"Il patrimonio culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che alcune persone identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni costantemente in evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell'ambiente derivati dall'interazione nel tempo fra le persone e i luoghi;"
Così recita l'art. 2 della Convenzione di Faro, proposta dal Consiglio d'Europa nel 2005. Si tratta di un testo fondamentale in cui la nozione di bene culturale viene estesa non solo ai beni materiali, tangibili e per questo definiti nel Codice dei beni culturali, ma anche a quel patrimonio intangibile costituito da forme condivise di ricordo. In effetti, l'espressione di valori, credenze, conoscenze e tradizioni è a tutti gli effetti un patrimonio da salvaguardare, proprio e soprattutto in virtù della sua specifica immaterialità, che lo rende così fragile.
È sotto questa luce che vogliamo introdurvi alla lettura di SAGRÆ, un'istantanea di cosa propone il settore delle sagre umbre nel 2023.
Alla parola “sagra” la mente corre subito a un momento conviviale con lunghe tavolate dove vengono serviti piatti tipici, bancarelle che vendono artigianato locale, e anziani che distribuiscono saggezza popolare. Sì, perché se gli sviluppi delle sagre sono nel sacrum, e quindi in quel filo rosso che collega i santi protettori coi loro villaggi, le radici affondano nel legame tra le persone e il loro territorio di appartenenza. Sacro, nella nostra chiave di lettura, diventa il vincolo tra la terra e chi la popola, in una relazione di vicendevole influenza che da secoli e per molto tempo ancora sarà generatrice di un patrimonio condiviso che, partendo dal basso, è il terreno su cui posano le fondamenta i beni culturali immateriali.
Nella nostra analisi cercheremo di affrontare il tema da “giudici super partes”, offrendo strumenti di valutazione per gli eventi proposti e mappe del territorio affinché siano facilmente rintracciabili. Scopriremo che molte feste, per quanto sentite, hanno solo legami pretestuosi con i territori ospitanti, mentre invece il tempo può aver già celato la relazione tra un lontanissimo paesino e il suo tratto più caratteristico (che tutti conoscono, ma nessuno sa perché).
Un lavoro certosino di compilazione e selezione, nella speranza che il prodotto che ne è derivato avrà quella luce particolare che solo i beni culturali immateriali, con la loro evanescenza, sanno rendere.
Buona lettura.