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Sociologia e Antropologia - Coggle Diagram
Sociologia e Antropologia
Pierre Bourdieu, esponente della sociologia critica, ha cercato di superare la contrapposizione tra paradigma della struttura e paradigma dell'azione, e nell'opera Il senso pratico (1980) individua la logica reale dell'azione introducendo il concetto di habitus (abitudine, atteggiamento consolido) ossia l'oggettivazione di pratiche sociali durature.
Habitus: meccanismo di riproduzione culturale che dà luogo a comportamenti regolari collegati alla struttura di classe della società lasciando spazio allo stile personale.
Ciò significa che le persone possono agire in modo creativo.
Il sociologo ha individuato il modo con il quale il sistema scolastico tende a riprodurre le differenza sociali esistenti anziché superarle attraverso la trasmissione e l’imposizione degli habitus tipici della classe che detiene il potere. Sulla base di alcuni dati, egli dimostra che nella prosecuzione degli studi si tende a scegliere le professioni familiari o consone al proprio ceto di appartenenza.
Si occupa anche di uno studio della classe dirigente francese del suo tempo e stabilisce un rapporto tra le istituzioni d’istruzione superiore e le dinamiche del potere. E afferma che la scuola non è uno strumento di selezione meritocratica in quanto esistono titoli di studio di alto valore destinati ai nobili e titoli di basso valore per le persone meno abbienti.
La scuola di Francoforte e la teoria critica
Con l'espressione "teorie del conflitto" si individuano correnti di pensiero anche diverse tra loro, ma accomunate dalla dimensione conflittuale presente nella società che spesso si accompagna alla critica delle disuguaglianze sociali prodotte dal sistema a causa dell’imposizione di alcune forze sociali nei confronti di altre.
Le teorie conflittuali nascono in Germania ma si sviluppano anche in Europa e America.
Gruppo di intellettuali riuniti intorno all'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte il cui direttore è Max Horkheimer.
I maggiori esponenti sono inoltre: Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Eric Fromm, Theodor
Adorno e Jurgen Habermas.
Con Teoria tradizionale e teoria critica (1937), Horkheimer e Marcuse hanno inteso l'analisi sociale come teoria critica della società con lo scopo di fornire agli uomini gli strumenti per emanciparsi dalle diverse forme di dominio.
Marcuse, in particolare, con L'uomo a una dimensione (1964) sostiene come nelle società democratiche le persone siano in apparenza libere quando in realtà sono incatenate al ruolo di consumatori.
La società introduce continuamente falsi bisogni e gli individui per soddisfarli diventano schiavi del lavoro necessario per procurarsi i mezzi economici. Marcuse individua negli studenti e artisti figure rivoluzionarie in quanto fuori dal mondo economico e lavorativo.
Questa concezione influenza la contestazione giovanile che si sviluppa negli Stati Uniti nel 1968, con la rivolta dell’Università di Berkeley.
Il ruolo strategico è svolto dai mezzi di comunicazione di massa usati per manipolare il consenso sia nei regimi totalitari sia nelle democrazie occidentali.
La cultura ha abbandonato la propria funzione critica e si è trasformata in un'industria culturale che opera un vero e proprio 'lavaggio del cervello' come dice Horkheimer.
Bourdieu evidenza come la società influenza l'individuo e questa è la definizione di paradigma della struttura che si può collegare alla teoria della discendenza di Malinoskji in quanto la famiglia, paradigmatica ad una piccola società, influenza l'individuo.
Malinowski ha proposto una definizione delle relazioni di parentela basata sulla procreazione, distinguendo tra affinità e consanguineità.
La consanguineità, che implica il possesso dello stesso sangue , è una relazione biologica e non è considerata allo stesso modo per tutte le società, pertanto è soggetta all’azione della cultura.
A secondo delle società, i rapporti di parentela si possono presentare in modo più complesso. Presso i Trobriandesi, popolazione studiata da Malinowski, il padre è considerato solo «il marito della madre», perché è lo zio materno ad assumere il ruolo paterno. Nella formazione della parentela, ruoli biologici e ruoli culturali possono convergere o divergere.
possiamo distinguere due casi:
Teoria della discendenza: trae le sue origini dal rapporto di filiazione, legame socialmente riconosciuto che lega il neonato ai suoi genitori. Con il concetto di discendenza si stabilisce il criterio mediante il quale viene determinata l’appartenenza del neonato al gruppo parentale. I gruppi di discendenza, ossia i gruppi di persone che discendono da un antenato comune, sono definiti lignaggio. L’appartenenza ad un lignaggio influenza l’identità di un individuo, fortemente legato al proprio gruppo parentale.
Teoria dell’alleanza: la parentela viene intesa come una rete di cooperazione economica in cui viene tessuta attraverso matrimoni combinati da gruppi diversi per rafforzare le relazioni
Il primo ad occuparsi degli studi sulla parentela è stato Lewis H. Morgan.
Morgan, nella sua opera «Sistemi di consanguineità e affinità della famiglia umana», introduce due tipi di sistemi di parentela, sulla base della terminologia adottata per designare i congiunti:
Nella terminologia classificatoria, più semplice, tipica di quei popoli in cui i rapporti di parentela hanno maggiore importanza, usano lo stesso termine per chiamare sia i parenti in linea retta che i collaterali (es. padre e fratello del padre);
Nella terminologia descrittiva, più complessa, vengono utilizzati termini diversi per indicare consanguinei o collaterali.
Per Morgan il percorso evolutivo dell’umanità prevedeva il graduale passaggio dalla logica in cui l’umanità era vissuta senza alcuna distinzione tra i figli di una coppia e quelli di un’altra, a una logica sempre più rigorosa che culminava in quella espressa dalla famiglia monogamica, stadio in cui prevale la descrizione precisa di tutte le relazioni esistenti fra i membri di una famiglia.