L'ITALIA INDUSTRIALIZZATA E IMPERIALISTA
1900 - 1915
L'ITALIA INDUSTRIALIZZATA E IMPERIALISTA
1900 - 1915
29 Luglio 1900
Gaetano Bresi, anarchico, per vendicare le vittime di Bava Beccaris, uccide il re Umberto I
L'attentato
La vendetta
Sale al trono Vittorio Emanuele III
dando avvio a una svolta decisiva nella politica italiana affida il governo ai liberali
Liberalismo
1903 Giovanni Giolitti diventa presidente del Consiglio. Giolitti restò al governo fino al 1914. Sotto il suo mandato l'Italia fece rapidissimi progressi che la portarono a competere con le altre nazioni europee e che valsero a quel periodo il nome di età giolittiana
Giolitti aveva di fronte a sé un'Italia politica spaccatanella quale il paese legale non rappresentava il paese reale
Il progetto gi Giovanni Giolitti era quello di avvicinare il paese legale al paese reale, facendo entrare sia i cattolici in parlamento e nel governo, sia i socialisti.
Queste due forze rappresentavano infatti il mondo agricolo e il mondo operaio
Politica del TRASFORMISMO
Trasformismo
GIOLITTI E I SOCIALISTI
IL MONDO SOCIALISTA A INIZIO '900 ERA IN FERMENTO A CAUSA DELLO SVILUPPO DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI
LE CAMERE DEL LAVORO, ASSOCIAZIONI OPERAIE SU BASE LOCALE NATE A FINE OTTOCENTO, CREBBERO IN MODO ESPONENZIALE (DA 17 NEL 1900, DIVENNERO 76 NEL 1902)
NEL 1906 VENNE POI PROMOSSA LA FONDAZIONE DELLA CGdL - CONFEDERAZIONE GENERALE DEL LAVORO CHE RIUNIVA E COORDINAVA DIVERSE ASSOCIAZIONI SINDACALI
A CAUSA DELL'IMPRONTA MODERATA DELLA CGdL, NEL 1911, LA CORRENTE ESTREMISTA FONDO' UN PROPRIO SINDACATO CON LA SIGLA USI - UNIONE SINDACALE ITALIANA
Il Partito socialista, sorto alla fine dell'Ottocento (1892) fu diviso da una profonda frattura tra moderati e massimalisti
La corrente riformista guidata da Filippo Turati era convinta che fosse necessaria la collaborazione con altre forze politiche, aperte al progresso sociale, pur di consentire il consolidamento e l'affermazione delle istanze del movimento operaio
MASSIMALISMO:
Corrente interna al PArtito socialista così chiamata in quanto promuoveva - diversamente dal riformismo - il programma massimo, ossia la rivoluzione socialista.
Il termine è tuttora usato in senso prevalentemente negativo per indicare atteggiamenti considerati intransigenti ed estremisti, non sorretti da un'effettiva e concreta possibilità di realizzare gli scopi prefissati
Il presidente del consiglio fu attento alle trasformazioni in corso nel paese e alla conseguente ascesa delle grandi organizzazioni del movimento operaio come il Partito socialista e i sindacati
Nel 1903 Giolitti propone a Turati di entrare a far parte del governo, ricevendo un rifiuto non tanto per ostilità personali, quanto per il timore di produrre un'insanabile lacerazione all'interno del suo partito
Nel 1904 venne indetto dall'ala massimalista del Partito socialista uno sciopero generale, il primo sciopero generale della storia italiana
Giolitti evitò la repressione armata attuando una politica più conciliante e vincente: non ci furono atti di violenza e lo sciopero, dopo pochi giorni, si esaurì spontaneamente
Nel 1904, alle seconde elezioni in cui si presentò Giolitti, lo statista piemontese poté contare sull'appoggio dell'ala moderata dei socialisti, inaugurando così una collaborazione con il governo
Nel 1910 venne fondata anche Confindustria, ossia la Confederazione italiana dell'industria
In senso strettamente sindacale, lo sciopero è l'astensione collettiva del lavoro dei lavoratori subordinati
La serrata è una temporanea chiusura delle aziende agricole o industriali o commerciali, imposta dai datori di lavoro per fare pressione su agitazioni o altre forme di protesta. Durante la serrata o durante lo sciopero, i lavoratori non percepivano il salario
GIOLITTI E I CATTOLICI
Nel corso dell'età giolittiana, anche i cattolici italiani iniziaro ad avere un ruolo politico sempre più importante anche se era diviso al suo interno
CATTOLICESIMO INTRANSIGENTE riunito nell'OPERA DEI CONGRESSI, associazione nata nel 1874 allo scopo di organizzare e coordinare le attività di assistenza, sostegno morale, spirituale ed economico. Secondo tale corrente la Chiesa avrebbe dovuto disinteressarsi delle questioni politiche del paese
Nel 1905 viene fondato il movimento democradico-cristiano da Romolo Murri che auspicava l'intervento della Chiesa a favore dei lavoratori e una maggiore democraticizzazione delle istituzioni esistenti, come ad esempio l'introduzione del suffragio universale e il decentramento amministrativo
In una posizione intermedia vi era la corrente dei cattolici moderati, di cui si faceva portavoce Filippo Meda che riteneva necessario che i cattolici si inserissero all'interno delle istituzioni dello Stato liberale, considerato un "peccatore da salvare" al fine di riformarlo
Nel 1903, morì Leone XIII e gli succedette Pio X (1903-1914). Contrario alle idee di Murri, il nuovo papa ne condannò le dottrine e fece confluire il movimento democratico-cristiano all'interno dell'Opera dei congressi.
Tuttavia Pio X si accorse che l'isolamento politico della Chiesa avrebbe favorito i socialisti. Procedette quindi verso la sospensione del NON EXPEDIT, autorizzando candidature cattoliche moderate in appoggio ai liberali giolittiani, in quei collegi dove vi fosse il rischio di una vittoria dell'estrema sinistra
Nel 1904 Pio X sciolse l'Opera dei Congressi e permise alla corrente clerico-moderata di presentarsi alle elezioni
Per la prima volta dopo l'Unità d'Italia, due deputati cattolici entrarono in Parlamento. L'alleanza fra Giolitti e la Chiesa cattolica avvenne dunque dalla comune opposizione al socialismo rivoluzionario
Il progetto politico di Giovanni Giolitti era quello di avvicinare al mondo liberale (paese legare) ai movimenti cattolici e quelli socialisti (paese reale) isolando però le forze estremiste dei due movimenti ossia i democratico-cattolici e i socialisti massimalisti
In questo senso varò un nuovo modo di affrontare le manifestazioni e i contrasti fra il mondo dei lavoratori e quello degli industriali. Inannzitutto considerava che gli scioperi avevano motivazioni economiche e non politiche, pertanto ogni questione doveva essere risolta fra datori di lavoro e lavoratori. Lo stato doveva essere NEUTRO ed ARBITRO: non doveva spalleggiare l'una o l'altra parte in conflitto; doveva semplicemente limitarsi a svolgere una funzione da arbitro e da mediatore, limitandosi alla tutela dell'ordine publico
Grazie a questo atteggiamento nei conflitti fra lavoratori e industriali, i lavoratori italiani ottennero
Gli elettori balzarono da 3 milioni a 8 milioni e mezzo
RIFORME STRUTTURALI DELLE AZIENDE VITALI PER IL PAESE
NAZIONALIZZAZIONE DELLE FERROVIE DELLO STATO
varata per fscilitare il trasporto di merci e di persone.
Giolitti acquistò tutti i tronchi ferroviari appartenenti a diverse società private e le affidò ad un sistema di coordinamento unico, le FERROVIE DELLO STATO. Questa azione politica si rivelòò un grande contributo allo sviluppo economico del paese
POLITICA PROTEZIONISTICA:
questa misura fu necessaria per proteggere i prodotti industriali che in Italia erano inferiori per qualità e superiori come costi di produzione e di vendita rispetto a quelli inglesi, francesi, tedeschi. Caricando di tasse i prodotti esteri, il loro prezzo di vendita aumentava e gli acquirenti italiani erano indotti ad acquistare i prodotti nazionali
PROTEZIONISMO: significa intervento dello Stato a favore dei prodotti nazionali con leggi che penalizzano i prodotti esteri applicandovi tasse doganali che ne fanno aumentare il prezzo di vendita
Il protezionismo fu molla della nascita del cosiddetto TRIANGOLO INDUSTRIALE tra Piemonte, Lombardia e Liguria che divenne la zona più ricca d'Italia
Secondo Giolitti, l'unico progresso possibile per un Paese sottosviluppato proveniva dall'industria.
Per questo motivo il Primo ministro varò una politica di industrializzazione del Mezzogiorno
POLITICA AGRICOLA
Il SUD era una regione agricola e fu ancora dall'agricoltura che derivò la stagnazione dello sviluppo economico del SUD.
Le campagne meridionali erano in mano a due tipi di proprietari
Tabella riassuntiva
Minoranza di proprietari illuminati e dinamici
Maggioranza di pigri proprietari conservatori
Varano una riforma di colture agricole specializzate (arance e pomodori di cui esportavano i prodotti in Francia con grandi profitti. Il protezionismo di Giolitti causa però una guerra doganale con la Francia
Lo stesso protezionismo invece premiò la maggioranza dei proprietari conservatori che avevano mantenuto i loro latifondi. Questi avevano la certezza di poter vendere i loro prodotti continuando però a non attuare migliorie ai loro terreni e mantendendo con i contadini rapporti feudali, poiché quanto ricevevano dalle loro terre bastava a manterere uno stile di vita agiato e lussuoso
GIOLITTI E I NAZIONALISTI
Come tra i cattolici e i socialisti anche nel mondo liberale erano in atto profondi mutamenti e radicali trasformazioni
ALA PROGRESSITSTA del liberalisamo italiano, rappresentata dallo stesso Giolitti
DESTRA LIBERALE
di orientamento conservatore, contraria ad ogni apertura nei confronti dei sindacati e dei socialisti e incline a fare propri gli ideali del NAZIONALISMO
PRETENDE DAL GOVERNO UN ATTEGGIAMENTO PIU' AGGRESSIVO E MILITARISTA IN POLITICA ESTERA E UNA LINEA DURA CONTRO GLI SCIOPERI SUL PIANO INTERNO
I NAZIONALISTI davano voce alle insoddisfazioni di una parte della piccola borghesia e della media borghesia italiana nei confronti dei governi liberali. Questi ultimi erano accusati di essersi mostrati deboli e arrendevoli nei confronti delle organizzazioni degli operai e dei contadini, di perseguire una politica estera poco incisiva, condannando il paese ad un ruolo di secondo piano nel panorama internazionale.
Enrico Corradini, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini raccolti intorno alla rivista "Il Regno" si organizzarono politicamente dando vita nel 1910 all'ASSOCIAZIONE NAZIONALISTICA ITALIANA. Il programma di tale movimento, che rivelava una concezione dello Stato radicalmente antidemocratica, prevedeva la repressione della lotta operaia e contadina e individuava una soluzione ai problemi della società italiana nell'espansionismo territoriale e nella conquista delle colonie
L'idea alla base era che la conquista di colonie avrebbe costituito una soluzione all'emigrazione italiana ed un possibile sfruttamento di nuovi territori per l'industria italiana
Alla lotta di classe, andava quindi sostituita la lotta tra le nazioni proletarie, come il nostro paese era considerato, e le vecchie e corrotte nazioni plutocratiche
In Italia il desiderio di riscattare la sconfitta del 1896 in Etiopia e di gareggiare con le altre potenze, si aggiunse la richiesta di fermare l'emigrazione conquistando nuove terre "italiane" che i contadini avrebbero potuto coltivare
Uno scrittore dell'epoca, Enrico Corradini, coniò addirittura l'espressione "nazione proletaria", opponendola alle "nazioni capitaliste"
Secondo Corradini, l'Italia era povera poiché aveva una popolazione troppo numerosa rispetto alle sue risorse economiche; doveva quindi assumere l'iniziativa "IMPERIALE" per contenere conflitti sociali e indirizzare i flussi migratori
Lo slogan di Enrico Corradini ebbe grande successo e fu ripreso sal poeta GIOVANNI PASCOLI in un testo a favore dell'impresa coloniale intitolato LA GRANDE PROLETARIA SI E' MOSSA
Incalzato dall'opinione pubblica, nel 1911, il Presidente del Consiglio mandò un corpo militare in spedizione in Libia, all'epoca possedimento dell'Impero turco, scelto perché era una tra le pochissime terre africane rimaste libere dal colonialismo europeo
I pochissimi turchi che presidiavano il territorio armarono i libici, i quali opposero una strenua resistenza alle truppe italiane che, dopo aver sbarcato 3500 uomini, reagirono in modo barbaro.
Lo storico Angelo del Bocca ha trovato negli archivi militari le prove degli stermini di massa compiuti dai militari italiani contro la popolazione civile.
Nel 1912 l'Italia di aver completato la conquista della Libia, che si estendeva da Rodi, alle isole del Dodecanesi, di fronte alla Turchia.
In realtà le sole zone occupate dall'esercito italiano erano le città della costa, Tripoli, Misurata, Sirte, Bengasi, Tobruch. Ci vollero altri 17 anni e l'annientamento sistematico di circa 1/8 della popolazione libica per completare l'occupazione
La conquista si rivelò deludente. Costò enormi sforzi militari ed economici e diede all'Italia una terra arida e sabbiosa, uno "scatolone di sabbia", come venne definito.
Nessuno allora sapeva che il sottosuolo libico era ricco di petrolio