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L'orecchio intelligente cap. 1.1 - Coggle Diagram
L'orecchio intelligente cap. 1.1
Intro
Avvicinarsi a musica non nota, alcune condizioni:
dare un senso e entrare in sintonia con ciò che si sta ascoltando, partecipando.
musica diversa da quella che ci è più familiare, implica la conoscenza dei contesti culturali che l’hanno fatta nascere.
x comprendere ciò che si ascolta per la 1 volta, necessario conoscere meglio i meccanismi del linguaggio musicale
Ciascuno di noi conosce bene i meccanismi del linguaggio musicale che gli sono più familiari.
Anche se non li conosce esplicitamente, ne ha però introiettato le strutture, e perciò si aspetta di ascoltare alcuni tipi di suono e non altri, e prevede che a certi suoni ne seguano altri ai quali è abituato.
Familiarizzarsi con nuove attese vuol dire acquisire a poco a poco la consapevolezza che le strutture
musicali, sono diversamente usati in ogni tipo di musica.
sintonie
Dare un senso ed "entrare in sintonia" con la musica sono operazioni semplici da mettere in atto (es. bambini -> ascoltano musica e traggono piacere).
in tutte le culture del mondo la musica esiste e l'ascolto musicale funziona sempre e senza problemi, per semplice esposizione al "
flusso sonoro
": chi è esposto a flussi sonori costanti e vive in un ambiente abituato a dar senso ad essi, inevitabilmente si "
accultura
" alla propria musica e impara a capirla.
Chi ascolta tende sempre a manifestare agli altri i propri apprezzamenti o i propri rifiuti e tende anche a dire che cosa ha "sentito" in quella musica, che cosa l’ascolto gli ha suggerito (critici a parole, ascoltatori comuni si lasciano capire creando convenzioni interpretative comuni)
L’ascolto funziona perfettamente nelle musiche a noi familiari, ma può creare problemi in
quelle a noi lontane.
Ogni ascoltatore assume spontaneamente e naturalmente nei confronti della musica che gli
piace un atteggiamento interpretativo: le attribuisce un senso anche senza rendersene conto.
Quando si trova di fronte a musiche inconsuete assume lo stesso atteggiamento ma non ottiene
risposta: la musica non si lascia interpretare.
Se una musica ci commuove o ci piace è perché ha un “
carattere affettivo
” (espressività) perché corrisponde a qualche aspetto della nostra stessa affettività, e che interpretiamo come il senso che essa possiede, o il contenuto che noi le attribuiamo.
ESEMPIO
: Franz Schubert, Trio op. 100 per violino, violoncello e pianoforte (sezione romanticismo). esempio di "carattere affettivo" tramite interpretazioni di studiosi musicali, un regista e studenti universitari:
Robert Schumann
(1836): "un sospiro che cresce fino a diventare angoscia"
Maurice Brown
(1977): "trenodia o marcia funebre"
Stanley Kubrick
: utilizzò questa musica nel film “Barry Lyndon” -> nella scena dove il protagonista incontra la sign. Lyndon e il disastroso marito (per entrambi momento di turbamento e dolcezza).
classe universitaria
: interpretazioni tramite immagini, metafore e aggettivi.
IMMAGINI/METAFORE
–> addio amoroso, marcia di deportati, paesaggio autunnale,
EMOZIONI
– triste, appassionato, ansioso
GESTI
– energici, dolci, controllati, eleganti
Carattere affettivo
La musica, come qualsiasi forma di linguaggio, ha facoltà di significazione, cioè può rinviare a "qualche cosa" che il linguaggio comune chiama "significato". Anche le immagini, le parole o i gesti hanno questa facoltà.
La libertà di scelta di chi compone musica e i limiti di apertura di chi deve interpretarla non sono indeterminati: le scelte compositive e interpretative si operano all’interno di un sistema di possibilità socialmente convenzionato. E’ solo all’interno di queste che le scelte si possono operare e che la loro interpretazione può muoversi.
Esistono anche significazioni meno precise e meno codificate, eppure altrettanto importanti. Si pensi
alle espressioni corporee: sappiamo produrle e sappiamo interpretarle, anche se il loro significato non sempre è chiaro e univoco.
L’interpretazione di strutture musicali non si base su connessioni logiche ma analogiche. Ogni tratto
del suono può somigliare, cioè rinviare per analogia, a particolari vissuti umani che il processo di interpretazione è legittimato a evocare, e non necessariamente ogni immagine evocata appartiene alla stessa categoria semantica delle altre (es. il timbro morbido del violoncello può evocare immagini carezzevoli e la sua voce profonda e il ritmo quieto possono essere connessi a discorsi seri).
La difficoltà di definizione verbale dei caratteri affettivi musicali deriva da una condizione abbastanza semplice da spiegare. La musica non ha parole né un lessico come nel linguaggio: per cui non rinvia a concetti ed è in grado di manifestare solo caratteri affettivi.
In musica un certo tasso di imprevedibilità è sempre necessario, per evitare la noia e perché lo
scopo di un’opera d’arte è quello di attirare l’attenzione sulla sua fattura.
Ma il senso che cerchiamo deve essere unitario, deve avere coerenza, altrimenti non è senso, ma
insensatezza. Ciò che accomuna le varie immagini usate non è dunque il loro contenuto logico-concettuale, ma è l’affettività che ciascuna di esse evoca e che noi ascoltatori avvertiamo coerente
con quella di tutte le altre.