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Dante Alighieri
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Dante Alighieri
Nasce a Firenze nel 1265,
muore a Ravenna il 13 settembre 1321.
Firenze divisa tra ghibellini e guelfi, i quali erano guelfi neri o guelfi bianchi, tra cui Dante.
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La sua donna-angelo è Beatrice, morta nel 1290
È protagonista della “vita nova.”
Quando morì, Dante fece un’altra opera degna di lei:
la Divina Commedia
Era un intellettuale completo, scrisse il Convivio: il sapere appartiene a tutte le persone con nobiltà d’animo è essere nobili non dipendeva dalla famiglia, ma dal comportamento; e La lingua volgare:perché tutti possano imparare bisogna scrivere in volgare ed anche il volgare può essere usato per trattare argomenti importanti
Scrisse La Monarchia, in cui sostiene che ci sono due guide: imperatore e papa.
La DIVINA COMMEDIA
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È straordinario perché:
Da tutto il sapere dell’epoca, affronta temi validi per ogni tempo, usa il volgare fiorentino
Dante visita tre regni: L’inferno e il purgatorio accompagnato da Virgilio, Beatrice gli mostra il paradiso.
San Bernardo lo conduce alla contemplazione di dio.
Le guide aiutano Dante a proseguire.
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Divisa in tre cantiche, ognuna a 33 canti, uno con 34
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Rima incatenata, inventata da Dante per il poema
Per condurre l’uomo alla salvezza, con degli esempi significativi spiega il peccato.
La lingua si adegua per rappresentare con efficacia la realtà:
per il bene lirica e per il male cruda
La commedia rispetta le conoscenze sulla teoria tolemaica.
La terra è divisa in due emisferi:
emisfero delle terre emerse che è abitato;
emisfero delle acque che è disabitato, qui sorge la montagna del purgatorio;
a Gerusalemme si trova l'inferno.
L’inferno è come una voragine a imbuto, questa è divisa in nove cerchi:
i primi cinque per gli incontinenti; il sesto per gli eretici; il settimo per i violenti; l’ottavo per chi ha ingannato;
nel nono cerchio di sono coloro che tradiscono.
Al centro della terra c’è Lucifero che punisce i tre peccatori con il criterio del contrappasso.
Chiamata divina commedia perché:
come tutte le commedie ha un inizio drammatico è una fine lieta;
l’aggetivo divina è stato aggiunto da Giovanni Boccaccio per indicarne l’eccezionalità
Racconta il viaggio immaginario nell’oltretomba, inizia il giovedì santo del 1300 e finisce sette giorni dopo