Arthur Rimbaud "Lettera del veggente"
"Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionata SREGOLATEZZA DI TUTTI I SENSI. Tutte le
forme d’amore, di sofferenza, di pazzia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la quintessenza.
Ineffabile tortura nella quale egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la
forza sovrumana, nella quale egli diventa il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto,
– e il sommo Sapiente! – Egli giunge infatti all’ignoto! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più
di qualsiasi altro! Egli giunge all’ignoto, e quand’anche, smarrito, finisse col perdere l’intelligenza delle proprie visioni, le avrà pur viste!"
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