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Filosofia - Coggle Diagram

- - - - Questo portò ad un aumento del prezzo della vita, andando ampliare il divario tra i ceti privilegiati e i ceti più poveri
        
        Questo quadro socio-politico portò poi i cittadini ad estraniarsi dalla vita pubblica
  - - - Gli scienziati del museo erano stipendiati dallo stato, portando ad una specializzazione del sapere, ovvero ad una divisione del sapere in una molteplicità di branche
        
        Le scienze quindi perdono il loro rapporto con la filosofia, distaccandosi da questa; i filosofi trascurano le indagini scientifiche e viceversa fanno gli scienziati
    - - Questo fenomeno fu largamente discusso dagli storici che vi attribuirono due cause
        
        Sul piano socio-economico si deve far riferimento alla struttura schiavistica del mondo dell'epoca, il quale, presentando grande manodopera servile, non era stimolato a risolvere problemi lavorativi e produttivi
        
        Sul piano psicologico-sociale il lavoro manuale era considerato proprio di uomini inferiori
      - Un altro limite fu la separazione delle scienze dalla società: il sapere che germoglia dentro le sale del museo tende ad estraniarsi dalla vita sociale e politica, mentre l'unica possibilità di rapporto è costituita dai legami tra intellettuali
  - - - Cominciò la sua attività di maestro a Lesbo dove però trovò l'opposizione della popolazione
        
        Si trasferì quindi prima a Lampasco, dove costituì il primo gruppo di discepoli, e poi ad Atene dove rimase fino alla morte
    - - Di questi ricordiamo Metrodoro di Lampasco, il più notevole, Filodemo di Gadara, da cui abbiamo ricevuto papiri che trattano di problemi dal punto di vista epicureo, e Tito Lucrezio Caro, che nel suo De Rerum Natura ci ha lasciato un'esposizione fedele dell'epicureismo; nessuno di loro però apportò contributi alla dottrina
    - - Il ruolo della filosofia consiste nel dare all'uomo un "quadruplice farmaco" che sia in grado di
        
        Liberare gli uomini dal timore degli dei, dimostrando che questi, per la loro natura divina, non si preoccupano delle faccende umane
        
        Liberare gli uomini dal timore della morte, dimostrando che essa non è nulla per l'uomo
        
        Dimostrare la facile raggiungibilità del piacere
        
        Dimostrare la brevità e provvisorietà del dolore
      - Si divide in canonica, fisica ed etica
        
        Con la canonica intende la logica, o la teoria della conoscenza, in quanto fornisce il criterio della verità, ovvero la regola capace di orientare l'uomo verso la felicità: tale criterio consiste nelle sensazioni, nelle anticipazioni e nelle emozioni
        
        Le sensazioni sono prodotte dall'afflusso degli atomi che si staccano dalla superficie delle cose: questo flusso genera delle immagini da cui derivano le sensazioni
        
        Dalle sensazioni derivano le anticipazioni ovvero i concetti che servono ad anticipare le sensazioni future: se per esempio qualcuno dice "arriva un uomo", nella nostra mente si forma già l'immagine dell'uomo pur non avendolo visto arrivare
        
        Le sensazioni però sono sempre vere, pertanto l'unico errore possibile è dato dall'opinione (anticipazione) che può non corrispondere con la sensazione
        
        L'emozione rappresenta il piacere e il dolore
        
        La fisica di Epicuro ha lo scopo di escludere qualunque causa soprannaturale, pertanto questa deve essere materialistica e meccanicistica
        
        Epicuro afferma che tutto ciò che esiste è corpo e che di incorporeo c'è solo il vuoto attraverso il quale si muovono i corpi; ogni corpo poi è composto da corpuscoli invisibili, gli atomi, che si muovono nel vuoto in un movimento rettilineo verso il baso a causa del loro peso e che, scontrandosi tra di loro, creano una deviazione casuale detta clinamen che porta all'aggregazione degli atomi e alla creazione di infiniti mondi; il clinamen introduce quindi un elemento di casualità nel mondo, allontanandolo dall'idea di un disegno provvidenziale
        
        Epicuro, tuttavia, ammette l'esistenza degli dei poichè siccome gli uomini hanno l'immagine degli dei, questa deve essere stata prodotta da un afflusso di atomi provenienti dagli dei stessi: questi hanno forma umana, la più perfetta, e risiedono nello spazio vuoto tra i mondi; tuttavia non si curano di ciò che è umano poichè andrebbe contro la loro perfetta beatitudine
        
        Secondo Epicuro anche l'anima è composta da atomi, più sottili e rotondi degli altri però; alla morte, gli atomi si separano e ogni possibilità di sensazione viene meno, pertanto è da stolti temerla
        
        L'etica epicurea è volta alla ricerca della felicità, la quale consiste nel piacere che si divide in due tipi: il piacere stabile, che consiste nella privazione del dolore, e il piacere in movimento, che consiste nella gioia e nella letizia
        
        La felicità risiede solo nel piacere stabile che quindi è definita come atarassia (assenza di turbamento dell'anima) e come aponia (assenza di dolore fisico)
        
        Per raggiungere la felicità Epicuro elabora la teoria dei bisogni classificandoli secondo tre tipologie fondamentali: i bisogni naturali e necessari, ovvero quei bisogni legati alle richieste del corpo (la fame, la sete), i bisogni naturali e non necessari, ovvero una variante superflua dei bisogni naturali (mangiare troppo), e i bisogni non naturali e non necessari, ovvero bisogni vani legati ai desideri
        
        L'epicureismo però non spinge all'abbandono del piacere, ma al calcolo e alla misura dei piaceri: Epicuro sostiene che bisogna rinunciare a quei piaceri da cui deriva un dolore maggiore e sopportare i dolori da cui deriva un piacere maggiore
        
        il calcolo dei piaceri e la limitazione dei bisogni, e dunque il raggiungimento del piacere stabile, sono dovuti alla saggezza che è la prima e la fondamentale delle virtù
        
        In un passo dello scritto "Sul fine", Epicuro afferma il carattere sensibile del bene; tuttavia Epicuro non invita ad abbandonarsi ai sensi, poichè è convinto che la sensazione debba sempre essere accompagnata dalla riflessione, che opera un calcolo razionale dei piaceri
        
        L'atteggiamento della dottrina epicurea verso gli uomini è definito dalla massima "È non solo più bello ma anche più piacevole fare il bene che riceverlo" andando così a giustificare la solidarietà tra gli uomini che si esprime anche nel loro rapporto di amicizia
        
        Per quanto riguarda la vita politica, Epicuro ne riconosce l'utilità, ma consiglia al saggio di rimanerne estraneo siccome questa è fonte di turbamento e quindi ostacolo al raggiungimento dell'atarassia
  - - - Nato nel 335 a.C. e morto nel 264 a.C., giunse ad Atene a 22 anni, dove si appassionò del pensiero socratico attraverso la lettura dei "Memorabili" di Senofonte e "L'apologia" di Platone, e dove fondò intorno al 300 a.C. la sua scuola detta "Stoà Poikile" da cui gli scolari presero il nome di "stoici"
        
        Della produzione letteraria di questi filosofi, che doveva essere immensa, ci sono rimasti solo frammenti che in genere vengono attribuiti agli stoici in generale piuttosto che ad un autore preciso
      - Zenone ebbe come maestro il cinico Cratete, cosa che spiega l'orientamento generale dello stoicismo: come i cinici infatti, gli stoici non cercano la scienza, ma la felicità per mezzo della virtù; a differenza dei cinici però, ritengono che per raggiungere felicità e virtù sia necessaria la scienza
        
        A Zenone la scienza appare come virtù, e le divisioni della virtù come divisioni della scienza; le virtù sono 3
        
        La logica
        
        Nella logica gli stoici si preoccupano di trovare il criterio della verità, poichè solo mediante quest'ultimo il pensiero può servire come guida per l'azione
        
        Essi individuano tale criterio nella rappresentazione catalettica, che intendono come l'atto dell'intelletto di comprendere l'oggetto
        
        Per raffigurare tale concetto Zenone fa un paragone con le mani: la mano aperta indica la semplice rappresentazione, la mano contratta indica l'assenso, la mano chiusa indica la comprensione dell'oggetto e le mani strette l'una sull'altra indicano il pieno possesso del sapere
        
        Gli stoici ritengono che la conoscenza derivi dai sensi: essi paragonano l'anima ad una pagina bianca su cui vengono registrate le rappresentazioni sensibili
        
        Dall'accumularsi delle rappresentazioni si forma la prolessi, ossia dei concetti generali che possono essere appartenenti a tutti gli individui (nozioni comuni) o artificiali, dovuti all'istruzione e al ragionamento, che vanno a formare la scienza
        
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        Con il termine logica, gli stoici intendono la dottrina che ha per oggetto i discorsi; questa si divide in retorica e dialettica, che a sua volta si divide in 2 parti: la grammatica e la logica in senso proprio
        
        La fisica
        
        L'etica
        
        Alla base dell'etica stoica vi è l'idea secondo la quale ogni essere tende mantenersi in armonia con la natura tramite l'uso pratico della ragione: questa tendenza viene indicata come oikeiosis; Zenone adotta quindi la formula del vivere secondo natura
        
        In questo processo entrano in gioco due forze: l'istinto, che guida l'animale a prendersi cura di se ai fini della propria sopravvivenza, e la ragione, che mette in armonia l'animale con se stesso e con la natura
        
        L'azione che porta un individuo a conciliarsi con la natura viene indicata come "dovere" che si divide in dovere retto, che è perfetto e assoluto e si trova nel sapiente, e in doveri intermedi, che sono comuni a tutti
        
        La disposizione costante ad agire per gli stoici rappresenta la virtù, che è anche l'unico vero bene, che si oppone senza mezzi termini al vizio, e che è tipica del saggio
        
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        Il concetto di filosofia viene quindi a coincidere con quello di virtù: il fine della filosofia è il raggiungimento della sapienza, ma l'unica via per arrivare a questo traguardo è l'esercizio della virtù
- - - - Furono i primi ad impegnarsi in un'indagine critica e razionale
      - Essi risultano i primi autori di testi scritti di filosofia
      - Affondano le proprie radici nella cultura ellenica
      - In Grecia erano presenti governi e repubbliche di tipo aristocratico, non era presente uno stato accentratore ma tante città-stato e le aristocrazie dominanti non erano riconducibili alle caste guerriere dell'oriente
  - - - In primo luogo gli orientalisti fanno notare come ci furono già state esperienze filosofico-religiose già prima dei greci tra cui l'induismo o il buddismo che hanno come principale argomento i problemi esistenziali e religiosi
      - In secondo luogo gli orientalisti sottolineano come nelle civiltà pre-greche non solo siano presenti innovazioni tecniche nella navigazione e nell'agricoltura, ma anche ricerche di medicina, chirurgia, matematica e astronomia
- - - - La loro filosofia rappresenta il primo tentativo di conciliazione tra l'ideologia eraclitea e parmenidea infatti prendono da Eraclito il divenire delle cose e da Parmenide il concetto dell'immutabilità dell'essere
        
        Per fare ciò distinguono gli elementi (immutabili) e i composti (mutevoli): dall'unione e disunione di questi si ottengono tutte le cose; di conseguenza non sono più monisti quindi sono definiti pluralisti
      - Empedocle
        
        Nacque ad Agrigento intorno al 480 a.C., fu politico, medico e scienziato
        
        Empedocle ritiene che l'essere non possa nascere ne perire ma, a differenza di Parmenide, cerca di spiegare la nascita e la morte
        
        Con l'unione degli elementi (le 4 radici) quindi si ha la nascita e con la loro disunione si ha la morte
        
        Questi sono animati da 2 forze: la forza dell'amore e la forza dell'odio
        
        Questo crea il ciclo cosmico: il ciclo parte in un punto in cui prevale completamente l'amore e tutto è unito in un unità, poi subentra l'odio che inizia a disunire gli elementi e a creare le cose fino a ce non si raggiunge una situazione intermedia che è il presente, per poi esserci la completa prevalenza dell'odio in cui regna il caos, in seguito subentra nuovamente l'amore che riunisce gli elementi e ricrea le cose fino a tornare alla situazione intermedia e alla completa supremazia dell'amore e all'unità
        
        Empedocle ritiene che la conoscenza si basi sul concetto per cui il simile si riconosce con il simile; questa avviene tramite il contatto tra l'elemento che è nell'uomo e gli effluvi dello stesso elemento al di fuori dell'uomo
      - Anassagora
        
        Nasce a Clazomene intorno al 500 a.C.
        
        Come Empedocle crede nella nascita per unione e nella morte per separazione ma con la differenza che per Anassagora non ci sono 4 elementi ma semi
        
        I semi sono piccolissimi ed invisibili
        
        Ci sono semi diversi per ogni cosa (semi di oro, di legno, di carne, di ossa...) e ogni cosa è composto principalmente da semi della sua materia e in piccola parte da semi di tutte le altre cose; quindi ogni cosa contiene tutte le altre cose
        
        I semi sono governati da un'intelligenza divina chiamata nous ma che Anassagora adopera solo quando non riesce a trovare la spiegazione naturalistica di un determinato fenomeno
        
        Per Anassagora non ci sono dimensioni massime: da ogni cosa, per quanto piccola sia, può sempre essere tolto qualcosa, e ad ogni cosa, per quanto grande sia, può sempre essere aggiunto qualcosa
        
        A differenza di Empedocle, che affermava che il simile si riconosce con il simile, Anassagora afferma che noi distinguiamo le cose grazie ai contrari (distinguiamo il dolce solo se c'è l'amaro, il freddo solo se c'è il caldo...)
      - Democrito
        
        Nasce intorno al 460-459 a.C. ed è uno dei principali filosofi dell'atomismo
        
        Con gli atomisti si ha una sorta di fisicizzazione del binomio eleatico essere e non essere: Democrito definisce l'essere come il pieno e il non essere come il vuoto, il pieno poi rappresenta la materia mentre il vuoto lo spazio nel quale essa si muove
        
        La materia è composta da particelle indivisibili dette atomi
        
        Tale concetto deriva da una riflessione di Zenone che affermava che tutte le cose potessero essere divise all'infinito, secondo Democrito però questo era valido solo in campo matematico mentre nella realtà se le cose dovessero essere divise all'infinito finirebbero per dissolversi nel nulla, ma il nulla non può stare alla base di tutto poichè altrimenti non ci sarebbe nulla; quindi deve esserci una sostanza iniziale indivisibile
        
        Gli atomi sono ingenerati, eterni, immutabili, pieni, sono tutti uguali qualitativamente poichè sono formati della stessa stoffa materiale e sono infiniti
        
        Essendo infiniti, Democrito riteneva che vi fossero infiniti mondi che nascevano e morivano ciclicamente e che anche l'universo fosse infinito in quanto è impossibile pensare ad un limite che non può essere oltrepassato; la materia che forma l'universo poi è eterna poichè non può ne aumentare ne diminuire in quanto questo implicherebbe una scomparsa nel nulla o la comparsa dal nulla
        
        Determinano la nascita e la morte di tutte le cose tramite la loro unione e separazione
        
        Sono immersi in uno spazio vuoto nel quale si muovono
        
        Il movimento degli atomi e di tipo vorticoso e caotico: le particelle più leggere orbitano un nucleo di particelle più pesante creando continui contatti tra corpuscoli simili
        
        L'atomismo è una delle prime forme di materialismo della storia ovvero una dottrina secondo la quale la materia costituisce tutte le cose
        
        Connesso al materialismo è l'ateismo secondo cui non c'è un intelligenza che regola tutte le cose; parte integrante dell'atomismo è infine il meccanicismo che, a differenza del finalismo, che indaga sullo scopo che hanno le cose, indaga sul perchè ci sono le cose (la loro causa)
        
        Tuttavia siccome non c'è ne un'intelligenza ne un progetto che regola l'universo l'atomismo può dare l'impressione di essere sospeso al caso
        
        Democrito applica il modello materialistico anche all'uomo stabilendo che la sua anima sia composta da atomi detti psichici
        
        La conoscenza avviene per mezzo di effluvi che provengono dagli oggetti e che entrano in contatto con l'anima
        
        Democrito sostiene che non tutte le proprietà che attribuiamo alle cose esistano veramente negli oggetti infatti le qualità si dividono in oggettive, ovvero che caratterizzano gli oggetti in quanto tali, e soggettive, ovvero che esistono soltanto in relazione ai nostri sensi
        
        La distinzione eleatica tra reale e apparente è molto evidente anche con Democrito con la divisione tra la conoscenza sensibile, data dai sensi, e quella razionale data dalla ragione; questa per gli atomisti nasce dalla constatazione delle cose tramite i sensi e si sviluppa tramite un processo intellettuale che porta a spiegare ciò che gli occhi possono solo mostrare
        
        Il suo pensiero filosofico ebbe notevole importanza anche in campo scientifico
        
        Intuì la composizione atomica della materia
        
        A lui si deve la teoria secondo cui si devono studiare le cause dei fenomeni e non il loro scopo
        
        Riteneva che lo scienziato debba osservare le qualità quantitative e non quelle qualitative
        
        Ridusse la natura ad un'oggettività meccanica escludendo ogni elemento mitico e antropomorfo
        
        Sostenne l'idea della pluralità dei mondi
      - Gorgia
        
        Nacque in Sicilia nel 485 a.C., fu allievo di Empedocle e scrisse diverse opere tra cui "Sul non essere", "Sulla natura" e "Encomio di Elena"
        
        Dalla sua prima opera (Sul non essere) ricava le 3 leggi che sono alla base del suo pensiero filosofico
        
        Nulla esiste
        
        Se qualcosa esistesse questa deriverebbe o dall'essere o dal non essere o da entrambi; l'essere però non c'è mentre l'essere poichè è ingenerato è eterno ed essendo eterno è illimitato ed essendo illimitato non è in alcun luogo quindi non esiste
        
        Se qualcosa esistesse questa non sarebbe conoscibile all'uomo
        
        Se le cose pensate non esistono allora nemmeno l'essere esiste poichè altrimenti tutto ciò che pensiamo dovrebbero esistere
        
        Se anche fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri
        
        Posto che le cose esistenti sono visibili e udibili, le cose che si vedono non si possono esprimere a parole poichè la parola non è l'oggetto in se
        
        Se ci si riferisce all'essere parmenideo o a Dio
        
        La prima legge costituisce una negazione radicale dell'essere (nichilismo) o una professione di ateismo
        
        La seconda e la terza legge costituiscono uno scetticismo o agnosticismo metafisico e teologico ovvero l'impotenza dell'uomo di parlare dell'essere e delle strutture ultime della realtà
        
        Per Gorgia quindi tutto è falso e in assenza di una verità l'unica cosa che conta è il linguaggio inteso come forza ammaliatrice che domina gli stati d'animo
        
        Ritiene che l'esistenza sia qualcosa di tragico, irrazionale e misterioso; egli ritiene che le azioni degli uomini siano rette dalle circostanze, dalla menzogna, dalle passioni e da un ignoto destino che fa degli uomini "incolpevoli"
        
        Questo è anche il problema che si pone nell'"Encomio di Elena", che definisce come senza colpa poichè, essendo stata la sua volontà soverchiata con le parole, non è colpevole di nulla
    - - La scuola ionica di Mileto nasce nella Ionia, in particolare a Mileto, Efeso Colofone, Clazomene, Samo e Chio, dove una classe di mercanti costruisce una flotta mercantile che si estendeva dal mar nero all'Egitto creando i prerequisiti per la formazione di un pensiero filosofico
      - Si concentrano sulla natura e sull'origine di tutte le cose (archè): sono monisti, ilozoisti e panteisti
        
        Monismo: dottrina che riconosce l'origine di tutto un unico principio
        
        Ilozoismo: dottrina che concepisce la materia come dotata di una forza intrinseca che la fa muovere
        
        Panteismo: è la concezione per cui Dio viene identificato con l'universo
      - Talete
        
        Nasce a Mileto, era politico, matematico, fisico e astronomo oltre che filosofo e fondatore della scuola ionica di Mileto
        
        Non abbiamo scritti di Talete ma conosciamo la sua ideologia grazie ad Aristotele: secondo Talete l'archè è l'acqua siccome tutto ciò di cui si nutre l'uomo e tutti i semi hanno natura umida e anche il caldo vive e si genera nell'umido; secondo Talete inoltre la terra si trova sopra l'acqua
      - Anassimandro
        
        Contemporaneo di Talete, anche lui era politico, astronomo e filosofo
        
        Per Anassimandro l'archè è una sostanza infinita e indeterminata, indistruttibile e immortale quindi divina chiamata apeiron
        
        Dall'apeiron tutte le cose si creano per separazione dei contrari quindi il caldo dal freddo, il secco dall'umido eccetera creando infiniti mondi ai quali sono assegnati il tempo della nascita, della durata e della morte
        
        Per Anassimandro gli uomini non potevano essere i primi ad aver colonizzato la terra poichè non si sanno nutrire autonomamente, quindi devono essere originari di un'altra specie che per Anassimandro sono i pesci: nacquero dentro di essi e dopo essere stati nutriti furono cacciati fuori
      - Anassimene
        
        Come Talete, Anassimene riconosce l'archè in un elemento fisico: l'aria
        
        Secondo Anassimene il mondo è come un animale gigantesco che respira ed il vento del suo respiro è ciò che anima il mondo e da cui tutto ha origine, sia le cose fisiche che divine, grazie alla rarefazione e condensazione dell'aria
    - - Per natura si intende l'universo considerato nella totalità dei fenomeni e delle forze che in esso si manifestano
        
        Deriva dal latino natura e letteralmente significa "ciò che sta per nascere"
    - - Pitagora nacque a Samo intorno al 570 a.C., venne in Italia nel 530 e morì nel 490
        
        Probabilmente non scrisse nulla; la sola dottrina filosofica che gli si può attribuire è quella della metempsicosi, cioè della trasmigrazione delle anime, dopo la morte, nel corpo di un altro uomo o animale
        
        Pitagora considerava il corpo come prigione dell'anima e la filosofia la via per liberarla
      - Ai pitagorici si deve l'elaborazione della matematica come scienza; secondo la tradizione Pitagora avrebbe preso ispirazione dagli egiziani, ma non può essere così perchè da loro avrebbe imparato solo cose basilari
      - Secondo i pitagorici il numero era alla base di tutto ed ogni numero poteva essere espresso in forme geometriche composte da unità; tutte le cose del mondo quindi potevano essere espresse in numeri e forme
        
        Anche nella musica una melodia o un'armonia avevano un suono piacevole se seguivano un ordine preciso; inoltre anche le sfere celesti muovendosi producevano una melodia, la più bella che si possa immaginare, ma l'uomo non la sente perchè nato immerso in essa
        
        I numeri si dividevano in pari e dispari: i pari erano considerati imperfetti poichè illimitati, mentre i dispari erano considerati perfetti poichè limitati
        
        Da questa prima opposizione si crearono le 10 opposizioni fondamentali:
        limite-illimitato
        dispari-pari
        unità-molteplicità
        destra-sinistra
        maschio-femmina
        quiete-movimento
        retta-curva
        luce-tenebre
        bene-male
        quadrato-rettangolo
        
        Con la scoperta delle misure incommensurabili la scuola pitagorica entrò in una crisi così profonda che tenettero nascosta questa scoperta finchè Ippaso di Metaponto non la rivelò
      - I pitagorici ebbero numerose deduzioni in campo astronomico: furono i primi a teorizzare la sfericità dei corpi celesti, abbandonarono la credenza che la terra si trovi al centro dell'universo ma che tutto giri intorno ad un fuoco centrale e che la terra giri sul proprio asse
      - Ai pitagorici vengono attribuite teorie antropologiche diverse: da una parte una teoria secondo la quale l'anima sarebbe lo specchio della perfezione in quanto rispecchia le perfette proporzioni del corpo, mentre dall'altra sarebbe imprigionata nella prigione del corpo a causa di un'ingiustizia cosmica
    - - Eraclito visse ad Efeso tra il VI e il V secolo a.C.
      - Alla base del pensiero eracliteo vi è la separazione tra i dormienti che sono la maggioranza della popolazione e che non vedono la verità delle cose e gli svegli che riescono ad arrivare al nocciolo delle cose
      - Per Eraclito il filosofo vero è colui che sa riflettere in solitudine scandagliando la propria anima
      - Eraclito è passato alla storia come il filosofo del divenire siccome concepisce il mondo come un flusso continuo in cui tutto scorre (panta rei)
        
        Da questo il principio di tutte le cose per Eraclito è il fuoco in quanto rispecchia perfettamente il continuo cambiamento; tutto ciò che esiste deriva dalla rarefazione e condensazione di questo
        
        Inoltre, secondo Eraclito la legge segreta del mondo risiede nella stretta connessione dei contrari: questi sono in continua lotta l'uno contro l'altro ma non possono esistere l'uno senza l'altro
        
        In quella che può sembrare irrazionalità c'è quindi razionalità ed è per questo che Eraclito descrive con "fuoco" il principio fisico che costituisce le cose e con "logos" la legge universale che le governa
        
        Pertanto Eraclito ritiene che l'armonia del mondo risieda nel mantenimento del conflitto
    - - L'eleatismo nasce ad Elea e a differenza degli ionici, in cui si cerca un elemento unico da cui tutto ha origine, gli eleati cercano di andare oltre la superfice cercando un essere unico eterno e immutabile
      - Parmenide
        
        Nacque ad Elea e visse in un periodo compreso tra il 550 e 450 a.C.; fu il fondatore della scuola eleatica
        
        Secondo Parmenide di fronte all'uomo si aprivano 3 vie
        
        La via della verità che si basa sulla ragione e porta a conoscere l'essere vero
        
        La ragione ci dice che l'essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere; il non essere quindi non esiste e non può ne venir pensato ne detto
        
        Questo presuppone il principio di identità, per il quale ogni cosa è se stessa, e il principio di non contraddizione, per il quale è impossibile che una cosa sia e non sia quello che dice di essere allo stesso tempo
        
        L'essere è quindi ingenerato e imperituro, eterno, immutabile e immobile, unico ed omogeneo, finito
        
        La via dell'opinione che si basa sui sensi e porta a conoscere il mondo delle apparenze
        
        Per Parmenide il mondo, inquanto implica il non essere, è solamente apparenza o illusione
        
        La via dell'opinione plausibile che offre una spiegazione verosimile della realtà percepita con i sensi
        
        Questo perchè le precedenti cosmogonie si costruivano intorno a due opposti presi uno come positivo e uno come negativo: questi però fanno parte entrambi dell'essere quindi non c'è questa differenza
  - - - Questo passaggio si spiega per 2 ragioni
        
        La sfiducia nella ricerca naturalistica essendo già stata studiata in tutte le sue parti
        
        La crisi dell'aristocrazia con l'avvento della democrazia
        
        Il passaggio alla democrazia è documentato dall'orazione funebre di Pericle
    - - La sofistica è stata definita come una sorta di illuminismo greco poichè è caratterizzata dall'uso della ragione che sostituisce ogni mito e credenza con nozioni razionali
      - i sofisti elaborarono il concetto di cultura inteso come formazione globale di un individuo
      - I sofisti si fanno portatori di istanze panelleniche e cosmopolitiche che contribuiscono ad un allargamento della mentalità greca
    - - Nasce ad Abdera nel 490 a.C. e scrisse diverse opere tra cui le Antilogie e i Ragionamenti demolitori
      - Alla base del pensiero protagoreo vi è il principio che l'uomo è misura di tutte le cose che sono in quanto sono e che non sono in quanto non sono
        
        Si hanno 3 interpretazioni
        
        La prima intende per "uomo" il singolo individuo e per "cose" gli oggetti percepiti tramite i sensi: le cose appaiono diverse per ogni uomo
        
        La seconda intende per "uomo" l'umanità e per "cose" la realtà in generale: gli individui giudicano la realtà tramite parametri comuni tipici della specie razionale cui appartengono
        
        La terza intende per "uomo" una comunità cui l'individuo appartiene e per "cose" i valori o gli ideali che ne stanno alla base: ognuno valuta secondo la mentalità del gruppo sociale cui appartiene
        
        Queste interpretazioni sono vere solo se prese insieme e non singolarmente: Protagora infatti le prendeva tutte in considerazione per poi richiamarne una in base alle diverse situazioni
        
        Rendono la filosofia Protagorea una forma di
        
        Umanismo: ciò che si afferma o si nega presuppone l'uomo come soggetto del discorso
        
        Fenomenismo: non abbiamo mai a che fare con la realtà in se stessa ma con la realtà che appare a noi
        
        Relativismo: non esiste una verità assoluta, cioè sciolta da ogni punto di vista, ma è relativa a chi giudica una certa situazione
        
        Essendo tutte le verità vere, per decidere quale sarebbe meglio seguire Protagora elaboro un principio di scelta per il quale si sceglieva ciò che portava maggiori benefici al singolo o alla comunità
        
        Protagora definisce così i sofisti come "propagandisti dell'utile"; questi però furono visti come strumenti del potere poichè favorendo l'utile favorivano i ceti più potenti
    - - Nacque ad Atene intorno al 470 a.C. e qui compì la sua educazione giovanile studiando geometria e astronomia
      - Si tenne lontano dalla vita politica dedicandosi interamente alla filosofia, intesa come un costante esame di se e degli altri
      - Nonostante fu talmente fedele alla sua vocazione che scelse di morire per questa, non scrisse nulla siccome riteneva che uno scritto non potesse suscitare e dirigere il filosofare
        
        Questo ha causato grandi difficoltà nella ricostruzione del suo pensiero filosofico; le testimonianze sono infatti molte e non sempre coerenti fra di loro
        
        La testimonianza di Aristofane è contenuta nella commedia "Le nuvole" nella quale Socrate viene presentato come un "chiacchierone perdigiorno" che infonde insegnamenti corruttori nei giovani
        
        Nell' "accusa contro Socrate" Policrate lo accusa di aver disprezzato le procedure della democrazia, trovandosi comunque in accordo con Aristofane
        
        Senofonte presenta un Socrate moralista e predicatore facendone emergere un ritratto più modesto
        
        Platone offre la presentazione più suggestiva e amorosa di Socrate, da cui è scaturita la sua immagine tradizionale
      - Socrate è sia legato che separato dalla sofistica
        
        Lo legano alla sofistica:
        1) L'attenzione per l'uomo
        2) La tendenza a cercare nell'uomo i criteri del pensiero e dell'azione
        3) La sua mentalità anticonformistica e antitradizionalista
        4) L'inclinazione verso la dialettica e il paradosso
        
        Lo separano dalla sofistica:
        1) Un più sofferto amore della verità
        2) Il tentativo di andare oltre lo sterile relativismo conoscitivo e morale
      - È quasi certo che Socrate, in un primo momento della sua vita, abbia seguito le ricerche degli ultimi naturalisti; tuttavia, deluso da tali indagini, il filosofo si convinse che alla mente umana sfuggono i "perchè" ultimi delle cose; perciò Socrate iniziò ad intendere la filosofia come un'indagine in cui l'uomo cerca di dichiarare a se stesso il significato dell'essere uomo, e, poichè secondo Socrate non si è uomini se non tra uomini, la sua filosofia assunse i caratteri di un dialogo
      - Per Socrate la prima condizione della ricerca è la coscienza della propria ignoranza: Socrate ritiene vero sapiente colui che sa di non sapere come ritiene che vero filosofo è colui che ha capito che alle cause del tutto nulla si può dire con sicurezza; pertanto colui che sa di non sapere cerca di sapere
        
        Nell'esame a cui Socrate sottopone gli altri la sua principale preoccupazione è quella di renderli consapevoli della loro ignoranza; per fare ciò fa spesso ricorso all'ironia: facendo finta di non sapere Socrate chiede ad un interlocutore di istruirlo circa il suo ambito di competenza per poi martellarlo di domande facendolo cadere nel dubbio, mostrando a chi gli sta di fronte l'inconsistenza delle proprie persuasioni.
        Socrate poi usa l'arma della confutazione per smentire le deboli risposte ricevute giungendo al suo scopo principale ovvero invogliare alla ricerca del vero
        
        Con questo Socrate non intendeva svuotare la testa del discepolo per poi riempirla con una propria verità, egli infatti non voleva impartire una dottrina ma solo di stimolare l'ascoltatore di trovarne una propria; da ciò viene la maieutica, o arte del far partorire, che Socrate aveva ereditato dalla madre ostetrica: così come lei aiutava le donne a partorire, Socrate aiutava gli uomini a "partorire" il loro punto di vista sulle cose
        
        Per far "partorire" i propri interlocutori Socrate usa anche il metodo delle definizioni con il quale chiede delle definizioni precise su cos'è una determinata cosa; questo perchè la domanda "cos'è" rivela un duplice volto: da una parte indirizza a mettere in crisi l'interlocutore, dall'altra a condurlo verso una definizione soddisfacente dell'argomento
      - Aristotele attribuisce a Socrate la scoperta dell'induzione e del concetto: il ragionamento induttivo è quello che dall'esame di un certo numero di casi risale ad un concetto generale
        
        Contro i sofisti Socrate sente di dover portare ordine nel discorso interpersonale, prospettando una precisazione linguistica dei concetti; è infatti con Socrate che inizia una reazione al relativismo linguistico, conoscitivo e morale
      - Il punto chiave della morale di Socrate sta nella concezione della virtù come scienza
        
        Per virtù i greci intendevano il modo ottimale di fare una cosa, quindi riferito agli uomini il modo ottimale di essere uomini, inoltre inizialmente la virtù era considerata un dono dato alla nascita dagli dei; è qui che i sofisti invece, Socrate incluso, sono contrari ritenendo la virtù come un fine che deve essere cercato e conquistato
        
        Socrate inoltre sostiene che la virtù è una forma di sapere, ossia un prodotto della mente e pertanto cerca di sottoporre la vita concreta al dominio dell'intelletto: secondo il suo punto di vista per essere uomini nel modo migliore si deve riflettere, cercare e ragionare sull'esistenza.
        La virtù per Socrate quindi è una scienza, deve essere insegnata e deve costituire il patrimonio di ogni uomo: secondo Socrate infatti non basta che ciascuno conosca il proprio mestiere, ma deve conoscere anche il mestiere di vivere
        
        Dalla sua concezione della virtù Socrate trae alcune conclusioni
        
        In primo luogo la virtù è unica in quanto quelle che gli uomini chiamano "le" virtù non sono altro che modi di essere della virtù singolare
        
        In secondo luogo Socrate tende a far coincidere il campo delle virtù umane con il campo della ragione: Socrate, infatti, ritiene che la morale sia un modo di essere che mira a migliorare la vita tramite l'uso della ragione rendendola più felice (si parla di eudemonismo)
        
        In terzo luogo la virtù tende a risolversi nell'arte della politicità poichè l'arte del saper vivere si concretizza nel saper vivere con gli altri
        
        Dalla teoria secondo cui la virtù è una scienza, Socrate deriva dei paradossi secondo cui nessuno pecca volontariamente poichè chi fa il male è soltanto un individuo che ignora quale sia il vero bene facendo ciò che ritiene essere un bene per lui, e secondo cui è meglio subire il male che commetterlo
        
        Ponendo come base le equazioni "virtù = sapienza" e "vizio = ignoranza", Socrate è stato accusato nei secoli di aver sopravvalutato troppo la funzione dell'intelletto: la tesi Socratica sembra infatti escludere il caso in cui si sa lucidamente quale sia il bene, ma poi si agisce seguendo il male; di conseguenza Socrate è stato tacciato di "intellettualismo etico" poichè avrebbe esagerato la potenza della ragione
        
        Un'altra imputazione che è stata data a Socrate è quella di "formalismo etico" in quanto egli non definisce ne cosa sia la virtù in concreto, limitandosi a dire che la virtù coincide con la scienza, ne quale sia il comportamento che ogni uomo deve seguire
      - Socrate parla di un demone che gli parla soprattutto nei momenti decisivi della sua vita, invitandolo a non fare certe cose
        
        Questo demone è stato spesso interpretato come la voce della coscienza, ma probabilmente ha una natura più divina andando a rappresentare la guida della condotta umana, diventando quindi un concetto religioso e che si può considerare come la personificazione dell'anima
        
        Socrate per questo verrà poi condannato di non credere agli dei e di proporre nuove divinità, anche se in realtà Socrate non nega l'esistenza degli dei, ma ne ammette l'esistenza solo perchè ritiene che ci sia una divinità superiore che governa l'universo, che è custode del destino degli uomini e di cui gli dei sono la manifestazione
        
        Oltre a non credere agli dei viene anche accusato di corrompere i giovani; Socrate avrebbe potuto difendersi o lasciare Atene ma non volle, quindi, alla fine del processo, verrà condannato a morte
        
        Socrate infatti riteneva che un uomo era tale se rispettava le leggi, anche se ingiuste, perchè è nella natura dell'uomo rispettare le leggi e fuggendo sarebbe andato contro la sua stessa ideologia
      - A Socrate fanno capo alcune scuole che riprendono alcuni aspetti della sua dottrina, allontanandosi comunque dall'insegnamento principale
        
        Abbiamo notizio di tre scuole: la scuola di Megara che accentua l'universalità del bene, la scuola Cinica, che che pone il bene nella virtù, e la scuola Cirenaica, che pone il bene nel piacere
    - - Platone è il primo filosofo di cui ci sono giunte tutte le opere: l'Apologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere
        
        Nei dialoghi del primo periodo Platone difende gli insegnamenti di Socrate in particolare il metodo socratico capace di superare il relativismo sofistico; è in questo periodo che Platone definisce il concetto di idea e sviluppa la teoria delle idee che diventerà il cuore del platonismo
        
        L'origine di questa teoria è da ricercarsi nel concetto di scienza secondo Platone: Platone ritiene che la scienza debba avere i caratteri della stabilità e dell'immutabilità, e quindi della perfezione; Platone, inoltre, è convinto che il pensiero rifletta l'essere, ossia che la mente sia uno specchio di ciò che esiste, e pertanto si chiede quale sia l'oggetto della scienza
        
        Per Platone l'oggetto della scienza sono le idee; il termine "idea" per Platone indica un'entità immutabile e perfetta che esiste per proprio conto e che insieme ad altre idee forma una zona d'essere chiamata iperuranio; per Platone inoltre le cose sono copie delle idee
        
        Possiamo quindi dire che per Platone esistono due gradi di conoscenza, l'opinione e la scienza (dualismo gnoseologico), e due forme d'essere, le cose e le idee (dualismo ontologico)
        
        Da questo emerge anche come la filosofia platonica sia una mescolanza tra l'eraclitismo e l'eleatismo in quanto prende dal primo la teoria della mutevolezza e dal secondo il dualismo gnoseologico e il dualismo ontologico
        
        Le idee si distinguono in idee-valori, corrispondenti ai supremi principi etici, estetici e politici, e in idee matematiche, corrispondenti alle entità dell'aritmetica e della geometria
        
        Pur essendo molteplici, le idee non formano una pluralità disordinata ma anzi formano uno schema gerarchico-piramidale con le idee-valori in cima e l'idea del bene al vertice
        
        Il rapporto tra idee e cose si configura in una duplice direzione, dal momento che le idee sono sia il criterio di giudizio delle cose, in quanto noi, per giudicare circa gli oggetti, dobbiamo riferirci alle idee, che la causa delle cose, poichè le cose sono in quanto imitano dalle idee (si parla di mimesi, per cui le cose imitano le idee, metessi, per cui le cose partecipano dell'esistenza delle idee, e di parusia, per cui le idee sono presenti nelle cose)
        
        Le idee esistono "oltre la mente e le cose" in quello che Platone chiama iperuranio; la tradizione ha considerato l'iperuranio come una sorta di empireo dantesco o come il paradiso cristiano, anche se molti studiosi oggi affermano che non si tratta di ciò ma di un ordine esterno di forme e valori ideali
        
        Secondo Platone le idee non possono derivare dai sensi poichè questi ci testimoniano un mondo di cose imperfette, quindi devono essere l'oggetto di una visione intellettuale
        
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        Nei suoi scritti parla dei viaggi che ha compiuto in Italia nei quali egli strinse amicizia con Dione, cognato di Dionigi il Vecchio e a cui si dice sia stato venduto come schiavo; fu poi riscattato ma il denaro fu rifiutato e utilizzato per fondare l'Accademia, la suola di Platone
        
        Alla morte di Dionigi il Vecchio, Platone fu chiamato alla corte di Dionigi il Giovane, perchè desse la propria opinione per la riforma dello stato
        
        Tornò poi in patria dove vi rimase fino alla sua morte nel 347 a.C. dedicandosi all'insegnamento
        
        Tra i suoi scritti troviamo l'apologia di Socrate e il Critone nei quali Platone va ad illustrare e a difendere l'insegnamento di Socrate
        
        Il Critone ci presenta un dilemma che Socrate si pose: o accettare la morte o fuggire; di queste opzioni Socrate sceglierà la prima per non andare contro la sua stessa ideologia
        
        L'apologia costituisce sostanzialmente un'esaltazione del compito che Socrate si era imposto, ovvero la vita consacrata alla ricerca filosofica
        
        In un gruppo di dialoghi minori poi egli illustra le basi dell'insegnamento socratico ovvero:
        1) la virtù è una sola e si identifica con la scienza
        2) solo come scienza la virtù è insegnabile
        3) nella virtù come scienza consiste la felicità dell'uomo
        
        In altri dialoghi si insiste invece sull'esigenza di riconoscere la propria ignoranza per intraprendere la ricerca che porta alla scienza
        
        Nell'Ippia minore viene dimostrato come ci sia identità tra virtù e scienza, perchè se così non fosse l'uomo che fa il male volendolo sarebbe superiore all'uomo che fa il male senza volerlo: il primo infatti per volere il male lo deve distinguere dal bene, e per distinguerlo dal bene deve conoscere il bene, cosa che stabilirebbe la sua superiorità sul secondo che non trova la distinzione; siccome questo è assurdo, una persona che vuole il male non c'è e non ci sarà mai, quindi il male è sempre ignoranza
        
        Se la santità, il coraggio, la saggezza fossero virtù dovrebbe essere possibile definire ognuna di queste ed ognuna di queste tenderebbe a realizzare un ideale; ma siccome questo non è possibile, la virtù è una sola, la scienza, il cui ideale è il bene
        
        Questi furono divisi dal grammatico Trasillo in 9 tetralogie, escludendo alcuni dialoghi considerati spuri, avvalendosi di specifici criteri quali: la tradizione e le testimonianze antiche, il contenuto dottrinale, il valore artistico e la forma linguistica
        
        I dialoghi si dividono in: primo periodo (giovanili), secondo periodo (della maturità) e terzo periodo (della vecchiaia)
        
        Nella Repubblica
        
        Platone individua il compito del vero filosofo: filosofo è colui che ama la conoscenza nella sua totalità
        
        Platone definisce la conoscenza affermando che "ciò che assolutamente è, è assolutamente conoscibile; ciò che in nessun modo é, in nessun modo è conoscibile"; perciò all'essere, e quindi alle idee, corrisponde la scienza, che è la conoscenza vera, mentre al non essere corrisponde l'ignoranza
        
        Platone paragona la conoscenza ad una linea che viene divisa in due segmenti (conoscenza sensibile e conoscenza razionale) che a sua volta sono divisi in altri due segmenti (congettura, credenza, ragione scientifica e intelligenza filosofica) ottenendo 4 gradi della conoscenza
        
        La conoscenza sensibile rispecchia il nostro mondo mutevole e comprende
        
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        La conoscenza razionale rispecchia il mondo immutabile delle idee e comprende
        
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        Platone ritiene che la filosofia sia superiore alla matematica in quanto questa trova appigli nel mondo sensibile (basandosi sul punto, la linea ecc.)
        
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        La teoria della conoscenza trova un'esemplificazione allegorica nel mito della caverna tratto dalla Repubblica
        
        Platone fa una digressione sull'arte che si conclude con l'esclusione di tale disciplina dall'educazione dei filosofi
        
        Le motivazioni sono due: una di tipo metafisico-gnoseologico e l'altra di tipo pedagogico-politico
        
        Per quanto riguarda la prima Platone ritiene che l'arte sia l'imitazione di un'imitazione in quanto si limita a riprodurre l'immagine di cose che a loro volta imitano dalle idee
        
        Questa imputazione non vale per alcune forme di musica
        
        Per quanto riguarda il secondo motivo Platone ritiene che essa possa corrompere gli animi in quanto l'arte incatena l'animo alle passioni, sia rappresentando individui in preda ad istinti bassi, volgari ed incontrollati, sia riducendo gli uomini a passivi spettatori di un mondo immodificabile
        
        La critica Platonica contro l'arte non tocca però i miti: questi infatti non sono una semplice riproduzione del mondo sensibile, ma un tentativo di rappresentare alla mente ciò che va oltre ciò che è empirico
        
        Platone, tuttavia, non condanna l'arte in se, ma gli usi impropri di tale disciplina: Platone infatti, quando l'arte è assoggettata alla filosofia, non la rigetta, ma anzi accoglie l'ideale della kalokagathia (ovvero "bello e buono") secondo il quale la bellezza è la forma esteriore della bontà, e ciò che è bello e buono non può essere che vero; in questo senso la bellezza non è un mero tratto esteriore, ma aiuta a conoscere la bellezza superiore del mondo delle idee
        
        Per questo egli propone una concezione oggettiva del bello, secondo cui le cose sono belle in virtù del loro rapporto con l'idea del bello; pertanto la bellezza sensibile è capace di avvicinare l'anima alle idee
        
        Sono riassunti molti dei dialoghi di Platone che girano intorno al motivo di una comunità perfetta governata da filosofi nella quale il singolo trova la sua perfetta formazione
        
        Platone quindi si pone una domanda: qual è lo scopo di questa comunità?
        
        Platone risponde la giustizia, che garantisce l'unità e la forza dello stato, poichè nessuna comunità umana può sussistere senza di essa
        
        Lo stato per Platone deve essere costituito da tre classi: quella dei governanti, quella dei guerrieri e quella dei lavoratori o produttori
        
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        Affinchè lo stato funzioni bene Platone propone una forma di stato che delinea gli aspetti del comunismo
        
        Platone suggerisce l'eliminazione della proprietà privata e la comunanza dei beni, affinchè le classi superiori attendano più efficacemente al loro compito, comportando un'eliminazione sia della povertà che della ricchezza
        
        La classe al potere per Platone non avrà famiglia ma gli uomini avranno in comune le donne
        
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        Il sapere per Platone stabilisce tra l'uomo e le idee un rapporto che impegna l'uomo nella sua totalità definito come amore (eros)
        
        Alla teoria dell'amore sono dedicati due dialoghi: il Simposio e il Fedro
        
        Il Simposio tratta dell'oggetto dell'amore, che è la bellezza, e ne determina i gradi gerarchici; nei discorsi degli interlocutori troviamo alcune caratteristiche dell'amore
        
        Pausania distingue l'eros volgare, che si rivolge ai corpi, dall'eros celeste, che si rivolge alle anime
        
        Erissimaco vede nell'amore una forza cosmica che regola tutti i fenomeni
        
        Aristofane espone il mito degli androgini secondo il quale inizialmente eravamo degli esseri composti da un uomo e una donna che poi sono stati separati per punizione divina e pertanto cerchiamo la nostra "metà" per riunirci; questo mostra anche uno dei caratteri dell'amore ovvero l'insufficienza
        
        La bellezza ha gradi diversi ai quali corrispondono diverse forme di amore in un ordine gerarchico: per prima c'è la bellezza di un bel corpo, poi la bellezza corporea nella sua totalità, poi la bellezza dell'anima, la bellezza delle istituzioni e delle leggi, la bellezza delle scienze e infine la bellezza in se
        
        Il Fedro tratta l'amore nella sua soggettività, come aspirazione verso la bellezza ed elevazione dell'anima al mondo delle idee
        
        Il Fedro si pone il problema su come l'anima possa raggiungere la bellezza e ciò viene spiegato con il mito della biga alata
        
        La bellezza fa da tramite tra gli uomini e il mondo delle idee in quanto il ricordo viene risvegliato dalla bellezza e si fa guida dell'anima verso l'essere vero
        
        Nel Timeo
        
        Viene approfondito il problema della formazione dell'universo
        
        Indagando sul rapporto tra cose ed idee, Platone introduce una figura intermedia tra le due, ovvero il demiurgo: questo viene raffigurato come una sorta di divino artefice dotato di intelligenza e volontà
        
        All'inizio il mondo era solo un caos informe che venne poi modellato dal demiurgo ad immagine e somiglianza delle idee; egli creò poi anche il tempo, che si misura nel movimento degli astri, per controllare la scala gerarchica degli enti
        
        Tutto ciò che crea il demiurgo però è positivo e armonico, mentre ciò che è negativo e disarmonico è dovuto alla materia
      - Da un punto di vista politico, il tempo di Platone è caratterizzato da una crisi dovuta a varie sconfitte in ambito militare che segnarono la fine dell'età d'oro, una crisi che Platone avvertirà più degli altri vivendola come crisi dell'uomo nella sua totalità esaltando la figura di Socrate e facendola diventare il simbolo della crisi ma anche della speranza di superarla
      - Nacque ad Atene nel 427 a.C.; a vent'anni iniziò a seguire gli insegnamenti di Socrate diventando suo discepolo
        
        La morte del maestro rappresentò per lui un evento decisivo: egli infatti avrebbe voluto dedicarsi alla vita politica, ma la morte di Socrate lo colpì come un'ingiustizia imperdonabile, condannando la politica del tempo
        
        Platone si rese conto che le condizioni della vita dovevano essere radicalmente cambiate e che questo doveva diventare il compito della filosofia: questa, da allora, gli apparve come l'unica via che potesse portare l'uomo alla giustizia
    - - Nasce a Stagira nel 384 a.C. ed entrò nella scuola di Platone a 17 anni ma alla morte del maestro partirà per Asso dove fonderà una piccola comunità platonica con altri due compagni e dove inizierà ad insegnare e a scrivere le sue opere di biologia
        
        Nel 342 a.C. fu chiamato a Pella da Filippo, re di Macedonia, per istruire il figlio Alessandro
        
        Nel 335 a.C. tornò ad Atene dove fondò il Liceo
        
        Morirà poi nel 322 a.C. a causa di una malattia allo stomaco
      - Scrisse varie opere che si possono dividere in scritti acroamatici o esoterici e scritti essoterici che prendono però una forma dialogica
        
        Gli scritti esoterici però furono scoperti solo nel I secolo a.C.; di conseguenza Aristotele fu conosciuto per lungo tempo grazie agli scritti essoterici che poi furono sostituiti da quelli esoterici composti per la scuola
        
        Negli scritti esoterici il pensiero del filosofo appare sistematico e definito mentre nei dialoghi sono evidenti le crisi e i mutamenti che la dottrina aristotelica ha subito
        
        Nei suoi dialoghi Aristotele prende la forma e, talvolta, i titoli dei dialoghi del maestro
        
        Tra i suoi dialoghi più noti vediamo il protrettico, che è un'esortazione alla filosofia, e sulla filosofia che segna il primo distacco dal platonismo e dove troviamo le prime critiche alle idee platoniche
        
        In base all'argomento trattato, gli scritti esoterici si dividono in
        
        Scritti di logica, noti come Organon
        
        Logica
        
        Il termine organo non è aristotelico: esso fu utilizzato da Alessandro di Afrodisia per indicare la logica mentre in Aristotele indicherebbe la funzione propedeutica della logica intesa come strumento di cui si avvalgono tutte le scienze
        
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        La logica non trova posto nella classificazione aristotelica delle scienze poichè questa ha per oggetto la forma comune a tutte le scienze ovvero il procedimento dimostrativo o le varie modalità di ragionamento
        
        Scritti di metafisica
        
        Scritti di fisica, storia naturale, matematica e psicologia
        
        Fisica
        
        Le sostanze in movimento, che sono percepibili con i sensi, costituiscono l'oggetto della fisica, la seconda scienza teoretica dopo la filosofia
        
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        Scritti di etica, politica, economia, poetica e retorica
      - Platone e Aristotele, sebbene uno il discepolo dell'altro, discordano per la diversa concezione degli scopi e della struttura del sapere
        
        Platone crede nella finalità politica della conoscenza mentre Aristotele in una conoscenza disinteressata del reale e interessata alla ricerca
        
        Platone vede il mondo con un'ottica verticale e gerarchica, distinguendo realtà vere e realtà apparenti, mentre Aristotele vede il mondo con un'ottica orizzontale e unitaria concependo la realtà come suddivisa in tante realtà di pari dignità ontologica e in tante scienze con pari dignità gnoseologica
        
        Aristotele divide dalle altre scienze la filosofia definendola come "scienza prima" poichè essa è la disciplina che studia l'oggetto comune a tutte le scienze (l'essere) e i principi comuni a tutte le scienze (i principi dell'essere)
        
        Anche il metodo di filosofare cambia tra i due filosofi: Aristotele, infatti, si rifiuta di usare i miti utilizzati da Platone considerati poco razionali
      - Con il termine "metafisica" va ad intendere la filosofia e nelle sue opere gli da quattro definizioni
        
        La metafisica studia
        
        Le cause e i principi primi
        
        Aristotele afferma poi che la conoscenza e la scienza consistono nel rendersi conto della causa delle cose
        
        Aristotele enumera quattro tipi di cause
        
        La causa materiale cioè la materia di cui una cosa è fatta
        
        La causa formale cioè la forma di una cosa
        
        La causa efficiente cioè ciò che origina una cosa
        
        La causa finale cioè lo scopo al quale una cosa tende
        
        La dottrina delle cause è strettamente legata al problema del divenire; che il divenire esista è un fatto, come il divenire debba essere pensato è invece un problema
        
        Aristotele afferma che il divenire sia irrazionale solo se viene considerato nella visione eleatica secondo la quale il divenire sarebbe un passaggio dall'essere al non essere, cosa che è impossibile
        
        Egli ritiene che il divenire non implichi un passaggio dall'essere al non essere ma un passaggio da un tipo ad un altro tipo di essere
        
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        L'essere in quanto essere
        
        Di queste Aristotele si concentra sulla seconda: sostenere che "la metafisica studia l'essere in quanto essere" equivale a dire che la metafisica non studia una realtà in particolare, come tutte le altre scienze, ma una realtà generale, cioè l'aspetto comune a tutte le realtà
        
        Aristotele però si chiede cosa sia l'essere incontrando tre visioni possibili
        
        L'essere può essere considerato in modo univoco, ovvero quando è inteso allo stesso modo in tutte le sue occorrenze
        
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        L'essere può essere considerato in modo equivoco, ovvero quando è inteso in modo sempre diverso a seconda del contesto
        
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        L'essere può essere considerato in modo polivoco, ovvero quando viene inteso con molti significati analoghi tra loro
        
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        La sostanza
        
        Ogni sostanza per Aristotele forma un legame indissolubile tra forma e materia chiamato sinolo
        
        Possiamo quindi dire che Aristotele definisce che la sostanza è sia il sinolo di forma e materia, sia la forma che fa si che il sinolo sia quello che è
        
        Per Aristotele questa è l'oggetto proprio della metafisica ed è anche la natura necessaria di un essere qualsiasi
        
        Aristotele perviene a questa idea attraverso il principio di non-contraddizione che interpreta in due modi: il primo esprime l'impossibilità logica di affermare e negare contemporaneamente un attributo di un soggetto, il secondo esprime l'impossibilità ontologica che un soggetto sia e non sia contemporaneamente quello che è
        
        Questo principio per Aristotele non può essere dimostrato e viene considerato un fondamento ultimo
        
        Dio e la sostanza immobile
        
        Nella metafisica Aristotele fornisce una prova dell'esistenza di Dio: egli afferma che tutto ciò che è in movimento è necessariamente messo in moto da qualcosa, che a sua volta è messo in moto da qualcos'altro; così facendo però si giungerebbe a non trovare mai il motore originale, per tanto Aristotele identifica Dio come primo motore immobile
        
        A dio Aristotele attribuisce una serie di attributi: Dio è atto puro, ossia atto senza potenza, poichè Dio non è soggetto al divenire essendo immobile, e per la stessa ragione non ha materia, essendo quindi sostanza incorporea; inoltre poichè i moti dell'universo sono eterni, anche Dio è eterno essendo la causa di tali movimenti
        
        Il Dio aristotelico però non è unico: Aristotele, infatti, afferma che Dio è il motore del primo cielo e, pertanto, che ci siano altrettanti dei per tutte le sfere celesti, arrivando a contare 47 o 55 intelligenze motrici
        
        Aristotele definisce quindi un'entità perfetta e totalmente compiuta, alla quale appartiene il genere di vita più alto ed eccellente, ovvero la vita dell'intelligenza
        
        Come può muovere, però, un motore immobile; secondo Aristotele esso non muove come causa efficiente, ma come causa finale: questo significa che l'universo non è altro che lo sforzo della materia verso Dio e quindi un desiderio incessante di apportarsi a Dio; pertanto non è Dio che ordina il mondo ma è il mondo che si auto-ordina
- - - - In questa la ricerca individuale trova dei limiti: la filosofia cristiana infatti non è una ricerca completamente autonoma, ma si presenta come ricerca collettiva