Le enormi spese sostenute per la guerra degli Otto Santi e il suo sostanziale fallimento avevano fortemente impoverito la città di Firenze e gettato un grave discredito sull'oligarchia guelfa al governo della città. Le corporazioni artigiane organizzarono un forte tumulto per protestare contro i banchieri e i mercanti che detenevano il potere cittadino. A loro si unirono i Ciompi che, data la forte superiorità numerica, presero ben presto il controllo della piazza.I Ciompi erano già insorti nel 1344, guidati da Ciuto Brandini, per ottenere l'autorizzazione a costituire una corporazione autonoma, una rivendicazione che non aveva ottenuto alcuna concessione.Ormai protagonisti della rivolta, il 20 luglio 1378 i Ciompi occuparono il Palazzo dei Priori (Palazzo Vecchio) chiedendo il diritto di associazione e la partecipazione alla vita pubblica. Grazie all'effetto sorpresa la loro protesta ebbe buon esito. Riuscirono infatti a eleggere come gonfaloniere di giustizia (la più alta carica esecutiva della Repubblica fiorentina, seppure con un mandato di durata molto breve) il loro leader Michele di Lando, e ottennero la creazione di tre nuove Arti che rappresentassero i ceti più bassi (da allora chiamato enfaticamente il "popolo di Dio"), quella dei Ciompi, appunto, quella dei Farsettai (i sarti) e quella dei Tintori. Essi inoltre ottennero, per queste tre nuove corporazioni, il diritto di eleggere un terzo delle magistrature della città.Michele di Lando non fu un abile uomo politico. Trovatosi improvvisamente a gestire un grande potere, fu continuamente bersagliato da richieste sempre maggiori dal popolo magro e venne messo in cattiva luce per l'alleanza con alcuni membri del più ricco popolo grasso (tra i quali soprattutto Salvestro de' Medici). Già in discredito verso gli operai che rappresentava, fu costretto a prendere misure di repressione contro l'ondata di violenza che essi andavano scatenando, con ritorsioni contro la nobiltà. Il malcontento contro la sua figura aumentò in poche settimane, soprattutto quando venne chiesta e non concessa la cancellazione del debito verso i datori di lavoro. Fu allora che i rappresentanti della vecchia oligarchia fecero cerchio per isolare la fazione dei Ciompi, ormai disgregata internamente e abbandonata dallo stesso Michele di Lando.Il "popolo grasso" si alleò con quello minuto (la piccola borghesia), e il 31 agosto un numeroso gruppo di Ciompi, stabilitisi in Piazza della Signoria, fu cacciato con facilità dalle forze combinate delle altre Arti. La corporazione dei Ciompi venne abolita, Michele di Lando esiliato (sebbene non perseguitato, venendo anzi nominato Capitano di Volterra) assieme alle famiglie più compromesse con la rivolta, ed entro il 1382 la dominazione del "popolo grasso" era di fatto restaurata.