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Giorgio Perlasca
nascita
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famiglia
Madre: Teresa Sartonelli
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residenza
Per motivi lavorativi del padre, da bambino si trasferisce a Maserà
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Ritorno in Italia
Al suo ritorno, inizia ad allontanarsi dal fascismo, non approvando le leggi raziali e l'alleanza con la Germania.
Nel novembre successivo riesce ad ottenere la licenza militare indeterminata, lascia nuovamente l'Italia e si occupa delle attività commerciali.
Perlasca, nel 1940 si sposa in Italia e poi lavora in Croazia, Serbia e Romania.
In carcere
Nel 1942 si rifiuta di aderire alla Repubblica Socialista di Mussolini
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Una volta arrestato, riesce a scappare e a trovare rifugio presso l'ambasciata spagnola
diplomato
Quando Sanz Briz decise di lasciare Budapest e l'Ungheria, Perlasca si spaccia per il suo sostituto ottenendo il titolo di diplomato.
Da quel momento si ritrova a gestire un "traffico" per la sopravvivenza degli ebrei nascosti nell'ambasciata.
Tra il 1° dicembre 1944 e il 16 gennaio 1945, Perlasca rilascia migliaia di finti salvacondotti che conferiscono la cittadinanza spagnola agli ebrei
Imprese
Sventa l'incendio e lo sterminio nel ghetto di Budapest con 60 000 ebrei ungheresi.
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Dopo l'entrata a Budapest dell'Armata Rossa, Perlasca deve abbandonare il suo ruolo da diplomato spagnolo.
Dopoguerra
Riuscito a tornare, nell'agosto del 1945, in Italia non racconta le sue avventure né alla famiglia né alla stampa.
Anche lo storico ebreo Jenö̋ Lévai omise di raccontare la vicenda del suo "Libero nero", ma il 12 giugno apparve un articolo di Giuseppe Cerato che racconta la sua storia.
Riconoscimenti
Nel 1987, alcune donne ebree ungheresi, rintracciano Perlasca e divulgano la sua storia.
Ancora in vita, Perlasca ricevette per la sua opera numerose medaglie.
Nel 1997 è stato pubblicato da "il MULUNO" il suo memorale con il titolo di "L'IMPOSTORE"
morte
Muore nel 1992 all'età di 82 anni per un attacco di cuore, ed ora è sepolto a Maserà di Padova