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La flessibilità come opportunità e vincolo - Coggle Diagram
La flessibilità come opportunità e vincolo
Parte prima - flessibilità e lavoro
flessibità lavorativa
è una condizione cruciale dei nuovi modelli di produzione; la domanda può venire sia dalle imprese che dai dipendenti. Significa avere la possibilità di usare diverse componenti del rapporto di impiego in combinazioni differenti.
2) flessibilità temporale: possibilità di far variare l'orario di lavoro
3) funzionale o interna: possibilità di spostare i lavoratori da un posto all'altro nell'impresa o di far variare il contenuto della prestazione
1) flessibilità salariale:
strutturale - le differenze sono legate al settore/età/qualifica/territorio
congiunturale macro - grado di adeguamento dei salari alle fluttuazioni cicliche del sistema economico
congiunturale micro - adeguamento dei salari all'andamento economico dell'impresa
4) numerica o esterna: grado di libertà con cui un'impresa può adeguare il volume e le caratteristiche professionali dell'occupazione all'andamento della produzione o ai mutamenti tecnologici
tendenza all'aumento della flessibilità esterna e di quella temporale. Diffondersi di forme contrattuali atipiche.
Legge 30/2003: varietà delle forme contrattuali introdotte
lavoro "tipico" -> subordinato: retribuzione e dipendenza sotto direzione, quindi uno scambio tra tempo del lavoratore e salario. Lo Stato regolava la relazione tra i due. A tempo indeterminato --> garantiva continuità lavorativa al lavoratore.
Dagli anni '80: tendenza a forme di lavoro che non assicurano la continuità lavorativa. Le forme introdotte in quegli anni -> trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato.
Alcune forme degli anni '90: questione del rinnovo del contratto.
Contratto formazione e contratto di apprendistato -> conversione in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato --> flessibilità in entrata.
Collaborazioni coordinate e continuative e a progetto e il lavoro interinale non prevedono la trasformazione del rapporto, ma la possibilità di stipulare altri contratti simili
le forme recenti introdotte da questa legge prevedono periodi di lavoro sempre più brevi o l'intermittenza del rapporto di lavoro
le nuove forme contrattuali non escludono la possibilità di trovarsi periodicamente sul mercato del lavoro. Ci si avvicina a un lavoro autonomo in cui la riproduzione della forza lavoro non è più centrale nei rapporti tra datore di lavoro, lavoratore e Stato. La diffusione delle forme di lavoro atipico ha fatto nascere la categoria dei salariati a tempo determinato -> garanzia della sopravvivenza della forza lavoro solo per un periodo di tempo poi si propone il problema del rischio esistenziale: queste nuove forme di contrattazione espongono i lavoratori a questo tipo di rischio. Questo fondamentalmente perché la continuità temporale del lavoro è così discontinua che non da sicurezza alle persone da un punto di vista delle garanzie sociali come invece un lavoro a tempo indeterminato può dare. A questo aspetto è collegata la questione della retribuzione dal momento che discontinuità di lavoro significa anche discontinuità nei pagamenti che non sono dati secondo uno schema temporale fisso.
Nel dibattito comune flessibilità e precarietà sono viste come due contrari.
Il contrario di flessibilità --> rigidità. La precarietà indica uno status privo di sicurezze e di punti certi e il contrario di precarietà sarà sicurezza o stabilità.
Quindi più che flessibilità contro la precarietà bisognerebbe parlare di flexicurity contro la precarietà.
Flexicurity: intendiamo una strategia di politiche economiche che cerca di conciliare le richieste di flessibilità provenienti sia dal lato delle imprese con un’elevata protezione dei lavoratori per realizzarsi attraverso un rafforzamento dell’apparato degli ammortizzatori sociali e l’attuazione di politiche attive che supportino le transizioni sul mercato del lavoro.
Flessibilità individuale e collettiva
Collettiva: strumento in grado di consentire al sistema economico nel suo complesso la possibilità di migliorare il sistema economico stesso in modo funzionale alla produzione
Imprese: la flessibilità collettiva deve essere intesa come la minimizzazione del tempo di risposta ad input o shock esterni provenienti dai mercati e come capacità di modificare o rinnovare rapidamente la produzione in atto e nella vendita delle merci servite. Imposta alle imprese dai nuovi modelli di produzioni, diventa una caratteristica strutturale e necessaria per l'attività di impresa. Questa flessibilità è determinata da alcune spinte dal momento che alle imprese è richiesta alta intensità di produzione e vi è anche per l’imprese una necessità di omologare i prodotti e standardizzare i processi produttivi e infine vi è una continua introduzione e applicazione di processi tecnologici al processo produttivo.
Pubblica amministrazione e alla politica, sempre in riferimento alla flessibilità collettiva, si intende quella capacità e quella rapidità nel prevedere e recepire quei cambiamenti e trasformazioni economiche e sociali in atto o che potenzialmente arriveranno.
Individuale: riguarda quei comportamenti strategici messi in atto dai singoli individui atti ad ampliare la propria produttività per gestire meglio il tempo in maniera funzionale alle proprie necessità ampliando le proprie possibilità e conoscenze
Flessibilità in rapporto al lavoro: riguarda la produzione di beni o servizi destinati
alla vendita pura
Flessibilità del tempo di produzione: tempo messo a disposizione degli individui per l’autoproduzione fuori dal mondo del mercato rispetto ai beni e servizi legati alle proprie funzioni vitali (cura di sé e delle proprie cose)
Flessibilità rispetto al tempo libero: relativo alle attività svolte nel tempo a disposizione aldilà del tempo di attività di produzione, come possono essere attività sportive o culturali che generano un benessere psicofisico alla persona.
Parte seconda - flessibilità e famiglia
flessibilità nelle famiglie
due piani di analisi degli effetti
interno della famiglia: impone dinamismo nelle esperienze e nei significati. Non vi è più un unico modello famigliare ma vi sono diversi modelli che possono intrecciarsi ed alternarsi nella vita di un individuo.
esterno della famiglia: individui e componenti familiari sono sottoposti a cambiamenti e negoziazioni continue. La trasformazione del mercato del lavoro ha inciso fortemente sui percorsi di vita delle persone, posticipandone le scelte legate alla vita adulta. Dalla metà degli anni '70 --> donne nel mercato del lavoro, mettendo in discussione gli equilibri di cura e di svolgimento dei compiti domestici. Questo comporta un continuo adattamento e una continua negoziazione intrafamigliare.
nuova idea di matrimonio
Dagli anni '70 si è andati in corso ad un abbassamento del tasso di nuzialità e alzamento dell'età del primo matrimonio, soprattutto in Italia per due motivi
Per determinate scelte personali
Perché si è visto che in Italia si tende a restare più a lungo a vivere con la propria famiglia, inoltre è cambiata la concezione del matrimonio.
Fino all’inizio del 900 il matrimonio era da considerarsi come una vera e propria alleanza tra famiglie al fine di portare ricchezza alle casate familiari e assicurare entrambe le famiglie dai rischi potenziali possibili.
dall’inizio del 900 fino agli anni 60 muta questa idea di matrimonio organizzato e ha una svolta romantica, dove l’amore e il sentimento guida le scelte, e si parla di matrimonio fusionale che è il modello più classico che ci è stato fino agli anni 60 e si basava sulla fusione di progetti di vita individuali in un unico progetto di coppia: questo progetto nascondeva asimmetrie di potere dove la donna in molte occasioni veniva in secondo piano rispetto ai progetti dell’uomo che condizionava l’andamento del matrimonio.
Dagli anni 70/ 2000 in poi vi è un ulteriore cambiamento e i modelli di coppia sono costruiti su una negoziazione e favorendo la parità di genere ed è in questo contesto che nascono nuove famiglie che si affiancano alla famiglia tradizionale e classica.
nuove famiglie
Famiglie monogenitoriali: un solo genitore a seguito di un divorzio o nel nord Europa si può avere un figlio a prescindere di essere sposati o meno.
Famiglie bi-genitoriali o bi-nucleari: alla fine di un matrimonio vengono mantenuti i rapporti con entrambi i genitori portando avanti una vita in due nuclei paralleli
Famiglie ricomposte: allargate di nuove generazioni dove un figlio convive con il figlio di proprio padre ma avuto da un’altra madre o situazioni analoghe.
Famiglie omogenitoriali: dove il legame di diritto o fatto è tra uno o più bambini e coppia di persone omosessuali.
mutamento in atto
de standardizzazione dei corsi di vita in base alla quale eventi o sequenze che in passato erano comuni per gli appartenenti ad una data popolazione, perdono diffusione o avvengono in età o durate variabili.
Differenziazione processo secondo cui i corsi di vita appaiono eterogenei e soggetti al cambiamento. In merito a questo i paesi mediterranei e l’Italia si connaturano per alcune caratteristiche ed eventi tipici tra cui:
Traslazione in avanti sincronizzata
Tappe relative al formare un’unione o all’uscire di casa negli ultimi anni avvengono contestualmente all’acquisizione di un lavoro stabile e quindi un accorpamento di tappe di vita
desincronizzazione che determina una progressiva indipendenza tra temporale tra il momento della formazione di un’unione stabile e il momento del matrimonio. Cioè che prima la formazione di un’unione stabile coincideva con il matrimonio, mentre adesso vi è una desincronizzazione tra questi due eventi.
deistituzionalizzazione un processo in base al quale stati, passaggi ed eventi che in passato erano interamente regolati da norme legali o organizzative diventano più flessibili. Esempio: coppie di fatto in cui la legittimazione della coppia è basata sulla reciproca presa di responsabilità dei partner.
Il processo di flessibilizzazione nel mondo del lavoro ha inciso fortemente sulle scelte familiari, vi è forte correlazione tra il lavoratore atipico e le scelte familiari rispetto alle varie tappe e fasi che si possono incontrare nella vita del contesto familiare.
genitori flessibili e conciliazione vita-lavoro
l’esperienza della genitorialità assume oggi confini flessibili, in seguito alle spinte individualiste della società contemporanea. L’emancipazione femminile ha permesso alle donne di riappropriarsi di tre momenti cruciali della vita: matrimonio, accesso alla sessualità e procreazione. In generale essere madri o padri è sempre più una scelta libera e non scontata sia nei tempi che nelle modalità.
Essere genitori oggi richiede un alto grado di flessibilità, c’è sempre più bisogno di una conciliazione idonea tra vita lavorativa e tempi di cura familiare. Le politiche di conciliazione ruotano a tre macro cluster di politiche
1) servizi di assistenza e quindi il sostegno, l’assistenza all’infanzia attraverso i servizi di cura
2) sistemi di congedo: maternità, paternità, parentale per assistenza a familiari malati; tutte possibilità per i genitori di continuare ad essere retribuiti non andando al lavoro per motivi familiari.
3) flessibilità oraria del lavoro e nei tempi di lavoro.
ruolo di genere
Prospettiva dell’ideologia di genere: in questo caso si mette da parte l’ambito economico e mette al centro la struttura di genere in sé e le relazioni sentimentali all’interno della coppia. Vi sono dei costrutti sociali che ci dicono che l’uomo ha atteggiamenti e ruoli nel contesto familiare e altrettanto la donna che è quella riconosciuta socialmente come portatrice di cure domestiche nel contesto familiare. Quindi i generi andranno a rafforzare attraverso atteggiamenti quello che il costrutto sociale ha predeterminato. Vi è anche all’interno di questa prospettiva una sottobranca della sociologia che si chiama dunigenere che cerca di focalizzarsi sulle interazioni quotidiane tra i due generi, rifiutando una prospettiva statica sostenendo che l’ideologia di genere è il frutto di un processo che avviene giorno per giorno e affonda le radici nelle interazioni quotidiane
Prospettiva della disponibilità di tempo.
Prospettiva delle risorse relative: secondo questa ideologia la scelta di come gestire il lavoro domestico avviene in un contesto di squilibrio di potere fra il partner economicamente più forte e quello più debole. Quindi uno squilibrio da chi guadagna di più e meno, e visto che l’uomo è quello che ha posizioni remunerative ha un potere negoziale di dominio nella coppia delegando all’altro la cura domestica dando però la possibilità di accedere a risorse materiali. Ci possono essere casi un
cui è la donna la più forte economicamente invertendo le parti.
Parte terza - oltre i confini della flessibilità
La flessibilità e i suoi costi Servizi sociali, assistenti sociali e atipicizzazione delle forme di lavoro
l’atipicità del contratto di lavoro non è causa di insicurezza esistenziale ma lo diventa se i lavoratori atipici non riescono effettivamente a usufruire di strumenti di protezione sociale. Quindi nei contesti di flexsecurity, in Germania, è vero che ci è stata una forte propensione verso la costruzione di lavori atipici ma è vero anche che ci sono svariati ammortizzatori sociali che mettono in sicurezza la salute psicofisica dei lavoratori vivendo così più serenamente il momento di lavoro e anche quello di perdita. Mentre si genera insicurezza esistenziale soprattutto dove questa tipicizzazione non è corrisposta ad una rete di sostegni accentuando la diversità tra i lavoratori e categorie professionali. Soprattutto a risentire di questa precarizzazione sono donne, migranti e anziani che hanno perso il lavoro e che con difficoltà riescono a reintegrarsi.
Pregno e Rosina: riflessione competenze professionali degli Assistenti Sociali. Ci portano a conoscenza della teoria della riflessione in cui dicono che il professionista riflessivo (assistente sociale) è colui che si interroga sul suo modo di utilizzare le conoscenze disciplinari tecniche e che sa modellarle in relazione a uno specifico caso. Vi è anche una dimensione “artistica” del servizio sociale con una dimensione di sintesi tra conoscenze di base, cognitive, capacità di stare nell’incertezza e nella sperimentazione. La teoria della riflessione quindi spiega come i professionisti cercano di affrontare le problematiche che incontrano introducendo spunti per cercare di dare dignità ad una professione che spesso è relegata alle professioni di consistenza scientifica.
L’individualismo all’interno delle società in modo dilagante prende piede soprattutto a partire dagli anni 70/80 in coincidenza con le politiche neoliberiste che vedono un contenimento delle politiche di welfare. Si arriva ad un’affermazione su quello che è individualismo che spesso viene utilizzato con connotazioni positive (dagli anni 70/80 in poi) ma vi è anche un periodo storico ben preciso che sta tra gli anni 20/30 dell’800 in cui aveva una connotazione negativa. Data questa analisi non vi è una sola concezione di individualismo ma vi sono diversi momenti storici e approcci di studio che fanno sì che il concetto di individualismo venga rivisitato.
Due forme di individualismo:
L’agire all’interesse personale (l’agire per sé) L’autonomia morale e personale (il pensare da sé e l’agire da sé)
1) Individualismo come difetto (anni 20/30 dell’800): individualismo è un neologismo che appartiene a questa epoca storica e nel contesto della Francia, post rivoluzione, e così venivano chiamati dall’ancienne regime i rivoluzionari, contesto in cui nasce il termine individualismo.
2) Si arriva ad una rivalutazione del concetto e il primo a mettere in discussione questo individualismo rappresentato come egoismo è Tocqueville negli anni 40 dell'800 che rivaluta il concetto esaltando l’autonomia dell’individuo dietro questa parola
3) E con l’esaltazione dell’individualismo che arriviamo a parlare degli stati uniti e Germania in cui l’individualismo è senso di fiducia in sé stessi e gli stati uniti si contraddistinguono dalla metà dell’800 per essere la culla dell’individualismo.
4) Infine viene fatta una panoramica su come il concetto muti nel contesto dei regimi totalitari durante la seconda guerra mondiale o il fascismo in Italia l’individualismo legato alla persona singola viene meno e l’autonomia individuale è esclusa ma incanalato in una figura dominante (Mussolini) che incarna l’individualismo e il partito di maggioranza.