma subito subito, perché altrimenti... Ma un altro no interno più imperioso del primo gli proibì di finire. – No, – disse con voce risoluta, quasi per esprimere a se stesso il comando di quella voce segreta, – no: va' a riposarti; e domattina... farai quello che ti dirò! "Un qualche demonio ha costei dalla sua, – pensava poi, rimasto solo, ritto, con le braccia incrociate sul petto, e con lo sguardo immobile sur una parte del pavimento, dove il raggio della luna, entrando da una finestra alta, disegnava un quadrato di luce pallida, tagliata a scacchi dalle grosse inferriate, e intagliata più minutamente dai piccoli compartimenti delle vetriate. – Un qualche demonio, o... un qualche angelo che la protegge... Compassione al Nibbio!... Domattina, domattina di buon'ora, fuor di qui costei; al suo destino, e non se ne parli più, e, – proseguiva tra sé, con quell'animo con cui si comanda a un ragazzo indocile, sapendo che non ubbidirà, – e non ci si pensi più. Quell'animale di don Rodrigo non mi venga a romper la testa con ringraziamenti; che... non voglio più sentir parlar di costei. L'ho ser468 vito perché... perché ho promesso: e ho promesso perché... è il mio destino. Ma voglio che me lo paghi bene questo servizio, colui. Vediamo un poco..." E voleva almanaccare cosa avrebbe potuto richiedergli di scabroso, per compenso, e quasi per pena; ma gli si attraversaron di nuovo alla mente quelle parole: compassione al Nibbio! "Come può aver fatto costei? – continuava, strascinato da quel pensiero. – Voglio vederla... Eh! no... Sì, voglio vederla".
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vorrebbe mandar subito via Lucia, ma di nuovo una voce interiore glielo impedisce. Decide allora di incontrarla.
L'innominato continua a mostrare segni di crisi e comincia la sua lotta interiore (espressa sopratutto attraverso il monologo interiore)