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Letteratura italiana, le tre corone Dante, Dante Alighieri dante, Continuo…

- - - - Nel 1289 partecipa alla battaglia di campaldino; come racconta Leonardo Bruni, nella lettera dantesca persa, “ schierato in prima fila tra i feditori a cavallo”, ma ci è testimoniato anche nel XXI canto dell'Inferno.
        
        Negli stessi anni si afferma come poeta d'amore in volgare, passa dai primi esperimenti sbilanciati in senso cortese alla scoperta di una poetica e di un linguaggio originali, grazie a Guido Cavalcanti, esaltati nella Vita Nuova 1293.
  - - - Dante tra queste risposte ricevute, lesse quella di Guido, chiamandolo il primo de li miei amici, altri sonetti scambiati tra i due documentano il sodalizio affettivo e intellettuale.
        
        Il magistero cavalcantiano, offre a egli un modello poetico nuovo, interiorizzando il discorso lirico, risemantizzando il linguaggio tradizionale e integrando concezioni derivate dalla filosofia aristotelica, permettendo di superare la dimensione poetica cortese.
        
        Il rapporto fra i due a volte ha delle discussioni, nonostante l’affetto e stima reciproca, dalla poetica e concezione dell’amore radicalmente differente del Cavalcanti, particolarmente esposta da Guido nella canzone filosofica Donna me prega.
        
        Tale prova di rottura nel sonetto I vegno l’giorno a te ‘nfinite volte, difficile però da collocare alla fine del loro sodalizio, da una parte perché non si ha la cronologia e da cosa Guido attribuisce l’avvilimento all’amico.
        
        Leggendo il sonetto sin dall’inizio, egli esprime un affetto sincero e di stima, verso la fine, stempera in un congedo lieve e sorridente.
        Da parte di Dante, cui lo cita nei luoghi diversi della Commedia, del X canto dell’inferno cui Dante e il padre Cavalcante domanda sulla sorte del figlio, trasmettendo, al di là dei dubbi interpretativi, una stima profonda dell’amico.
  - - - Tale produzione giovanile nei primi anni 80 e 90 del 1200, destinata gran parte alla Vita Nuova, anche se i risultati più alti innovativi di questa stagione sono da identificare con le rime che nel libello rispondono alla poetica della lode, che stesso Dante nell’incontro del purgatorio con Bonagiunta, definire Dolce stil novo, dalla canzone Donne ch’avete intelletto d’amore
        
        I primi esperimenti lirici sono di quell’eredità cortese, da dei temi e metafore di una matrice feudale, esempio la canzone La dispietata mente, che pur mira; tema trobadorico della lontananza, con il poeta che rimpiange il dolce paese e prega l’amata rimasta lì di assicurargli la benevolenza
        
        Il registro comico nei sonetti scambiati tra Dante e l’amico Forese Donati, caratterizzati da un registro basso e quotidiano di offese e accuse rivolte a loro, questa prova di versatilità stilistica darà il frutto maturo nel plurilinguismo della Commedia.
        
        Allo stesso tempo dello sperimentalismo giovanile di Dante, ci sono pervenute due opere anonime; il Fiore e Il Detto d’Amore, attribuite dal filologo del novecento Gianfranco Contini a Dante, anche se sono oggetto di discussione, non essendoci elementi dirimenti di paternità.
- - - - Gianfranco da affermazione dell'attribuzione dantesca, esempio; l’autore del Fiore si chiama Durante, Dante.
  - - - Dante qui raccoglie i primi componimenti tra il 1283 e 1291, con l’intento di proporne le vecchie opere, ma semplicemente le vuole organizzare.
    - - Iniziale: vuole narrare l’innamoramento con l’incontro di Beatrice del 1274, fino al 1291 ne parla di Beatrice pure dopo la morte.
        La scrittura che adotta è il prosimetro, un insieme parte alternata di versi e prosa.
        La struttura: 31 liriche, 25 sonetti, 5 canzoni, 1 ballata.
      - Le liriche hanno delle funzioni:
        
        L’istanza narrativa; raccontare quello che accade.
        
        L’istanza di autoesegesi; commenta i suoi testi, suggerendo una sua interpretazione.
        
        Dichiarazioni di poetica; spiega qual è la novità di una canzone in particolare.
        
        Indicazione puntuale della struttura narrativa; prima di un sonetto, illustra tutti i passaggi.
      - La struttura complessiva:
        
        prima parte: il proemio e conclude con il gabbo.
        
        seconda parte: materia nuova della lode.
        
        terza parte: morte di Beatrice e termina con la visione finale.
      - La narrazione, il numero 9:
        
        1° capitolo:
        
        Erano passati nove anni dalla sua nascita e vide per la prima volta Beatrice, donna della sua anima, che ora è nella gloria del cielo
        
        2° capitolo:
        
        Dopo nove anni dalla prima apparizione, Dante rivede Beatrice vestita di bianco, questa volta la saluta e sono le 9 del mattino.
        
        3° capitolo:
        
        Ha una visione nella quarta ora della notte, la notte ha 12 ore e l’apparizione è nella nona ora.
        
        4° capitolo:
        
        Dice di aver scritto un’epistola delle donne fiorentine più belle e lei la colloca al 9° posto.
        
        6° capitolo:
        
        Dice di essere caduto malato per 9 giorni e al nono giorno ha avuto il presentimento sulla morte di Beatrice.
        
        7° capitolo:
        
        Dato che ha pronunciato così tante volte il numero 9, spiega che ruolo ha avuto nella morte di lei e il perché questo numero le fu amico.
        
        8° capitolo:
        
        E’ morta il nono giorno del mese siriaco, il nono mese dell’anno arabico, il 1290 cristiano, dal 13 secolo dopo il numero 9 si ripete 10 volte.
        
        9° capitolo:
        
        Mentre stava pensando a un’altra donna, all’ora 9° del giorno gli viene in mente Beatrice.
        
        Al numero 90 si ricollega il numero tre, la Trinità, perciò numero sacro e perfetto così i suoi multipli, nel quale Dante costruisce la struttura della sua opera.
      - La conclusione dell’opera:
        
        XL (40); Dopo che si è ripreso dal pensiero di un'altra donna, osserva i pellegrini in moto per vedere la sacra sindone, passare per Firenze ignari di quanto è successo.
        Tutta la città è in lutto e Dante dice che se i pellegrini avessero più tempo per ascoltare le sue parole, le quali farebbero piangere chiunque, “caritas” (amore universalmente condiviso che possa portare un raffinamento superiore)
        
        XLI (41); E’ presente un’anomalia perché ancora prima del sonetto egli spiega come esso viene disposto, in 5 parti; Dante dice che il suo spirito va fino il regno dei cieli, dove risiede l’oggetto del suo pensiero (a innalzare Dante al regno dei cieli è Beatrice), poi lo spirito ritorna in terra e riferisce quanto ha visto l’io è talmente sofisticato il suo discorso, intende che stava soltanto parlando di Beatrice.
        
        XLII (42); Afferma di voler interrompere la sua scrittura finché non inventerà un nuovo stile, perché la materia è troppo alta e dice che scriverà parole di lei che non sono mai state dette.
    - - 1-9 Dante spiega le visioni e gli incontri con Beatrice, 10-18 si inaugura lo stile della loda con la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore, 19 muore Beatrice, Dante si sente tradito ed è attratto dalla tentazione di seguire un’altra donna, però dopo questo momento ritrova la strada e che tramite lei si avvicina al divino.
      - Donne ch’avete intelletto d’amore:
        
        lo stile della loda; Dante decide di parlare della donna in sua assenza, così che questa lode si possa avvicinare a dio, quindi non ha bisogno più di vederla ma gli basta parlare di lei.
        
        Nella parte in prosa ci sono le amiche di Beatrice che gli chiedono perché ama questa donna se non riesce a stare in sua presenza, risponde dicendogli che lei prima lo salutava e poi gli ha negato il saluto, non gli resta nulla.
        
        Si domanda perché ha scritto poesie su altri temi, ma ha anche paura che il soggetto sia troppo alto per fare poesia e non sa gli strumenti per parlarne.
        Inizia la parte in versi; decide di rivolgersi solo a quelle donne che possono capire e intendere l’amore perché sono nobili.
      - Beatrice figura di cristo: il sonetto e la sua interpretazione è una forzatura, egli non si limita a spiegare il sonetto ma lo carica di significati;
        
        Amore sta arrivando con lui prima Giovanna e poi Beatrice
        
        Giovanna moglie del Cavalcanti, sul suo nome ella veniva anche chiamata primavera “prima verrà”
        
        Giovanna annuncia la visione di Beatrice, da questo nome di battesimo il Giovanni Battista che annuncia la venuta di Cristo.
- - - - E’ un prosimetro che consiste in un autocommento alle canzoni composte precedentemente.
        Egli stesso nel capitolo introduttivo rimarca le distanze dalla Vita Nova.
        Convivio sta per “banchetto della conoscenza”, prima opera filosofica in volgare.
      - Viene composto nei primi anni dell’esilio, ipoteticamente il primo libro risale nel 1304, poi il quarto con il quale si interrompe il trattato, tra il 1306 e 1308.
    - - il De Consolatione Philosophiae di Boezio, riferimento di struttura di fondo che prevedeva parti in prosa alternate a carmi filosofici e la personificazione della poesia.
        
        Tresor con cui Dante vuole trasmettere il sapere alle nuove classi dirigenti, però polemizza di aver adottato una lingua volgare straniera e non italiana.
        
        Altra filosofia: l’opera di Aristotele e gli elementi neoplatonici derivati dal Liber Causis.
        
        Altri sono le Etimologie di Isidoro di Siviglia, il Liber Devolutione di Uguccione da Pisa, poi lo Speculum naturale di Vincenzo di Beauvais.
        L’opera rimase incompiuta dopo il IV trattato per il completamento della Commedia.
    - - Il titolo sta per banchetto, dove ognuno sceglie ciò che gli piace e l’intento di Dante è di fare una tavolata con i piatti più succulenti di sapere.
    - - I trattato:
        
        introduce l’opera; con l’incipit mossa dalla citazione metafisica aristotelica “tutti li uomini naturalmente desiderano il sapere”, quindi la perfezione dell’anima e l’ultima felicità risiedono nella conoscenza.
        
        Però innumerevoli uomini sono esclusi dal sapere per ragioni imputabili o alla loro indole, a loro Dante propone di offrirgli ciò che ha raccolto dalla mensa dei sapienti, accompagnando la “vivanda” nelle sue canzoni e con il pane di un commento che le renderà comprensibili; Dante si propone di divulgare a un pubblico più ampio e per questo lo fa in volgare come lingua di trasmissione della conoscenza filosofica.
      - II e III trattato:
        
        commenta con digressioni la canzone “Voi che ntendendo il terzo ciel movete”, trattato successivo commenta la canzone “Amor che ne la mente mi ragione”.
        
        Sono entrambi tesi a rivendicare l’amore per la filosofia, reinterpretando la figura della donna gentile della Vita Nova come la personificazione della filosofia, al cui egli studiò per consolazione Boezio e Cicerone e nel giro di 30 mesi la considerò “figlia di dio”.
        
        Dante tenta così una lettura spregiudicata di questi autori, all’esigenza come guida culturale di questa nuova aristocrazia morale e voleva rimuovere da sé l’immagine di poeta d’amore.
      - IV trattato:
        
        composto da 30 capitoli, inizia con la definizione di Federico II Svevia “la nobiltà è antica ricchezza e bei costumi”; Dante dimostra che la nobiltà non può derivare dal possesso di ricchezze perché viene distribuita a caso dalla fortuna e accresce l’avidità.
  - - - E’ un'opera filosofica e dottrinaria, elaborata gli stessi anni del Convivio 1303-1304, comunque il De Vulgari è dedicato a un tema: quello della lingua; struttura della e retorica e della letteratura.
      - Il De Vulgari doveva essere composto da 4 libri, invece si interrompe al 14° capitolo del secondo, forse per continuare la Divina Commedia.
    - - Comprendeva 4 libri:
        
        Primo: origini del linguaggio, parla della situazione linguistica in Italia esaminando i diversi volgari e offre la definizione di volgare illustre
        
        Secondo: tratta del volgare in rapporto alla teoria medievale degli stili, attribuendo lo stile tragico al genere della canzone di cui vengono esaminati; argomenti, costruzioni, lessico.
        
        Terzo: tratta della prosa illustre.
        
        Quarto: stile comico, volgare mediocre e umile adatto alla ballata e il sonetto.
      - Protagonista dell’opera è la lingua volgare, che viene definita dall’autore:
        
        Cardinale: deve essere comune tra tutti gli abitanti d’Italia.
        
        Aulico: deve essere parlato dalle corti più nobili.
        
        Curiale: le sue regole devono essere fissate dalla Curia; l’insieme dei saggi e sapienti d’Italia.
        
        Illustre: in quanto illumina e risplende su tutto.
      - Però questo trattato viene scritto in latino, proprio perché tale scelta fosse compresa dagli interlocutori, seguendo le regole della trattatistica medievale, in particolare quelle della retorica “Ars Dictaminis”.
        
        L’intento di Dante è di raccontare la storia della letteratura italiana, cui egli racconta le vicende sia sul piano geografico che storico.
        
        Egli descrive l’immagine geografica dell’Italia, costruendo una vera cartina linguistica della penisola rovesciandola, che parte dal sud, nella Sicilia dove ha inizio la letteratura italiana con la scuola di Federico II, poi sale a nord.
        
        Dante individua nella penisola italiana 14 volgari che si differenziano al loro interno.
        I vulgari municipalia vengono esaminati da Dante tramite esempi; sia dalla produzione poetica e sia dalle espressioni popolari, ma nessuno è degno di essere il volgare illustre.
        In questo caso i poeti che seppero distaccarsi dalle parlate locali sono i dottores siciliani, cioè la scuola siciliana, Federico II e Manfredi promossero il volgare illustre.
        
        Dante offre tre dati: la canonizzazione dello stilnovo, la radicale condanna a Guittone, l’attribuzione della palma di supremo cantore a Cino da Pistoia.
- - - - Anche Dante ripone nell’azione politica e militare le proprie speranze di ripristinare l’ordine e la giustizia, è possibile che si rechi a fare omaggio, una volta a Vercelli 1310, l’altra a Milano 1311 quando Enrico riceve la corona d’Italia.
        
        Tra i comuni Guelfi a resistere a Enrico, c'è Firenze e Dante nel marzo del 1311 scrive una durissima lettera ai fiorentini, minacciando castigo per la città, la successiva lettera a Enrico di rivolgere con decisione la situazione militare contro Firenze.
        
        1312 Enrico pone d'assedio Firenze, non riuscendo a entrare nella città; 1313 muove verso il meridione ma a Siena muore di malaria, facendo sparire la speranza di Dante per una pax augustea e il ritorno prossimo a Firenze.
        
        1314 nell’epistola 11 scrive ai cardinali italiani, esorta la successione di un papà italiano come Clemente V, per spostare il papato da Avignone a Roma.
        
        1315 i nuovi governatori fiorentini emanano un provvedimento di amnistia, al prezzo di una multa e un rito umiliante che Dante respinge.
        
        Dante lascia la Toscana e ritorna a Verona da Cangrande della Scala, dei suoi rapporti privilegiati e prova “l'epistola 13” con cui gli dedica il paradiso, lettera che viene discussa per la sua datazione, luogo di composizione, la sua autenticità.
        “l'epistola 13”; la parte iniziale la dedica, successivamente un'introduzione generale della commedia e dei versi del paradiso.
        
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    - - Descrizione:
        
        Dante compone la Monarchia, nella quale legittima l’autorità imperiale sul piano, teologico, filosofico, storico, durante l’ascesa di Enrico VII.
        
        La Monarchia è composta da tre libri, nel quale vuole dimostrare che l’impero universale è necessario per il buon ordinamento del mondo, che l’impero romano è sul buon diritto e in accordo con la volontà divina e che l’autorità imperiale deriva da dio e non dal pontefice.
        
        Dante poi interviene nel dibattito tra chi imperatore o papa avrebbe il primato del diritto affrontando sul piano filosofico e storico, mediante il ricorso dell’autorità di Aristotele.
        La Monarchia è importante per la comprensione dei temi e concetti espressi nella commedia.
  - - - Si hanno poche certezze sui tempi di composizione dell’opera, gli studiosi attribuiscono intorno al 1307-08.
        Le tre cantiche sono scritte e pubblicate in tempi diversi tra loro, le prime due potrebbero essere oggetto di revisione e l'ultima che impegnò il poeta fino alla morte.
        
        La prima edizione della Divina Commedia fu curata dal figlio Jacopo che ricongiunse i canti veronesi e ravennati del paradiso alle due già pubblicate.
        Il titolo Divina risale al letterato Ludovico Dolce nel 1555, riprendendo la formula di un passo del trattatello di Boccaccio.
    - - La commedia è di 3 cantiche dei 3 regni ultraterreni; inferno, purgatorio, paradiso.
        Ogni cantica ha 33 canti a cui si aggiunge un proemio che coincide con il I canto dell’inferno, per un totale di 100 canti e 14.233 versi complessivi.
        
        Questa architettura numerica richiama la trinità, il numero 3 e il suo multiplo 9 già presente nella Vita Nova e ispira anche la toponomastica dei regni ultraterreni; inferno 9 cerchi, purgatorio 9 parti, paradiso 9 cieli.
        
        Il 3 contraddistingue la metrica della terzina, se l’endecasillabo è l’unico verso in grado di riflettere la varietà dell’esametro latino, l’idea di legarlo a una struttura ternaria con schema ritmico ABA, BCB, CDC, è un’invenzione dantesca, che garantendo ritmo e solennità accompagna la narrazione senza cadere nel monotono.
      - Inferno:
        
        Sotto Gerusalemme, come una voragine a forma di cono rovesciato fino al centro della terra, passata la porta dell’inferno si incontrano gli ignavi, attraversato il fiume acheronte discende nel baratro infernale.
        
        Nel Primo cerchio: si incontrano gli innocenti non battezzati, come Virgilio che guida Dante-
        
        Nel Secondo, Terzo, Quarto, Quinto: custoditi da demoni della mitologia classica Minosse, Cerbero, Pluto, vi sono il Lussuriosi con la bufera, i Golosi con pioggia e Cerbero, gli Avari e Prodighi con massi, gli Iracondi e Accidiosi con fango.
        
        Circondate dalla palude del fiume Stige, le mura della città Dite, racchiude i peccati più gravi;
        nel Sesto cerchio: gli Eretici, nel Settimo cerchio; i Violenti contro gli altri con sangue, contro se stessi con cani, contro dio, l’arte, la natura con la pioggia di fuoco.
        
        Dopo una ripa scoscesa, custodita da Gerione, l’Ottavo cerchio: sono puniti i Fraudolenti contro chi non si fida, distribuiti in 10 bolge.
        
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        Purgatorio:
        
        Purgatorio è preceduto dal Antipurgatorio; ci sono Negligenti e Scomunicati che attendono del tempo prima di entrare al Purgatorio che è diviso in 7 cornici.
        Queste ultime corrispondono ai 7 peccati capitali, derivati dalla morale cristiana, rappresentano la deviazione dell’amore naturale e vanno dal più o meno grave.
        
        Nelle prime Tre cornici si purifica l’amore verso il male: superbia, rabbia, ira.
        
        Nella Quarta cornice: gli Accidiosi che ebbero scarso amore verso il bene.
        
        Nella Quinta, Sesta, Settima cornice: gli amatori di beni terreni, gli Avari, Prodighi, Lussuriosi, Golosi.
        
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        Paradiso:
        
        Qui il regno riflette le concezione del sistema tolemaico, propria dell’astronomia medievale: è costituito dalle sfere concentriche dei cieli che prendono il nome dei 7 pianeti:
        
        Il cielo della Luna; gli spiriti che mancarono ai voti
        
        Il cielo di Mercurio: gli spiriti che operano il bene per il desiderio di gloria.
        
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