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Dentro il lavoro educativo 3 - Coggle Diagram
Dentro il lavoro educativo 3
parte terza
L’educatore si trova a operare in un campo di esperienza costituito dall’interazione, sempre complessa, intricata e imprevedibile, di molti fattori differenti tra loro (istanze organizzative e materiali, affettive, relazionali e istituzionali)
L’educatore è uno degli elementi che agiscono all’interno delle situazioni educative: è capace di influenzare, con la sua presenza, gli altri elementi che le compongono, ma ne viene anche influenzato, limitato o potenziato
Tale campo di esperienza
dispone
le sue possibilità di azione, di comunicazione, di relazione e produce effetti di
esposizione
alla relazione faccia a faccia con gli utenti diretti e indiretti
La sua esposizione lo costringe a far
fronte a un coinvolgimento inevitabile nelle situazioni educative, rispetto al quale ciascun professionista mette in campo atteggiamenti differenti
Il coinvolgimento dell’essere umano nel mondo e nella relazione con gli altri è quindi in qualche modo consustanziale all’esistere, una caratteristica primordiale, pre-conoscitiva della presenza umana nel mondo.
La presenza nel mondo non è un semplice stare nel mondo, ma una possibilità di divenire chi si può essere, scoprendo nell’intimità e nell’implicazione con il mondo e con gli altri, sia la propria effettività sia quella possibilità di essere che da essa si dispiega e che comunque l’esserci si trova nelle condizioni di scegliere.
La nostra presenza è cura: essa esprime il modo in cui noi siamo, chi possiamo essere a partire dai nostri limiti e dal contesto, materiale e relazionale, in cui viviamo
Nella cura possiamo vivere
autenticamente
quando scopriamo le nostre più proprie potenzialità, affrontando l’angoscia in cui si manifesta la possibilità di sceglie chi poter essere, ogni volta come se fosse la prima. Ma, sempre nella cura possiamo vivere
inautenticamente
, fuggendo il vuoto dell’angoscia attraverso un fare senza senso.
Il fine dell’educazione è far conoscere ai soggetti le proprie potenzialità; avere cura degli educandi viene concepito come promozione di una cura autentica. L’educatore deve fare del proprio esserci una presenza attenta, ma non per questo l’unico punto di riferimento della situazione educativa. La situazione divede dunque oggetto diretto del
proprio intervento educativo
L’educatore deve saper modulare la propria presenza in ogni situazione, in modo che gli educandi siano sempre più coinvolti dalla situazione stessa. L’educatore è la propria presenza nel momento in cui partecipa all’esperienza
Secondo Goffman il modo in cui ciascuno di noi agisce è una rappresentazione, ovvero quell’attività svolta da un partecipante in una determinata occasione e volta a influenzare uno degli altri partecipanti. Assumere la prospettiva di Goffman vuol dire vedere la situazione educativa come rappresentazione, in cui l’educatore ha il compito di coinvolgere gli educandi in un’esperienza che sia per loro significativa. Per fare in modo che l’esperienza sia significativa, è necessario lavorare
giorno dopo giorno senza stancarsi
parte terza 2
L’esperienza educativa mette in scena e dunque si pensa sia finzionale, ovvero che si inganna, si induce a credere qualcosa che non è
Tipo dell’esperienza educativa è dare spazio al possibile e la possibilità non è ciò che si ha già, ma ciò che si può immaginare con quello che già si ha
L’educazione rappresenta la vita, la mette in scena e permette a chi l’attraversa di coltivare e affinare capacità per affrontare la vita stessa nella sua complessità.
Anche l’agire educativo è
finzionale
, in quanto non è finto, ma neanche vero. L’autenticità dell’agire educativo sta nella credibilità. L’educatore si trova in una posizione analoga a quella dell’attore, poiché rappresenta una maschera con lo scopo di costruire un’esperienza che susciti emozioni, significati e che muova il pubblico
Chi educa assume, nel processo educativo, Tre posizioni:
Regista
: l’educatore deve allestire la scena che si snoda nel processo educativo. Deve avere in mente le caratteristiche che rendono significativa l’esperienza educativa
Attore
: quando l’educatore entra in scena, agisce e diventa attore: immerso nel mettere in scena una
rappresentazione.
Personaggio
: figura positiva, il cui spirito, fora e altre qualità eccezionali devono essere evocati nella
rappresentazione
Goffman chiama
retroscena
il luogo dove l’attore può rilassarsi, abbandonare la sua facciata, smettere di recitare la sua parte e uscire dal suo ruolo. Nel retroscena si svelano i segreti vitali dello spettacolo, gli attori escono dal ruolo Nel lavoro educativo il retroscena sono tutte le attività di backoffice che si svolgono in assenza di un contatto diretto con l’utenza.
La cura di sé è riconosciuta come risorsa essenziale del lavoro educativo, come strategia e competenza professionale d’équipe e individuale. Avere cura di sé non può essere vissuta in solitudine, ma dev’essere condivisa con il gruppo, è una pratica che richiede esercizio, disciplina e dedizione
Il lavoro educativo richiede agli educatori di essere autentici e consapevoli del ruolo da giocare per condurre un’esperienza pensate e formale, capace di promuovere effetti che conducano l’utente all’apertura, alla curiosità e alla scoperta di sé. Importante è la competenza strategica: capacità di leggere l’unicità delle situazioni in cui ci si
trova a lavorare e anche la capacità di assecondare tali situazioni, immaginando quelle “mosse” che possono costruire una processualità coerente con le finalità educative. Attraverso ciò il metodo si delinea e si costruisce.
nel metodo la teoria diventa pratica e la pratica teoria